Forse è meglio avere carte e documenti nel telefono, per fruizione e gestione dell’eventuale perdita o furto, ho fatto una po’ di esempi di come gestire eventi fastidiosi per capire che il telefono è meglio del portafogli. Ma nessuno vi obbliga, per fortuna.
- L’app IO per Android e iOS
- Il sito dell’app IO
- iCloud, per la gestione dell’iPhone smarrito e app Dov’è
- Google Wallet via web, Find My device di Android
- Cosa dice PagoPA dei suoi servizi, su Androkonos e su DDAY
- Lo shortcut di iPhone per bloccare il telefono quando viene messo in modalità aereo
- Il nuovo MacMini M4
Per leggere lo script fai click su questo testo
Certe cose, dette da certe persone, mi fanno sorridere, certe mi fanno cadere le braccia, alcune invece mi fanno davvero uscire di senno.
Ci sono alcuni Paesi, anche democratici, avanzati, civili, come ad esempio gli Stati Uniti, che, se non si ha la patente, non si ha nessun documento di riconoscimento. E senza documento di riconoscimento non si possono fare cose importanti, come votare.
Vabbè, poi lasciamo perdere come votano oltre oceano, eh.
Qui abbiamo diritto tutti a un documento, anzi, più di uno, abbiamo la carta di identità, il Codice Fiscale, il Passaporto e la Patente di guida.
E abbiamo la gente che la carta d’identità elettronica non va bene perché mi spiano, il Codice Fiscale con il chip no, perché BIll Gates e adesso, che siamo, finalmente, ad un passo evolutivo importante, con la digitalizzazione della patente, no, non vogliamo IT wallet perché ci controllano tutti, l’App IO sul telefono non la scarico.
Ci fosse un posto dedicato, davvero, vi manderei dove si apre la scatola cranica e ci si libera del cervello, a trovarlo.
Direi di partire da alcuni esempi pratici.
Ho il mio portafogli anni 90 con i contanti necessari per la settimana, i miei documenti e quel che mi serve per spostarmi e vivere.
Mi scippano e me lo portano via.
I miei soldi sono persi e chi me li ha presi può usarli con comodità.
Devo andare a fare denuncia per il furto e poi passare per i vari uffici per rifare tutti i documenti che mi hanno rubato. Gli uffici fanno orari non sempre adatti a una persona che lavora, devo armarmi di permessi dal lavoro e santa pazienza per riottenere tutto, per poi mettere di nuovo in un altro portafogli. Devo anche stare a casa ad aspettare la consegna dei nuovi documenti, seguendo il tracking, perché devo firmare, se no altro giro alle poste con altri permessi.
Tanti anni fa, al posto di aspettare a casa sarei dovuto tornare negli uffici a prenderli, quei documenti che non rifacevano in tempo reale.
Andiamo per gradi, pian piano.
Arrivano le carte di pagamento, nel portafogli ho i documenti, pochi soldi e le carte, mi scippano e me lo portano via.
Per i documenti è la stessa storia,
Potranno usare molti contanti in meno e, se sono preparato, ho nella rubrica del cellulare i contatti dei servizi clienti da chiamare per bloccare le carte, li chiamo appena mi accorgo del furto e le blocco.
Ovviamente il PIN non deve essere scritto sulle carte e, se le usano per pagare con il contactless o online senza bisogno del PIN, con la denuncia, c’è l’assicurazione che mi rimborsa e i malfattori possono essere trovati molto più facilmente, visto che con una denuncia in mano le transazioni possono essere rintracciate molto in fretta.
Le carte però vanno spedite, resto per alcuni giorni senza e dovrò pagare la nuova emissione, se non ho contanti a casa potrebbe essere un problema.
Poi sono arrivati i wallet di pagamento, quelli dentro gli smartphone, i più famosi sono Gpay e Apple Pay, ma ce ne sono anche altri.
Nel mio portafogli non ci sono quasi più contanti, ci sono i documenti, le carte sono tutte nel telefono.
