Nessun fornitore di servizi garantisce il 100% di disponibilità, se serve il 100% ci si deve organizzare e se qualcosa va storto, dare la colpa al fornitore non è mai una buona idea.
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Qualche settimana fa un gruppo di testate non è uscito con le edizioni cartacee una mattina e ha fatto un editoriale dando la colpa al loro provider di connettività e servizi cloud, facendo nomi e cognomi.
Partendo dal fatto che i panni sporchi si lavano in famiglia, come fece a suo tempo Libero, che non disse “eh, per colpa di questa marca di storage è tutto spento”, ma disse “per un problema tecnico”, vorrei arrivare a definire che, vivendo in un mondo digitale, dobbiamo comprendere che tutto quello che usiamo non può essere attivo il 100% del tempo, sempre. Qualunque cosa può cadere, in ogni momento, e, se ci è indispensabile, è compito nostro esserci preventivamente organizzati.
Inciso: anche Libero gestì in modo pessimo la comunicazione, ma per altri motivi.
Forse vi aspettavate una puntata sull’immane, enorme, monumentale schifezza che stanno facendo con l’evoluzione del Piracy Shield. Non ancora. Sono troppo arrabbiato e non sarebbe venuta una puntata dai toni pacati. Nel frattempo andate a informarvi e inorridite, perché la cosa è ridicola e pericolosa, al punto che per colpa del calcio ne pagheremo tutti le conseguenze e non saranno di poco conto.
Vorrei invitarvi a pensare a quanti servizi usate oggi, per i quali dipendente da terzi e che date per scontati, ci sono sempre e non ci fate caso.
Vi aiuto.
L’acqua in casa. Un pensiero agli ascoltatori dalle zone in siccità, loro sanno che l’acqua non c’è sempre e quando non c’è è un problema enorme, per l’effettiva mancanza e per la speculazione.
La corrente, e abbiamo vissuto con disprezzo tutti i blackout che abbiamo dovuto affrontare.
La connettività, che sia mobile o fissa. C’è sempre, ma ogni tanto cade, quando cade, ormai, è un problema, per svariati motivi, motivati e non.
La vostra casella di posta.
Uno o più servizi cloud che usate quotidianamente come i Social, le piattaforme dove avete i documenti, le piattaforme di gioco, l’applicazione che usate al lavoro e così via.
Tutte queste cose si appoggiano su infrastrutture, fisiche e digitali.
Queste infrastrutture hanno bisogno di essere gestite.
Se non le si gestisce, perché si usa il detto “cosa che funziona non si tocca”, si fa la fine del Ponte Morandi o i software non aggiornati che vengono attaccati.
Se li si gestisce, ogni volta, anche se si prendono tutte le dovute accortezze, con backup, sistemi ridondati e replicati, qualcosa potrebbe andare storto.
Ovviamente in mezzo c’è sempre l’errore umano o la sua inettitudine.
E poi, le cose, banalmente, si rompono.
Ho sentito tanta gente che, di fronte a un guasto “ma come è possibile, fino a 10 minuti fa funzionava?”. Eh, amico, adesso si è rotto.
E capita a tutti. Al vostro NAS, al computer aziendale, alla rete elettrica schifosa della città dove vivo, ai grandi operatori mondiali di servizi cloud, all’operatore italiano di servizi per la PA, all’INPS. Nessuno è escluso.
E nessuno vi metterà mai in un contratto che garantisce il servizio per il 100% del tempo.
Se avete bisogno di un servizio per il 100% del tempo dovete organizzarvi voi per avere un backup che garantisca l’operatività in caso di problemi.
Avete sentito bene.
Se avete bisogno di un certo servizio sempre operativo, sì, lo sto ripetendo, dovete organizzarvi voi, perché possiate tamponare gli eventuali fermi di uno o più fornitori, si spera non in contemporanea.
Per ogni servizio, in generale, esiste un modo per tamponare una eventuale mancanza.
Alcuni sistemi per casa sono affrontabili, altri sono solo per le aziende, ovviamente.
Se manca corrente esistono gli UPS per le assenze brevi, i generatori per i blackout più prolungati.
Pensate a un magazzino che distribuisce surgelati, senza corrente dovrebbe buttare via cibo per un valore di milioni di euro. Se manca corrente ha sicuramente un generatore per mantenere il freddo nei suoi grandi freezer, magari anche più di uno, che non si sa mai.
Questo vale per ogni tipo di servizio che le aziende reputano indispensabile.
Dove lavoravo prima il business era ricevere ordini e consegnarli, gli ordini si ricevevano via internet, per questo avevamo 2 gestori di connettività in fibra con due fibre che arrivavano da due scavi diversi in due vie diverse, ce lo si poteva permettere perché il magazzino affacciava su due strade, più un terzo gestore di connettività wireless. Se cadeva la prima, tempo di 3 ping veniva su la seconda, se cadeva anche la seconda, altri 3 ping ed ecco la wifi.
La stessa cosa fanno le aziende che hanno le macchine presso i grandi provider di servizi cloud. Loro offrono data center sparsi sul territorio e i clienti creano servizi con repliche su più datacenter, in modo che se uno cade, ed è già successo più di una volta, i loro servizi restano attivi perché sono su un altro o su altri due.