Fossimo in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la carta fisica serve ancora, non tutti hanno il contactless, noi siamo molto più avanti, dove c’è il POS c’è il contactless, nel 2024 in Italia la carta fisica mi è servita solo per prelevare al bancomat 2 volte e pagare a un self la benzina, che aveva solo il lettore della carta fisica. Tre transazioni, su, boh, 200?
Le carte nel wallet non sono la copia della carta fisica, sono delle carte diverse che fanno riferimento alla carta fisica.
Inventando dei numeri, se la carta della mia banca è la 2345, quella che registro nel telefono sarà la 9876.
Quando faccio la transazione, l’esercente vede la 9876.
Per il mio gestore della carta, la transazione avviene sulla carta 2345.
Se mi rubano il portafogli, in questo caso, le carte sono nel telefono, non sono coinvolte nel furto e il ladro avrà solo i miei documenti, di cui si farà poco.
A questo punto però sorge il problema, e se perdo possesso del telefono? Potrebbe rompersi, me lo possono rubare, lo potrei perdere o semplicemente, si potrebbe scaricare.
Sull’ultima è facile, siete e siamo già tutti attrezzati per non perdere nessun messaggio Whatsapp o Facebook, abbiamo tutti un bel battery pack e relativo cavo flebo per far sopravvivere il telefono fino a sera.
Per il resto, indipendentemente dal fatto che abbiate messo delle carte sul telefono, il telefono va protetto.
I sistemi operativi sono fatti bene, ma devono essere usati bene.
Mettete sempre un PIN di almeno 6 cifre che non sia 000000 o 123456, attivate il blocco biometrico.
Non sto a farvi la spiegazione nei dettagli, ma la protezione biometrica del telefono è sicura, molto sicura, più sicura della serratura di casa vostra.
Se ve lo rubano non la bucano, al massimo resettano il telefono per venderlo.
Tutte le volte che sentite una notizia di qualcuno che ha perso tutto perché hanno avuto accesso al telefono e a quello che c’era dentro è perché il telefono non era protetto.
A meno che non ve lo rubino mentre ce lo avete in mano sbloccato.
Ma voi nel telefono non avete messo i pin di accesso alle app delle banche in una nota in chiaro, vero?
Mettete il blocco schermo a un tempo ragionevole.
Sui Pixel attivate la nuova funzionalità antifurto, che blocca il telefono se ve lo sfilano dalle mani e nel momento in cui viene messo offline.
Su iPhone potete fare uno shortcut che quando il telefono viene messo in modalità aereo viene automaticamente bloccato.
Andate a vedere, adesso che siete tranquilli, come si blocca il telefono da remoto, come si cancella e come si rimuovono le carte nel wallet.
Con Apple, da Dov’è o da iCloud.com le carte possono essere disattivate anche se il telefono non è raggiungibile.
Con Google, si accede a wallet.google.com e si possono rimuovere le carte.
Una volta che si recupera il telefono nuovo, in pochi minuti si rimette su l’account e tutte le carte, la procedura è di circa un minuto a carta. E siete nuovamente operativi, nessuno ha potuto usare le vostre carte, non avete dovuto chiamare in banca, non avete dovuto aspettare la spedizione di una nuova carta, non è stato necessario aggiornare i dati della carta in tutti i servizi di pagamento ricorrente.
Eh, lo so, riconfigurare un telefono è una noia, ma lo fate dal divano di casa, non siete in coda in banca o siete senza soldi perché non avete nessuna carta.
Ancora uno step, avete scaricato l’app IO e nel suo wallet ci sono i documenti.
Potete lasciare il portafogli a casa.
Io lo faccio da giovedì scorso.
Nessun storia, in Italia, ovunque, se non negozi fuori legge, si può pagare in modo digitale, anche piccoli importi. La cartoleria vicino casa mi fa pagare col bancomat anche una penna da 2€.
Cosa può succedere?
Che vi rubano il telefono.
Se il telefono lo tenete bene, non avete nulla da temere.
Qualunque esso sia.