Ovviamente se un’azienda ha tutto su Microsoft365, Google Workspace o un servizio gestito di OwnCloud e questo cade, non c’è molto da fare, si deve sperare che il gestore del servizio torni su in fretta. Questi sono alcuni di quei servizi che non sono replicabili, come i servizi di posta.
E per casa come si fa?
Soprattutto se avete bisogno di una certa disponibilità di alcuni servizi.
Innanzitutto dimenticatevi la certezza di essere operativi sempre, non lo sono neanche le aziende che reputate serie per davvero, basta una briciola e saltano, ve lo garantisco. In troppi pensano il solito “figurati se succede a me, costa troppo, se capita, poi vediamo”.
Non tutte, per carità, ma nel mio peregrinare per consulenze ho visto cose terribili.
Torniamo a casa o piccolo ufficio.
Se c’è un blackout quello che potete fare è tenere al sicuro i dispositivi più sensibili con un UPS, che non si spengono se il blackout è corto o che possono essere spenti in modo regolare se va troppo per le lunghe.
Se usate un servizio di gestione documenti in cloud, qualunque esso sia, valutante quanto potete stare senza i vostri documenti, se potete accettare una giornata senza, va bene avere il vostro backup, se no, dovete sempre avere accesso, fate in modo da avere sempre tutto in locale. Badate, il backup prescinde e ci deve essere sempre, mi raccomando.
Per la connettività?
Questo è forse il disservizio che potrebbe darvi più grattacapi.
Se siete un piccolo ufficio, secondo me, è bene avere una linea di backup e una configurazione fatta in modo tale che, manualmente o, meglio, in modo automatico, la connessione passi dalla linea principale a quella di backup quando la principale manca.
Alcuni router lo fanno in modo nativo, come i GL-inet, le vodafone station con la chiavetta e in media tutti i router che hanno lo slot per la SIM al loro interno.
Prendete una SIM con un po’ di traffico, ormai non costano molto, la mettete nel router e, quando succede che la linea principale muore, la SIM interviene.
Mi raccomando, la SIM dovete prenderla di un operatore diverso da quello della connettività.
È già successo che un operatore cadesse completamente, linee fisse e mobili.
Se avete una linea fissa, invento, Ehiweb su TIM, la SIM la prendete su rete 3. A patto che nella vostra zone 3 prenda bene.
Costa. Sì, ha un costo per del traffico che magari non userete mai, fatela con abbonamento, che con la ricaricabile ve la dimenticate, scade e poi quando serve non c’è più.
Ma quanto costa stare fermi mezza giornata? Provate a fare un conto, aiuta a comprendere molte cose.
Ogni tanto, su base mensile, staccate la linea principale e provate il backup.
E a casa?
Potete fare la stessa cosa e vivere tranquilli, ma forse è un po’ esagerato.
Configurate il telefono in modo che sia facilmente attivabile il tethering e usate quello, sapendo che se siete connessi al telefono in WiFi, perderete la connessione WiFi alla rete di casa vostra con l’eventuale NAS, il tethering si può usare anche via USB, dovrebbe mantenere la connessione anche al resto della rete. Fate delle prove prima, che se dovete farlo quando già siete arrabbiati per la connessione mancante, è più complicato.
E se siete un’azienda che per un problema di un fornitore fate un fault pubblico grosso, datemi retta, non è una buona idea scrivere in pubblico che la colpa è del fornitore.
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A volte ritornano. Ne parlai molti anni fa in un podcast ormai morto, il mio primo, Geek Cookies, se siete un po’ nerd, un po’ amanti delle reti e volete giocare, sporcarvi le mani, ma senza impazzire o distruggere qualcosa, dovreste comprarvi un router GL-Inet.
I loro router sono diversi dal solito router.
Sono piccoli, hanno poche porte, non sono dei mostri di potenza, ma hanno alcune caratteristiche peculiari.
La prima è che montano OpenWRT, un firmware per router open sul quale ci si può fare davvero un sacco di roba.
La seconda è che hanno un’interfaccia di base semplice da usare.
E poi? E poi hanno funzioni pazzesche.
Si collegano a una rete wifi pubblica e la usano per condividere la connessione sulla vostra WiFi privata
Ma possono collegarsi ad Internet non solo con una WiFi, anche con un cavo di rete, con il tethering del telefono via USB o con una chiavetta USB 4G,
Hanno un client VPN, lo configurate, la attivate e tutti i dispositivi connessi passeranno attraverso di essa.
Possono replicare il mac address di uno dei dispositivi connessi in LAN sulla WAN, così vi autenticate alla WiFi Dell’hotel con il telefono, poi attaccate il router, gli dite che ha il mac del telefono ed ecco che naviga.
Se mettete in WAN due connessioni, usa la principale e se cade, passa in automatico alla secondaria.
E ho solo iniziato.
Sono poco più grandi di un paio di airpods, si alimentano con una microusb e costano davvero poco.
Come contro, perché è da dire, le performance non sono fantastiche e in posti un po’ pieni di altre WiFi muoiono.
ma per provare cose a casa, fare un po’ di IoT sono fenomenali.
Per partire prendete il Mango, quello giallo, sul loro sito ci sono tutti i dispositivi e le caratteristiche
Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
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Ciao!
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