Se è bloccato non accederanno a niente dentro, al massimo lo cancellano, pace.
Per le carte abbiamo detto come si fa.
Per i documenti, sul nuovo telefono scaricate IO, fate accesso con CIE o SPID ed eccoli lì, come se non fosse successo niente. Nessuna denuncia, nessun ufficio, nessuna coda.
Nel momento in cui caricate i documenti su un nuovo telefono spariranno dal vecchio, ma se volete far prima, accedete con SPID o CIE al sito ioapp.it e i documenti saranno rimossi dal telefono rubato, c’è il pulsantone in home “esci da Io”
Come funziona il controllo dei documenti?
Il documento è dentro il wallet dell’app IO, che deve essere scaricata e installata sul telefono.
Si deve accedere la prima volta con SPID o CIE, l’accesso dura un anno e ogni volta che si entra viene chiesto un PIN o lo sblocco biometrico, esattamente come quando si accede all’app della banca.
Se vi fidate della sicurezza dell’app dove c’è il vostro conto corrente vi fidate dell’app IO.
Nel wallet, al momento ci sono 3 documenti, la patente, per chi l’ha conseguita, il codice fiscale e la carta della disabilità.
I documenti saranno disponibili per tutti da inizio di dicembre 2024
I documenti sono visibili tipo una scansione di quello fisico, con la foto e tutti i dati, poi si fa vedere un QRcode che cambia nel tempo alle FFO che lo inquadrano e il sito del poligrafico e zecca dello stato nel valida l’autenticità.
Se eravate alla guida controllano sui loro sistemi se siete abilitati, se non vi è stata sospesa o altro.
Si può fare la foto del QR con un telefono qualsiasi, anche uno vostro, la validazione riesce in ogni caso.
Se si fa lo screen del QR, questo perde di validità dopo poco tempo.
La patente ha validità di documento di identificazione, pertanto ci si può portare solo questa senza avere appresso anche la carta di identità.
Tutto questo vale solo in Italia, se andate all’estero vi servono i documenti fisici.
L’app IO, oltre al wallet per i documenti permette di avere moltissimi altri rapporti con la PA, si sono registrati molti enti al suo interno e, banalmente io ho le notifiche per il pagamento di bollo auto, TARI e altre cose.
Nessuno ci spia, la PA sa già tutto di noi, da quando emette il Codice Fiscale, se un documento è nell’app non è che siamo antipatici ce lo cancella.
Se ci sono delle leggi che ne prevedono la sospensione o la revoca, sarà sospesa o revocata, esattamente come con la patente di plastica.
Cambia solo la modalità con la quale ce la si porta in giro.
Avere paura di IO è immotivato e inutile, rivangare il fatto che all’interno c’era il QR del green pass di 4 anni fa, dai, ma veramente, ancora?
Si critica l’app IO usando uno smartphone che ha un sistema operativo prodotto in USA e che manda lì la telemetria, o un PC che fa la stessa cosa.
A volte il telefono è prodotto da aziende cinesi, la telemetria va anche in cina.
Si usano app, tipicamente social network, che carpiscono tutti i dati per analizzarli e rivenderli o per darli in pasto alle AI, anche qui, americane o cinesi.
E intanto, prima del rilascio dei documenti sull’app nessuno si è mai chiesto come possano essere trattati i dati delle anagrafi, della motorizzazione, della questura o di tutti gli altri enti per la generazione dei documenti fisici, su che sistemi sono, su che server sono, quali sono i produttori, da chi sono trattati.
No, il dubbio viene solo quando il documento diventa digitale dentro lo smartphone.
Forse si sta esagerando un po’.
Senza il forse.
Ho letto di gente che pensa che i nostri dati personali vanno a Redmond, perché facendo un whois dell’IP di uno dei siti di pagoPA, che ha la gestione dell’app IO, questo IP è di proprietà di Microsoft.
PagoPA usa i servizi Cloud di Azure, quindi di Micorosft, con i server nelle regioni di Milano ed Amsterdam, gli IP sono di proprietà di Microsoft che ha sede a Redmond, ma i servizi sono erogati a Milano e Amsterdam.
E, se vi capita di vedere quello screen, fa riferimento a un IP di un sito vetrina, statico, che non gestisce neanche le sessioni, solo HTML e CSS, basta.
Tra l’altro, i dati personali che si vedono dentro l’app IO, sono salvati solo sul nostro telefono e sono la copia dei dati che i rispettivi enti che emettono i documenti, hanno da sempre sui loro server.
Semplicemente ne abbiamo una copia sul telefono, nulla di più, nulla di meno.
Non c’è nessun controllo aggiuntivo su quello che facciamo.
Ripeto, però, come va gestito il telefono, in pochi semplici passi.
Tutti i telefoni hanno un account con il quale sono stati attivati e sono gestiti, va ricordato e la password va custodita con cura, deve essere recuperabile in fretta in caso di necessità.
Il telefono va protetto con un PIN serio di almeno 6 cifre e con la protezione biometrica.
Il blocco schermo va attivato con un tempo ragionevole, che non è mai maggiore di 3 minuti di inattività
Deve essere attivo il backup del telefono su un servizio cloud, è facile, si fa in pochi click e, in certi casi, costa una cifra ridicola.
Il telefono non va mai dato sbloccato a nessuno, neanche alle forze dell’ordine.
Sui social si leggono analisi tecniche fatte sull’app IO quantomeno ridicole, fatte da gente che ne sa di bit quanto io ne so di teoria delle stringhe. Lasciate stare, leggete le dichiarazioni di PagoPa a riguardo, vi lascio il link
Pillole di Bit è un podcast gratuito da sempre e disponibile per tutti, ma realizzare un podcast ha dei costi in servizi, hardware e software.
Ma non solo, ha anche bisogno di un ritorno in soddisfazione per chi lo produce, settimana dopo settimana, da quasi 10 anni.
Per coprire costi e soddisfazione voi ascoltatori potete contribuire in modo pratico, mettendo mano al portafogli, con una donazione, che sia ogni tanto o un abbonamento mensile, dell’importo che volete, basato su quanto potete permettervi e quanto vale per voi la produzione e i contenuti delle puntate.
Ogni volta che vedo una notifica, sono contento, vuol dire che il mio lavoro ha generato un valore reale.
Potete farlo in modi diversi, tramite Satispay, Paypal, SumUp o con il Value for Value, con le applicazioni che lo gestiscono, se volete più informazioni sul value 4 value potete fare riferimento alla puntata 297.
I più sinceri ringraziamenti vanno a chi ha voluto donare qualcosa in questa settimana, nel dettaglio
Gli abbonati
Alain
Le donazioni spot
Lorenzo
Andrea
Simone
Marco
E chi usa il value for value
Federico
Paolo
Jackal
Nicola Gabriele
Oltre a donare direttamente, potete anche usare i link sponsorizzati di Amazon che a fronte di un vostro ordine, a me riconoscono una piccola percentuale, senza aumentare il vostro costo nel carrello, li trovate nel gruppo telegram o nelle note della puntata.
Come vi dico da tempo, sono un affezionato cliente del miglior provider Internet che abbia mai provato nella mia lunga carriera tecnologica: Ehiweb. Sul sito del podcast trovate il loro logo, tramite quel link accedete al loro sito e se attivate un servizio a me viene riconosciuta una parte, un po’ come Amazon. Tutte le persone, ma davvero tutte, che si sono rivolte loro mi hanno poi scritto che sono fantastici e io non posso che confermare.
Uno dei loro servizi è la fibra dedicata. Se avete un’azienda che è in un posto sfortunato e non c’è buona copertura, chiamateli, vi possono fare uno studio con offerta di costo e fattibilità in tempi relativamente rapidi per portarvi la fibra solo per voi in tagli da 2Mbps fino a 10Gbps, anche simmetrici, con o senza numeri telefonici VoIP
Il podcast cresce anche con il passaparola, diffondete l’ascolto dei podcast con amici, colleghi e parenti, ce ne sono molti da ascoltare, di ogni genere e ognuno può farsi la propria stazione radio personalizzata, anche con Pillole di Bit al suo interno, i nuovi ascoltatori sono sempre una cosa bella.
Da una polemica all’altra, che a stare sui social non si salva mai niente, purtroppo. Dovremmo pensare di spegnerli tutti, a volte.
Il tip non è un polemica, ma il gran pezzo di hardware che l’ha generata per un dettaglio insulso.
Chi lo usa lo sa, se non lo usate ve lo dico, se usate MacOS è di fatto inutile spegnerlo, a fine lavoro lo mettete in standby, il sistema tiene attiva solo la RAM e consuma meno di mezzo watt. Quando tornate premete un tasto sulla tastiera, muovete il mouse o alzate lo schermo del portatile e sta tutto lì ad aspettarvi come lo avevate lasciato. Ho io uptime anche di due mesi, senza nessun problema.
È uscito il nuovo Mac Mini, processore M4, 16GB di RAM, disco da 256GB di base, case davvero piccolo, fa 12 cm di lato e prestazioni pazzesche, per un consumo irrisorio. Ma ha il pulsante di accensione sotto la scocca.
Eh, le polemiche.
Se volevate provare un Mac è il dispositivo giusto.
Se avete un piccolo PC da cambiare e non vi spaventa cambiare sistema operativo, è il dispositivo giusto.
Piccolo, bello, potentissimo e a un prezzo, che per quello che fa e per essere un Mac, è davvero interessante, anche col pulsante di accensione sotto la scocca.
Una nota prima di chiudere, non so mai dove metterle perché chi salta i capitoli, poi si perde i pezzi.
Come sapete, da tempo, chi dona e compila il form, riceve, in tempi non troppo ragionevoli, adesivi, magneti, portachiavi con il logo del podcast.
Chi nel 2024 avrà raggiunto 60€ di donazioni con abbonamenti o donazioni one shot riceverà la spilla da supporter, a patto che abbia compilato il form, così ho l’indirizzo.
Tutto questo per dirvi due cose.
Grazie, perché ho dovuto riordinare i gadget, che erano finiti.
Riordinando, il sito ha alzato tutti i prezzi e non di poco.
Da Gennaio dovrò riaggiustare le soglie, purtroppo, l’inflazione arriva pure qui, maledetta.
Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
Io sono Francesco, produttore e voce di questo podcast e vi do appuntamento a lunedì prossimo, per la prossima puntata, disponibile su Feed RSS, o su tutte le piattaforme di podcast, vi registrate e la puntata vi arriva automagicamente.
E se a fine mese il grafico a torta delle donazioni nella barra laterale del sito si riempie, arriva anche la puntata extra di Pillole di Bit Stories, se si riempie è grazie alle donazioni, se la puntata esce, è merito vostro!
Per cercare di raggiungere il 100% pilloledib.it/sostienimi o i pulsanti colorati nella barra laterale del sito
Grazie per avermi ascoltato!
Ciao!
Pillole di Bit (https://www.pilloledib.it/) è un podcast indipendente realizzato da Francesco Tucci, se vuoi metterti con contatto con me puoi scegliere tra diverse piattaforme:
– Telegram
– TikTok (per ora è un esperimento)
– Twitter
– BlueSky
– Il mio blog personale ilTucci.com
– Il mio canale telegram personale Le Cose
– Mastodon personale
– Mastodon del podcast
– la mail (se mi vuoi scrivere in modo diretto e vuoi avere più spazio per il tuo messaggio)
Rispondo sempre
Se questo podcast ti piace, puoi contribuire alla sue realizzazione!
Con una donazione diretta:
– Singola con Satispay
– Singola o ricorrente con Paypal
Usando i link sponsorizzati
– Con un acquisto su Amazon (accedi a questo link e metti le cose che vuoi nel carrello)
– Attivando uno dei servizi di Ehiweb
Se hai donato più di 5€ ricordati di compilare il form per ricevere i gadget!
Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia