#340 – Documenti digitali

Pillole di Bit
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#340 - Documenti digitali
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Forse è meglio avere carte e documenti nel telefono, per fruizione e gestione dell’eventuale perdita o furto, ho fatto una po’ di esempi di come gestire eventi fastidiosi per capire che il telefono è meglio del portafogli. Ma nessuno vi obbliga, per fortuna.

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Certe cose, dette da certe persone, mi fanno sorridere, certe mi fanno cadere le braccia, alcune invece mi fanno davvero uscire di senno.
Ci sono alcuni Paesi, anche democratici, avanzati, civili, come ad esempio gli Stati Uniti, che, se non si ha la patente, non si ha nessun documento di riconoscimento. E senza documento di riconoscimento non si possono fare cose importanti, come votare.
Vabbè, poi lasciamo perdere come votano oltre oceano, eh.
Qui abbiamo diritto tutti a un documento, anzi, più di uno, abbiamo la carta di identità, il Codice Fiscale, il Passaporto e la Patente di guida.
E abbiamo la gente che la carta d’identità elettronica non va bene perché mi spiano, il Codice Fiscale con il chip no, perché BIll Gates e adesso, che siamo, finalmente, ad un passo evolutivo importante, con la digitalizzazione della patente, no, non vogliamo IT wallet perché ci controllano tutti, l’App IO sul telefono non la scarico.
Ci fosse un posto dedicato, davvero, vi manderei dove si apre la scatola cranica e ci si libera del cervello, a trovarlo.

Direi di partire da alcuni esempi pratici.
Ho il mio portafogli anni 90 con i contanti necessari per la settimana, i miei documenti e quel che mi serve per spostarmi e vivere.
Mi scippano e me lo portano via.
I miei soldi sono persi e chi me li ha presi può usarli con comodità.
Devo andare a fare denuncia per il furto e poi passare per i vari uffici per rifare tutti i documenti che mi hanno rubato. Gli uffici fanno orari non sempre adatti a una persona che lavora, devo armarmi di permessi dal lavoro e santa pazienza per riottenere tutto, per poi mettere di nuovo in un altro portafogli. Devo anche stare a casa ad aspettare la consegna dei nuovi documenti, seguendo il tracking, perché devo firmare, se no altro giro alle poste con altri permessi.
Tanti anni fa, al posto di aspettare a casa sarei dovuto tornare negli uffici a prenderli, quei documenti che non rifacevano in tempo reale.
Andiamo per gradi, pian piano.
Arrivano le carte di pagamento, nel portafogli ho i documenti, pochi soldi e le carte, mi scippano e me lo portano via.
Per i documenti è la stessa storia,
Potranno usare molti contanti in meno e, se sono preparato, ho nella rubrica del cellulare i contatti dei servizi clienti da chiamare per bloccare le carte, li chiamo appena mi accorgo del furto e le blocco.
Ovviamente il PIN non deve essere scritto sulle carte e, se le usano per pagare con il contactless o online senza bisogno del PIN, con la denuncia, c’è l’assicurazione che mi rimborsa e i malfattori possono essere trovati molto più facilmente, visto che con una denuncia in mano le transazioni possono essere rintracciate molto in fretta.
Le carte però vanno spedite, resto per alcuni giorni senza e dovrò pagare la nuova emissione, se non ho contanti a casa potrebbe essere un problema.
Poi sono arrivati i wallet di pagamento, quelli dentro gli smartphone, i più famosi sono Gpay e Apple Pay, ma ce ne sono anche altri.
Nel mio portafogli non ci sono quasi più contanti, ci sono i documenti, le carte sono tutte nel telefono.
Fossimo in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la carta fisica serve ancora, non tutti hanno il contactless, noi siamo molto più avanti, dove c’è il POS c’è il contactless, nel 2024 in Italia la carta fisica mi è servita solo per prelevare al bancomat 2 volte e pagare a un self la benzina, che aveva solo il lettore della carta fisica. Tre transazioni, su, boh, 200?
Le carte nel wallet non sono la copia della carta fisica, sono delle carte diverse che fanno riferimento alla carta fisica.
Inventando dei numeri, se la carta della mia banca è la 2345, quella che registro nel telefono sarà la 9876.
Quando faccio la transazione, l’esercente vede la 9876.
Per il mio gestore della carta, la transazione avviene sulla carta 2345.
Se mi rubano il portafogli, in questo caso, le carte sono nel telefono, non sono coinvolte nel furto e il ladro avrà solo i miei documenti, di cui si farà poco.
A questo punto però sorge il problema, e se perdo possesso del telefono? Potrebbe rompersi, me lo possono rubare, lo potrei perdere o semplicemente, si potrebbe scaricare.
Sull’ultima è facile, siete e siamo già tutti attrezzati per non perdere nessun messaggio Whatsapp o Facebook, abbiamo tutti un bel battery pack e relativo cavo flebo per far sopravvivere il telefono fino a sera.
Per il resto, indipendentemente dal fatto che abbiate messo delle carte sul telefono, il telefono va protetto.
I sistemi operativi sono fatti bene, ma devono essere usati bene.
Mettete sempre un PIN di almeno 6 cifre che non sia 000000 o 123456, attivate il blocco biometrico.
Non sto a farvi la spiegazione nei dettagli, ma la protezione biometrica del telefono è sicura, molto sicura, più sicura della serratura di casa vostra.
Se ve lo rubano non la bucano, al massimo resettano il telefono per venderlo.
Tutte le volte che sentite una notizia di qualcuno che ha perso tutto perché hanno avuto accesso al telefono e a quello che c’era dentro è perché il telefono non era protetto.
A meno che non ve lo rubino mentre ce lo avete in mano sbloccato.
Ma voi nel telefono non avete messo i pin di accesso alle app delle banche in una nota in chiaro, vero?
Mettete il blocco schermo a un tempo ragionevole.
Sui Pixel attivate la nuova funzionalità antifurto, che blocca il telefono se ve lo sfilano dalle mani e nel momento in cui viene messo offline.
Su iPhone potete fare uno shortcut che quando il telefono viene messo in modalità aereo viene automaticamente bloccato.
Andate a vedere, adesso che siete tranquilli, come si blocca il telefono da remoto, come si cancella e come si rimuovono le carte nel wallet.
Con Apple, da Dov’è o da iCloud.com le carte possono essere disattivate anche se il telefono non è raggiungibile.
Con Google, si accede a wallet.google.com e si possono rimuovere le carte.
Una volta che si recupera il telefono nuovo, in pochi minuti si rimette su l’account e tutte le carte, la procedura è di circa un minuto a carta. E siete nuovamente operativi, nessuno ha potuto usare le vostre carte, non avete dovuto chiamare in banca, non avete dovuto aspettare la spedizione di una nuova carta, non è stato necessario aggiornare i dati della carta in tutti i servizi di pagamento ricorrente.
Eh, lo so, riconfigurare un telefono è una noia, ma lo fate dal divano di casa, non siete in coda in banca o siete senza soldi perché non avete nessuna carta.
Ancora uno step, avete scaricato l’app IO e nel suo wallet ci sono i documenti.
Potete lasciare il portafogli a casa.
Io lo faccio da giovedì scorso.
Nessun storia, in Italia, ovunque, se non negozi fuori legge, si può pagare in modo digitale, anche piccoli importi. La cartoleria vicino casa mi fa pagare col bancomat anche una penna da 2€.
Cosa può succedere?
Che vi rubano il telefono.
Se il telefono lo tenete bene, non avete nulla da temere.
Qualunque esso sia.
Se è bloccato non accederanno a niente dentro, al massimo lo cancellano, pace.
Per le carte abbiamo detto come si fa.
Per i documenti, sul nuovo telefono scaricate IO, fate accesso con CIE o SPID ed eccoli lì, come se non fosse successo niente. Nessuna denuncia, nessun ufficio, nessuna coda.
Nel momento in cui caricate i documenti su un nuovo telefono spariranno dal vecchio, ma se volete far prima, accedete con SPID o CIE al sito ioapp.it e i documenti saranno rimossi dal telefono rubato, c’è il pulsantone in home “esci da Io”
Come funziona il controllo dei documenti?
Il documento è dentro il wallet dell’app IO, che deve essere scaricata e installata sul telefono.
Si deve accedere la prima volta con SPID o CIE, l’accesso dura un anno e ogni volta che si entra viene chiesto un PIN o lo sblocco biometrico, esattamente come quando si accede all’app della banca.
Se vi fidate della sicurezza dell’app dove c’è il vostro conto corrente vi fidate dell’app IO.
Nel wallet, al momento ci sono 3 documenti, la patente, per chi l’ha conseguita, il codice fiscale e la carta della disabilità.
I documenti saranno disponibili per tutti da inizio di dicembre 2024
I documenti sono visibili tipo una scansione di quello fisico, con la foto e tutti i dati, poi si fa vedere un QRcode che cambia nel tempo alle FFO che lo inquadrano e il sito del poligrafico e zecca dello stato nel valida l’autenticità.
Se eravate alla guida controllano sui loro sistemi se siete abilitati, se non vi è stata sospesa o altro.
Si può fare la foto del QR con un telefono qualsiasi, anche uno vostro, la validazione riesce in ogni caso.
Se si fa lo screen del QR, questo perde di validità dopo poco tempo.
La patente ha validità di documento di identificazione, pertanto ci si può portare solo questa senza avere appresso anche la carta di identità.
Tutto questo vale solo in Italia, se andate all’estero vi servono i documenti fisici.
L’app IO, oltre al wallet per i documenti permette di avere moltissimi altri rapporti con la PA, si sono registrati molti enti al suo interno e, banalmente io ho le notifiche per il pagamento di bollo auto, TARI e altre cose.
Nessuno ci spia, la PA sa già tutto di noi, da quando emette il Codice Fiscale, se un documento è nell’app non è che siamo antipatici ce lo cancella.
Se ci sono delle leggi che ne prevedono la sospensione o la revoca, sarà sospesa o revocata, esattamente come con la patente di plastica.
Cambia solo la modalità con la quale ce la si porta in giro.
Avere paura di IO è immotivato e inutile, rivangare il fatto che all’interno c’era il QR del green pass di 4 anni fa, dai, ma veramente, ancora?
Si critica l’app IO usando uno smartphone che ha un sistema operativo prodotto in USA e che manda lì la telemetria, o un PC che fa la stessa cosa.
A volte il telefono è prodotto da aziende cinesi, la telemetria va anche in cina.
Si usano app, tipicamente social network, che carpiscono tutti i dati per analizzarli e rivenderli o per darli in pasto alle AI, anche qui, americane o cinesi.
E intanto, prima del rilascio dei documenti sull’app nessuno si è mai chiesto come possano essere trattati i dati delle anagrafi, della motorizzazione, della questura o di tutti gli altri enti per la generazione dei documenti fisici, su che sistemi sono, su che server sono, quali sono i produttori, da chi sono trattati.
No, il dubbio viene solo quando il documento diventa digitale dentro lo smartphone.
Forse si sta esagerando un po’.
Senza il forse.
Ho letto di gente che pensa che i nostri dati personali vanno a Redmond, perché facendo un whois dell’IP di uno dei siti di pagoPA, che ha la gestione dell’app IO, questo IP è di proprietà di Microsoft.
PagoPA usa i servizi Cloud di Azure, quindi di Micorosft, con i server nelle regioni di Milano ed Amsterdam, gli IP sono di proprietà di Microsoft che ha sede a Redmond, ma i servizi sono erogati a Milano e Amsterdam.
E, se vi capita di vedere quello screen, fa riferimento a un IP di un sito vetrina, statico, che non gestisce neanche le sessioni, solo HTML e CSS, basta.
Tra l’altro, i dati personali che si vedono dentro l’app IO, sono salvati solo sul nostro telefono e sono la copia dei dati che i rispettivi enti che emettono i documenti, hanno da sempre sui loro server.
Semplicemente ne abbiamo una copia sul telefono, nulla di più, nulla di meno.
Non c’è nessun controllo aggiuntivo su quello che facciamo.
Ripeto, però, come va gestito il telefono, in pochi semplici passi.
Tutti i telefoni hanno un account con il quale sono stati attivati e sono gestiti, va ricordato e la password va custodita con cura, deve essere recuperabile in fretta in caso di necessità.
Il telefono va protetto con un PIN serio di almeno 6 cifre e con la protezione biometrica.
Il blocco schermo va attivato con un tempo ragionevole, che non è mai maggiore di 3 minuti di inattività
Deve essere attivo il backup del telefono su un servizio cloud, è facile, si fa in pochi click e, in certi casi, costa una cifra ridicola.
Il telefono non va mai dato sbloccato a nessuno, neanche alle forze dell’ordine.
Sui social si leggono analisi tecniche fatte sull’app IO quantomeno ridicole, fatte da gente che ne sa di bit quanto io ne so di teoria delle stringhe. Lasciate stare, leggete le dichiarazioni di PagoPa a riguardo, vi lascio il link

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Da una polemica all’altra, che a stare sui social non si salva mai niente, purtroppo. Dovremmo pensare di spegnerli tutti, a volte.
Il tip non è un polemica, ma il gran pezzo di hardware che l’ha generata per un dettaglio insulso.
Chi lo usa lo sa, se non lo usate ve lo dico, se usate MacOS è di fatto inutile spegnerlo, a fine lavoro lo mettete in standby, il sistema tiene attiva solo la RAM e consuma meno di mezzo watt. Quando tornate premete un tasto sulla tastiera, muovete il mouse o alzate lo schermo del portatile e sta tutto lì ad aspettarvi come lo avevate lasciato. Ho io uptime anche di due mesi, senza nessun problema.
È uscito il nuovo Mac Mini, processore M4, 16GB di RAM, disco da 256GB di base, case davvero piccolo, fa 12 cm di lato e prestazioni pazzesche, per un consumo irrisorio. Ma ha il pulsante di accensione sotto la scocca.
Eh, le polemiche.
Se volevate provare un Mac è il dispositivo giusto.
Se avete un piccolo PC da cambiare e non vi spaventa cambiare sistema operativo, è il dispositivo giusto.
Piccolo, bello, potentissimo e a un prezzo, che per quello che fa e per essere un Mac, è davvero interessante, anche col pulsante di accensione sotto la scocca.

Una nota prima di chiudere, non so mai dove metterle perché chi salta i capitoli, poi si perde i pezzi.
Come sapete, da tempo, chi dona e compila il form, riceve, in tempi non troppo ragionevoli, adesivi, magneti, portachiavi con il logo del podcast.
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Riordinando, il sito ha alzato tutti i prezzi e non di poco.
Da Gennaio dovrò riaggiustare le soglie, purtroppo, l’inflazione arriva pure qui, maledetta.

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
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#339 – Regali di Natale 2024

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#339 - Regali di Natale 2024
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Si deve essere previdenti, che poi Natale arriva, i corrieri si intuppano e si fa tardi. Una lista di cose che ho, che vorrei o che ho trovato e sono interessanti, per prendere appunti e magari metterle in lista per chi vi chiede “ma cosa vuoi per Natale quest’anno? La mia idea è sempre solo una: ognuno dovrebbe comprarsi quello che si vuole e basta. Si risparmierebbero un sacco di soldi e l’acquisto di un sacco di roba inutile.

Alcuni link sono sponsorizzati, altri no, quelli sponsorizzati, come sempre, aiutano il podcast con una piccola percentuale sulla vendita, se non vi va, cercate l’oggetto sul sito e la sponsorizzata si dissolve come neve al sole.

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Lo so che lo avete pensato, sono impazzito. È inizio di novembre e lui parla dei regali di Natale.
No, non sono impazzito, ve lo assicuro.
Innanzitutto perché se volete iniziare a pensarci, questo è il momento adatto, dovete mettere i tracker sui prodotti per il black friday di fine mese, mettere da parte i soldi e iniziare a guardarvi intorno. Poi vi distraete, avete l’albero a casa, i corrieri sono intasati ed è la fine, non arriva più niente e vi tocca aspettare il 2025.
Io non sono un fan dei regali. Arrivano sempre le cose sbagliate, la gente regala quello che piace a lei e non a voi, si buttano un sacco di soldi in cose brutte e inutili, solo perché si deve fare, per me dovrebbero essere aboliti.
Ma questa puntata non è per i regali che dovete fare ad altri, è per i regali che vi fate voi per Natale.
Poi, se conoscete qualcuno nerd come voi, a cui potrebbero piacere queste cose e gliele regalate, magari lo fate contento, ma ricordate sempre che il regalo deve fare contento chi lo riceve e non chi lo fa.

Prima di iniziare, un’introduzione dopo l’introduzione.
Vi proporrò cose che ho, che ho provato o cose che vorrei, non tutte le ho provate, ma se ve le propongo c’è una ragionevole certezza che non siano delle schifezzine. Non c’è la garanzia che vi piacciano per forza. Non venite a lamentarvi da me, tutto qui.
I link saranno di siti e produttori diversi, se sono di amazon sono sponsorizzati, valutate con i plugin Keepa o CamelCamelCamel l’andamento dei prezzi per capire quando comprarli. Se li prendete lì, a me arriva una piccolissima percentuale fra tre mesi, se li trovate altrove va bene lo stesso, non c’è nessun obbligo.
Non ho link sponsorizzati su altri siti.
Le mie revenue del podcast vengono essenzialmente dalle donazioni, per le quali non vi ringrazio mai abbastanza. Ma se non ne avete mai fatte e ascoltate il podcast regolarmente, potreste pensarci, secondo me.
Direi che possiamo iniziare, in rigoroso ordine casuale.
Sarà una puntata lunga, mettetevi comodi e ricordatevi che i link sono tutti nelle note che potete consultare comodamente dalle vostre app di podcast o dal sito e che per ogni prodotto c’è il gingle e il capitolo.

Pokit Pro, il multimetro definitivo
Avevo un problema al lavoro, dovevo cercare una dispersione che avveniva a caso e stava rompendo davvero le scatole. Con il mio fido multimetro digitale che ho da 20 anni non ne venivo a capo. Allora ho preso il multimetro digitale più bello del mondo.
Il pokit pro è il multimetro digitale più piccolo che esista, credo, ha la forma di una grossa penna, non ha display, la batteria si carica via USB-C e soprattutto è bluetooth.
Questo perché lo schermo del multimetro è il vostro telefono. Lo collegate, accendete l’app ed ecco che appaiono le misurazioni di tensioni, correnti e resistenza.
Vi fa vedere anche la misura massima che è stata fatta, e in più, perché visto che costa 200€ qualcosa in più lo deve fare, fa da data logger.
Lo collegate, gli impostate la frequenza di misurazione e ve ne andate, ed ecco che lui inizia a misurare con l’intervallo di tempo impostato, poi tornate e avete i risultati.
Finita qui? No.
Fa anche da oscilloscopio, ve l’ho detto che è una roba pazzesca.
Lui in accoppiata con il vostro smartphone.
Se siete ricchi all’app potete collegarne fino a 4 insieme.
Secondo me, dovreste prenderlo con i due kit di espansione, così da avere le pinzette a coccodrillo, il connettore per i cavi coassiali e il sensore di temperatura.
Vi lascio il link al sito del produttore e all’importatore tedesco, che costa un po’ di più, ma fattura, se avete la P IVA e la consegna è in 3 giorni senza dogana.

SteamDeck, la console portatile
Ho parlato della Steam Deck nella puntata 305, fate riferimento a quella per i dettagli. È un regalo costoso, ma è un computer quasi tascabile con tutto Steam dentro, ha un display fantastico, ma se volete risparmiare e prendere la versione LCD si fa rispettare lo stesso.
Potete giocare ovunque, è comoda e ci girano anche i giochi tripla A, con qualche limite, ma fidatevi, ci sono una marea di giochi indie bellissimi su cui passare centinaia di ore. Secondo me, come accessori imprescindibili serve un vetro opaco da mettere sullo schermo, una custodia dove mettere il carica batterie e qualche accessorio, una microsd da mezzo tera e un paio di cuffie con il cavo, poi siete a posto.
Compratela dallo store di Steam, direttamente.

Anker battery pack 25000mAh
C’è sempre bisogno di energia in giro, Anker ha fatto un battery pack capiente, grande e pesante, fa 6 etti.
Ma è da 24.000mAh e carica fino a 140W, con il cavo USB-C adatto.
Ha un display che vi dà tutte le informazioni necessarie, come la percentuale di carica e le potenze in ingresso e uscita, carica senza problemi un PC portatile o la SteamDeck, se siete in giro senza una presa elettrica.
Pesa, ma torna molto utile in moltissimi casi, soprattutto per il fatto che è dannatamente veloce a caricare le cose e, se avete un alimentatore potente, a caricare lui quando è scarico.
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Cavo USB-C in silicone
Parliamo di cavi USB-C, sul mercato ce ne sono centinaia e si deve fare attenzione, non tutti vanno bene a fare tutto, anche se i connettori sono tutti uguali e si infilano negli stessi connettori. Se vi serve un cavo USB-C dovete valutare se è solo USB3, se va bene anche per il video, se va bene anche per il Power Delivery e fino a che potenza arriva.
Ebbene, dentro ai connettori ci sono dei chip, non ci sono solo dei fili.
E i fili all’interno devono poter supportare correnti anche molto elevate.
Il Power Delivery arriva a 20V e 140W, vuol dire che passano 7A, non bruscolini.
Poi il cavo deve essere anche resistente e bello da vedere.
Questo che vi propongo è di silicone, morbido, molto particolare al tatto e, incredibilmente, non si annoda mai, ma proprio mai, neanche se ci provate, sembra magico.
C’è di diversi colori e porta fino a 100W, fa solo alimentazione, non trasferimento dati.
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Cavo USB-C che indica la potenza in uso
Rimaniamo sui cavi USBC power delivery. Io sono una scimmia e mi piace sapere a quanto stanno caricando i vari dispositivi, così so se il caricabatterie che sto usando è a tappo o se la carica è terminata, anche senza prendere il dispositivo in mano o accenderlo, se leggo 0, la carica è finita.
Esistono dei cavi che sul connettore hanno un piccolo display che indica la potenza che sta passando attraverso di essi.
Per una persona curiosa come me sono bellissimi.

Cavo USB-C multistandard
Ultimo cavo, poi la smetto. Quando siete in giro e avete bisogno di collegare qualcosa a qualcos’altro o di caricare qualcosa, mi raccomando, fate sempre attenzione a cosa collegate ai vostri dispositivi, potreste trovare più combinazioni di connettori, in barba agli standard.
USB A, quello vecchio rettangolare, o USB-C, quello nuovo Piccolo, sul dispositivo al quale volete collegarvi.
Micros USB, USB-C o Lightning sul vostro dispositivo mobile, l’ultimo è quello dei dispositivi apple fino a iPhone 14.
Se fate tutte le combinazioni per essere tranquilli, vi servono 6 cavi.
Rolling Square ha fatto la magia. Un solo cavo con tutte le combinazioni possibili sui connettori e un cavo bello e resistente, di varie lunghezze.
Io ne ho uno piccolo piccolo con i connettori magnetici nel portachiavi e uno più lungo nel marsupio.
Se mi serve carico qualunque cosa da qualunque presa, senza alcun problema.
E ho anche scoperto da Federico di Easy Apple che la loro assistenza è spaziale.

Caricatore USB-C 65W
E ora che avete tutti questi cavi che ci fate? Li usate con un caricatore Power Delivery. La regola è facile. Più il caricatore è potente, più le batterie si caricano in fretta, ma solo se il sistema di carica gestisce tutta questa energia.
Vince sempre il più lento tra caricatore, cavo e dispositivo.
Avete un caricatore da 100W, un cavo che regge 100W e un dispositivo che si carica al massimo con 20W, tipo un telefono? La carica andrà a 20W.
Avete un caricatore da 65W, un cavo da 100W e un portatile che regge una carica da 100W? La carica andrà a 65W
Avete un caricatore da 100W, un cavo che regge 20W e un portatile che regge una carica da 100W? La carica andrà a 20W.
Quello che vi propongo è un caricabatterie che va bene con tutto, da 65W totali, bilancia la carica a seconda di quello che ci collegate e va bene per qualsiasi cosa, sarà solo lento per i battery pack più capienti o per i portatili più grandi. Ed è anche abbastanza piccolo.

Busta porta cavi
Ma tutti questi cavi, cavetti e caricatori, dove li mettete? Io ho una mania per queste cose, ma forse l’avevate capito, forse. Ho una bustina con tutti gli scomparti che contiene un caricatore e tutti i cavi necessari per caricare tutte le cose che mi porto in giro. Poca spesa, siamo intorno a 10€, e tanta resa. Non ci devo pensare, se parto per un viaggio, una trasferta, un fine settimana, prendo la bustina e so che carico ogni cosa avrò appresso.
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Zaino Everki Atlas
Parlando di viaggi e cose da portare in giro, che ne dite di un bello zaino? Ci sono marche e modelli per ogni tasca, necessità e dimensione. Dopo aver cercato in lungo e in largo per anni, credo di aver trovato quello definitivo, che ha sostituito il mio vecchio Lowerpro.
Soprattutto perché con il lavoro in datacenter mi devo portare appresso le cuffie antirumore DPI, non quelle a cancellazione attiva, e quelle che uso, che hanno il bluetooth e il microfono, sono davvero voluminose.
Lo zaino Everki Atlas contiene tutto quello che mi serve per andare a lavorare, ci sta comodo, non schiaccia niente, ed è anche comodo sulle spalle.
Le cerniere sono robuste e tutto l’aspetto è davvero solido. C’è in due taglie, a seconda del portatile che ci dovete mettere dentro.
Ci sta anche tutto quello che serve per un fine settimana fuori o come bagaglio da portare in aereo, ci ho messo dentro la Steam Deck, le cuffie grandi, il battery pack, la mirrorless con un obiettivo, un cambio, il portatile, il kindle e c’era ancora spazio.

Sacchetto per telepass
Se avete un sistema di telepagamento del pedaggio, adesso che il monopolio è finito, in Italia ne abbiamo tre, potrebbe essere necessario, per certe tratte, dover pagare alla moda vecchia, con biglietto e carta di credito, per i motivi più disparati. Ad esempio io preferisco pagare le tratte lunghe che mi rimborserebbero, direttamente con la carta aziendale, ma per la tangenziale ho l’abbonamento.
Come si fa? Si prende questo sacchetto che è una gabbia di faraday morbida, si mette la macchina dentro e questa non sarà rilevata dall’antenna, facile e immediato.
Ricordatevi di farlo prima di prendere il biglietto, però.

Treppiede selfie telescopico
Se siete avvezzi a fare foto e video con il telefono sempre e ovunque, potrebbe servirvi un super selfie stick. Questo, chiuso, sembra un manganello e fa un po’ ridere.
Ha un telecomando bluetooth estraibile con batteria ricaricabile con USB-C e poi si può estendere fiono a quasi due metri, in cima ha la manina per tenere il telefono regolabile in ogni direzione e sotto si aprono tre piedi e diventa anche un cavalletto. Tutto in uno. Fenomenale.

Leatherman multiuso
Un’altra delle mie passioni, alla quale devo stare attento, è quella dei coltelli. Credo di aver comprato un coltello in ogni posto dove sia stato, ho avuto problemi con la dogana per un coltello comprato negli USA e tutte le volte che passo in centro davanti a una famosa coltelleria mi fermo a guardarla tutta per bene.
Leatherman fa attrezzi che si possono definire da survival, da chiuso sembra un paio di pinze, poi si apre e c’è la lama liscia, il seghetto, il cacciavite, il fischietto, il sistema per fare le scintille, l’apriscatole, l’apribottiglie e altre 15-16 cose.
Come un coltellino Victorinox, amo anche quelli, ma un po’ più rugged e con le pinze.
Lo userete? non credo
Lo volete? Certo che lo volete, anche se costa troppo
La qualità di costruzione e dei materiali è davvero notevole.

8bitDO (tutto)
Anche qui siamo nella categoria “non mi serve, ma voglio tutto”, però, diciamolo, se non ci si fanno i regali di cose che non ci servono, quando le compriamo?
8bitDo è un marchio che fa dispositivi di input, come li chiamerebbero a scuola, in stile retro. Tastiere, mouse, ma soprattutto controller per giocare.
Li fa di ogni genere e specie, di ogni colore e che richiamano le forme dei controller delle console dei tempi in cui noi anziani eravamo giovani.
Hanno anche dei grossi pad che richiamano esattamente il controller dei coinup, con la levetta e i pulsantoni.
Solo che hanno la connettività che va bene per i nuovi dispositivi, USB, 2.4GHz e Bluetooth, alcuni solo una di queste, altri tutte.
E sono compatibili con una marea di dispositivi, PC, Mac, console, applicazioni di retrogaming, SteamDeck, coprono quasi tutto il parco di hardware fatto per giocare.
La qualità costruttiva è davvero buona, sia come plastiche che come contenuti, a partire dagli stick, che sono a effetto hall e non a resistenza. Per questo motivo non hanno superfici che si consumano e, nel tempo, niente drift.
Vi lascio nelle note il sito ufficiale e un link alla ricerca su Amazon, dove trovate parte del catalogo.
Prima di aprire questi link, vi avviso, il pericolo di spendere di impulso è altissimo, per fortuna ci sono anche pad da meno di 20€

Super temperino
Passiamo a qualcosa di fisico. Se a casa usate delle matite normali, di quelle di legno, a un certo punto avrete avuto bisogno di temperarle.
Nel mondo ci sono molti tipi di temperini diversi, da quello metallico a mano, ai più sofisticati.
Quello che vi propongo è grande come un bicchiere da bibita, funziona a batteria, dentro ha una piccola fresa e non una lama, lo tenete sulla scrivania e fa già la sua figura, inserite la matita e in 3 secondi netti ecco che esce temperata e pulita in modo assolutamente perfetto.
Sembra fantascienza, ma è solo meccanica.
È solo un po’ rumoroso, ma è talmente veloce che non è un problema.

ATOTO per apple car
Da qualche tempo, ormai anni, in automobile, il telefono è diventato un’appendice quasi indispensabile. Si fanno telefonate, mi raccomando con il bluetooth, che vedo gente in auto da 50.000€ con il telefono all’orecchio e mi viene l’orticaria, si ascolta la musica, si usa il navigatore, visto che quello integrato dell’auto, spesso e volentieri, è offline e non è aggiornato.
Solo che il telefono ha il display piccolo, il supporto sul cruscotto, qualunque esso sia, è sempre in un posto scomodo, è ballerino, insomma l’usabilità non è delle migliori. Le auto sufficientemente nuove hanno un sistema di infotainment che comprende la possibilità di collegare il telefono e attivare Apple CarPlay o Android auto, che sono la funzionalità che trasferisce il telefono sul display della macchina, con solo le app necessarie e i pulsanti grandi. Gran cosa, davvero.
Le auto più vecchie non hanno questa possibilità.
Ma si può ovviare, comprando un dispositivo aggiuntivo da installare sul cruscotto, si alimenta tramite l’accendisigari e si collega al cavetto AUX dell’auto.
Il dispositivo è un display sufficientemente grande con un piccolo computer all’interno e ha il bluetooth.
Collegate a lui il telefono invece che all’auto ed ecco a voi Apple CarPlay o Android auto su una vettura vecchia.
Dovete solo fare attenzione a montarlo in modo che sia stabile, in un posto che non ostruisca la vist della strada e che sia facilmente raggiungibile dalla vostra mano per comandarlo.
Sistemate tutti i fili e via, problema risolto, entrate in auto, la accendete e avete il telefono su un display serio.
Vi lascio nelle note quello che ho preso io qualche mese fa, ma se cercate ce ne sono tantissimi.

Bose cuffie QC
Che io sia malato di cuffie è cosa nota, tra casa e lavoro ne ho molte, no, siamo seri, troppe. Ho quelle grandi over ear, le airpods, quelle per la console, quelle che uso in ufficio, quelle che uso con il pc dell’ufficio, ma a casa e ancora e ancora. Troppe.
I produttori di cuffie sono tantissimi e, ad essere sincero, se non si è grandi esperti, le differenze, se non tra le schifosissime e quelle da wow non è facile percepirle.
Io mi sono affezionato anni fa a Bose e, da tempo, le mie cuffie principali, che mi porto in viaggio e che uso per registrare il podcast sono loro, la serie QC che ha anche uno dei migliori sistemi di riduzione del rumore sul mercato.
Hanno il cavetto audio, sono bluetooth multipoint, per essere collegate a due dispositivi insieme.
Al momento sul mercato ci sono le QC standard e le Ultra. A quanto ho letto, le Ultra sono anche meglio delle Sony XM5, non le ho prese perché ho letto che l’audio con il cavo fa post processing e introduce un po’ di lag, cosa non proprio bella mentre si registra un podcast.
Uso le QC standard e sono uno spettacolo.

Magliette Qwertee
Non solo elettronico in questa puntata. Se amate le magliette con disegni simpatici, con soggetti nerd, spesso crasi tra più temi diversi, siete arrivati al punto giusto. Sul sito qwertee avete trovato quello che fa per voi. Centinaia di soggetti, per tutti i gusti, pronti da essere messi nel carrello e ordinati. Io, da anni uso solo le loro magliette, ho un cassetto pieno, le stampe reggono bene anche molti lavaggi e il cotone è di buona qualità
Prima spedivano da UK, da Brexit si sono spostati in Irlanda, niente dogana e in ogni spedizione c’è un pacchetto di caramelle Haribo. Fanno spesso sconti, se vi iscrivete alla loro newsletter, 4-5 volte all’anno fanno la clearing sale e vi portate via le magliette a 4-5€.
Oltre a Qwertee c’è anche Pampling, due siti al prezzo di uno.

Ifixit pro
L’angolo del fai da te comprende l’immancabile kit di attrezzi per aprire e riparare qualsiasi piccolo dispositivo, un telefono, il pad di una console, le astine degli occhiali, un PC portatile, insomma tutto quello che non ha bisogno della chiave del 15.
Dopo averne provati un po’, aver rotto le punte su viti dure, essermi fatto male alle mani, ho decretato che meglio del kit di iFixit Pro non c’è niente. È talmente buono che li ho fatti prendere per usarli in datacenter dove lavoro.
Il cacciavite è piccolo, solido e comodo.
Ha la prolunga morbida per le viti scomode da raggiungere, ha decine e decine di punte.
Poi ci sono tutti gli accessori a corredo per aprire ogni dispositivo senza lasciare segni, pinzette, ventose, ha persino il braccialetto antistatico da indossare mentre si lavora.
Il tutto in un unico pacchetto con chiusura a velcro.
E sul loro siti ci sono le guide per riparare praticamente ogni dispositivo, con foto e video. Eccezionali.
Se volete un kit più piccolo, ce n’è uno tutto in metallo con il porta punta integrato nel manico, magnetico, di Hoto, che è bellissimo e adattabile ad ogni piccola borsa del perfetto tecnico. Ha il solo difetto che non ha le punte pentalobe, che sono come le torx, ma a 5 invece che 6 punte.

Torcia Olight
Abbiamo tutti la torcia sul cellulare, fin qui non si discute e ce l’abbiamo sempre in tasca. Il telefono però spesso è scarico e da tenere in mano non è proprio comodo, spesso, e non sembra, più spesso di quanto possa sembrare, avere una piccola torcia, molto potente, ricaricabile con USB-C, può tornare utile. Olight è questo. La si può mettere nel portachiavi, ha 3 livelli di luminosità e al massimo è davvero un piccolo faro, quasi da usare anche come difesa personale di notte puntandola negli occhi di un’altra persona. Non dico che la uso tutti i giorni, ma mi capita spesso ed è nettamente più comoda della torcia del telefono

Ring Intercom
Dispositivi da comprare per la casa domotica credo ce ne siano una quantità tendente a infinito. Ogni produttore, anche loro infiniti, ne ha decine.
Ma uno, secondo me è quello che cambia davvero la qualità della vita in un appartamento, non ci credevo, ma l’ho sperimentato sulla mia pelle e ora non posso farne più a meno.
Ring Intercom si collega al citofono, anche quelli condominiali, la lista delle compatibilità, che va verificata prima, è lunghissima.
Una volta collegato, non serve alimentarlo, va a batteria, rende il citofono smart.
Passa tutto dai server di Ring, ed è collegabile a Home Assistant.
Quando qualcuno suona il campanello vi arriva una notifica sul telefono.
Dal telefono potete rispondere al citofono come se fosse una telefonata.
Sempre dal telefono potete aprire il portone.
Il tutto che voi siate a casa o da qualunque altra parte del mondo.
Vi assicuro che è una comodità pazzesca.
E se mettete un interruttore sul filo del campanello, questo a casa non suona e vi arriva solo la notifica sul telefono.
Se lo integrate con Home Assistant potete sbizzarrirvi con le automazioni.

Terrible Maps, il libro
Lasciamo il digitale e passiamo al cartaceo. Esiste un account Twitter che è diventato molto famoso disegnando mappe del mondo molto particolari e divertenti. Questo è un podcast e raccontarci una mappa è pressoché impossibile, aprite Terrible Maps su un qualunque social e le potete vedere.
Il gestore dell’account è davvero un genio.
Ci ha fatto un libretto, che volevo comprarmi e l’amico Alex mi ha regalato, battendomi sul tempo.
Il libretto è bellissimo e molto ben fatto, secondo me non dovrebbe mancare nella vostra libreria

Card find my per portafogli
Questo oggetto non ce l’ho, ma lo bramo. Tutto quello di cui vi ho parlato prima ce l’ho, l’ho provato e vi posso garantire che se ve ne parlo, c’è un motivo pratico.
Questo me lo hanno linkato e mi è salita la scimmia, prima o poi ce l’avrò.
Avete presente gli airtag per non perdere le cose? Io li ho messi ad ogni mazzo di chiavi, nello zaino, nelle valigie, persino in auto. Ma nel portafogli è troppo spesso, soprattutto adesso che ho uno di quelli piccoli che tiene solo poche banconote e le varie carte.
Come fare?
Hanno fatto un sistema compatibile con il Find My di Apple, ma a forma di carta di credito, che sta perfettamente in un portafogli. Ha una batteria dentro e si ricarica tramite un caricatore wireless.
É bellissimo e geniale allo stesso tempo.
Lo so che se avete iPhone lo volete anche voi

Schedina per home server
Poteva mancare una schedina grande come una carta di credito che sostituisce un computer e che può fare di tutto consumando poca corrente in una lista di regali di Natale per nerd? No. Ma non è un Raspberry, perché ormai tutti ne avete almeno uno e non avrebbe senso proporvela.
Questa scheda è un po’ diversa. E dicendo un po’ sono riduttivo.
Ha due schede di rete, due porte USB, due porte SATA, uno slot PCI Express 4x, un processore Intel, un dissipatore passivo integrato nel case e supporta storage fino a 36TB. A partire da 99$
Fermi, ci sono altre cose nella puntata prima di andare a comprarla!
Vi ho messo la curiosità, eh?

Scanwatch2
Nel mondo esistono ormai migliaia di tipo di smartwatch e smartband che fanno più o meno tutti le stesse cose, io ho l’Apple Watch, non ho quello che sto per proporvi, ma l’ho visto e devo dire che mi ha fatto salire un po’ la fregola.
A vederlo è un orologio normale, rotondo, con le lancette e qualche quadrante aggiuntivo.
Uno di questi quadranti è un display, se no non sarebbe smart.
Le sue funzionalità sono orientate alla salute, misura temperatura, battito cardiaco, ossigenazione del sangue, passi, attività fisica e sonno, si integra con le app salute del telefono e, con un abbonamento annuale fa anche analisi approfondite.
Interessante, se volete avere al polso un orologio, diciamo, normale.

Ring AIR
Sempre wearable, sempre un oggetto che non ho, ma tecnologicamente molto interessante. Volete misurare la vostra qualità del sonno, ma odiate avere un orologio al polso? bene, esiste l’anello smart, vi mandano il kit per sapere di che misura ordinarlo e poi ecco l’anello smart che misura come dormite, è anche bello da vedere.
Misura anche frequenza cardiaca, passi e ciclo mestruale. Tutto in un piccolo anello a 360€. È quasi magico tanto è piccolo e tante cose fa.
Magari non lo conoscevate e adesso avete la curiosità.

Insta360 Ace, la action Cam
Abbiamo tutti un telefono in tasca per riprendere ogni cosa, foto e video. Ma in certi casi avere un dispositivo specializzato è un’idea migliore. Troverete una recensione dettagliata della Insta360 Ace in una delle prossime puntate, ma vi anticipo che è un’ottima action cam che non ha nulla da invidiare alla più nuova e costosa Pro e anche la Pro 2, è stabilizzata in un modo pazzesco, ha una resa cromatica eccellente in ogni situazione di luce, tanta, poca, contro sole o di notte, fa video di ogni tipo e, abbinata con un kit di accessori diventa davvero interessante per riprendere video in ogni occasione.
Ovviamente poi dovete avere tempo, voglia e spazio sul disco per montarli, se no è inutile.

Grid Studio
Chiudo questa lunga e dispendiosa puntata con un quadretto da appendere al muro, ma un quadretto, anzi molti quadretti tra cui scegliere, tutti bellissimi.
Immaginate un dispositivo, un telefono, una console portatile, un pad, uno smartwatch. Aperto, con tutti i pezzi divisi e ben disposti con le loro spiegazioni all’interno di una cornice.
Ecco questi sono i quadretti di Grid Studio.
iPhone, iPod, Blackberry, Nokia 3310, Gameboy, Pad vari così via. Ci sono dispositivi per ogni gusto.
Arrivano dall’estero, ma senza dogana, in pochi giorni.
Vi assicuro che la resa è fantastica, ne ho appesi quattro in ufficio e tutti quelli che entrano si fermano sempre a guardarli.

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Ma non solo, ha anche bisogno di un ritorno in soddisfazione per chi lo produce, settimana dopo settimana, da quasi 10 anni.
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Potete farlo in modi diversi, tramite Satispay, Paypal o con il Value for Value, con le applicazioni che lo gestiscono, se volete più informazioni sul value 4 value potete fare riferimento alla puntata 297.
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Stories 11/2024 – Misurare il tempo

Pillole di Bit
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Stories 11/2024 - Misurare il tempo
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Dalla meridiana agli orologi atomici che sincronizzano via GPS di tempo ne è passato moltissimo, l’umo ha sempre trovato modi molto ingegnosi per misurare il tempo ed è sempre riuscito a raggiungere livelli di tecnologia elevatissimi. Una carrellata delle tecnologie, della meccanica e dei bit.

Questa puntata extra è uscita per ringraziarvi della generosità che avete dimostrato nel mese di settembre 2024, con le vostre donazioni. Ne volete un’altra? Contribuite a riempire il grafico a torta che trovate nella barra laterale del sito, se a fine novembre arriva al 100%, il primo di gennaio arriva la nuova puntata di PdB Stories.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Pillole di Bit Stories è un podcast speciale, che esce il primo giorno del mese, come ringraziamento, quando le donazioni superano una certa soglia. Oggi è il primo di Novembre 2024 ed esce perché a Settembre siete stati davvero molto generosi e ho pensato che fosse dovuto un ringraziamento speciale. E come ringraziarvi, se non con una puntata extra, diversa dal solito, al di fuori della consueta scaletta?
Grazie, davvero, e buon ascolto di questa puntata dedicata ad una storia dell’informatica o della tecnologia

Misurare il tempo è una cosa che l’uomo cerca di fare e a da tempo immemore, abbiamo sempre visto che il Sole sorge e tramonta in modo regolare, che la Luna passa da piena a nuova in periodi sempre uguali, che il clima cambia, durante più giornate e più cicli lunari, in cicli altrettanto lineari, fa caldo, poi fa meno caldo, gli alberi perdono le foglie, fa freddo, poi torna ad essere tiepido, gli alberi rimettono le foglie e torna il caldo.
Misurare tutte queste cose, in generale il tempo, è stata una cosa che l’uomo ha cercato di fare da sempre.
Uno dei primi modi, che pare sia stato usato ancora prima degli Egizi, che abbiamo ancora oggi in molti posti, è la meridiana.
Un palo nel terreno o su un muro, la cui ombra si sposta seguendo il movimento del sole.
Non serve aver studiato astronomia, non astrologia, quella è non-scienza per prendere in giro la gente, per comprendere alcuni limiti della meridiana.
Segna l’ora giusta praticamente solo a mezzogiorno, con il variare delle stagioni il movimento apparente del sole in cielo cambia e le ore indicate dall’ombra sono sempre diverse.
In più di notte non funziona, mancando il sole.
La luna non c’è sempre e quando c’è la sua posizione nel cielo non è sempre la stessa e non può essere indicativa dell’orario.
Un bel problema.
Nella storia sono rimaste tracce di antichi orologi con complicati meccanismi ad acqua, che potevano funzionare sempre, anche di notte, grazie al costante apporto di acqua che faceva funzionare i meccanismi.
Ce n’è uno anche a Roma a Villa Borghese, se siete interessati.
Nel medioevo nascono i primi orologi a molla e intorno al 1300 vengono installati sui primi campanili, la precisione non è eccelsa, ma permettevano alle persone di sapere l’ora sempre, guardando verso il campanile.
Uno degli orologi meccanici più antichi in Europa lo si può vedere nella cattedrale di Salisbury, nel sud dell’Inghilterra, è datato 1386, io l’ho visto e mi sono fermato ad osservarlo fino a quando mia moglia mi ha detto “ehi abbiamo un viaggio da fare”, è pazzesco nella sua semplicità, ma fa tutto, rintocchi compresi.
Uno degli orologi meccanici più famosi in europa è l’orologio astronomico di Praga, costruito nel 1410.
Credo sia uno degli orologi più belli che abbia mai visto.
L’uomo ha sempre avuto una capacità meccanica che, se la pensiamo nel secondo secolo, fa impressione.
Progettare e realizzare ruote dentate così precise da fare un orologio del genere nel 1400, se ci pensate bene, è una cosa straordinaria.
Il problema però è sempre uno: avere un battito di riferimento, noi ora diremo una frequenza di clock, preciso su cui fare affidamento, per non dover regolare l’orologio di continuo.
Intorno al 1600 ci viene in soccorso Galileo Galilei che studia il movimento del pendolo, grazie al suo isocronismo, la regolarità dell’oscillazione, abbiamo finalmente un modo su cui basare il procedere del tempo.
Se abbiamo un sistema che si muove in modo regolare, sempre nello stesso tempo, possiamo fare in modo di attaccarlo a un altro sistema che misuri lo scorrere del tempo.
Fisici, per cortesia perdonatemi.
Se ho un punto fisso, al quale collego un filo inestensibile e alla fine una massa puntiforme, in un ambiente privo di attrito, se faccio oscillare la massa puntiforme, questa oscillazione durerà sempre lo stesso tempo da quando io la avvio.
La durata dell’oscillazione varia in base alla lunghezza del filo e alla dimensione della massa.
Nel mondo reale si può creare un pendolo con un’asta al fondo della quale è fissato un peso, la distanza tra il fulcro dell’oscillazione e il peso si può regolare, in modo da poter tarare l’oscillazione, in modo che duri esattamente un secondo.
Visto che nel mondo reale c’è l’aria e ci sono gli attriti, esistono dei sistemi, detti scappamenti, solitamente dei pesi su catena, che aiutano il pendolo a non perdere velocità nel tempo, questi vanno regolarmente riposizionati, come se fosse la carica del pendolo stesso.
Abbiamo il nostro clock a 1 Hz, una volta a secondo.
Oppure un multiplo, che possiamo poi dividere
Tramite una ruota dentata e due fermi che oscillano, il pendolo permette a un meccanismo di muoversi, con regolarità, una volta a secondo.
Con gli adeguati ingranaggi, questo meccanismo fa muovere le lancette delle ore e dei minuti.
Il primo orologio a pendolo fu brevettato nel 1656.
Dal 1657 in Olanda, ora Paesi Bassi, venne iniziata la produzione.
Abbiamo finalmente un sistema abbastanza preciso per misurare il tempo, ma ha un piccolo problema, che, effettivamente, piccolo non è: le dimensioni.
Non si può mettere un orologio a pendolo in ogni posto dove sarebbe comodo avere un orologio in città e non si può mettere un orologio a pendolo in tasca.
Nel 1880 a Parigi hanno fatto una cosa, che quando l’ho scoperta, ho semplicemente esternato “wow!”
La legge di Segal dice “Un uomo con un orologio sa che ore sono. Un uomo con due orologi non ne è mai sicuro.”
Immaginate di avere una città, tanti orologi in giro e tutti che segnano un’ora diversa. Un incubo.
In quel periodo avevano una rete di posta pneumatica nel sottosuolo molto estesa, ma centinaia di km.
La posta pneumatica l’avrete vista nei supermercati, quando la cassiera infila un po’ di contanti in un bussolotto e poi questo in un tubo che con un risucchio va via.
Il tubo, sottoposto a variazioni di pressione, fa muovere questi bussolotti a velocità molto elevate tra due posti.
Lo usavano anche nell’ASL solve lavoravo intorno al 2000 a Pinerolo, in provincia di Torino, tra gli uffici e l’ospedale, che distavano circa 500m.
Cosa hanno fatto questi geni dei francesi?
Hanno preso un orologio master, a pendolo e lo hanno messo in un punto dove avevano l’arrivo dei tubi della posta pneumatica e il compressore per l’aria.
Hanno collegato il meccanismo dell’orologio, dopo vi parlo dell’orologio che ho visto a Salisbury, a una valvola tra il compressore e i tubi dell’aria compressa.
Poi hanno messo gli orologi in città, tutti collegati ai tubi dell’aria compressa.
L’orologio master, tramite un meccanismo puramente meccanico, apriva per un attimo la valvola del compressore per un attimo, sufficiente a inviare un impulso di aria compressa lungo i tubi che, arrivati agli orologi collegati, azionavano un martelletto che faceva andare avanti l’orologio di un minuto.
Non sincronizzati in tempo reale, perché all’aria serve il tempo di muoversi, ma sicuramente non tutti sfasati come potrebbero essere due orologi da taschino a molla che non sono stati sincronizzati per qualche giorno.
La sincronia degli orologi evolverà nel tempo, ma ci arriveremo.
Ho parlato degli orologi da taschino, ma anche quelli da polso.
Gli orologi al quarzo, di cui ho parlato nella puntata 296, non c’erano ancora, era tutto meccanico.
In qualche modo si doveva replicare, molto più in piccolo, il funzionamento del pendolo, per avere qualcosa che battesse il tempo in tasca.
La meccanica degli orologi è una cosa pazzesca, se andate a studiarla, è quasi ipnotizzante.
Come si può fare per avere un pendolo così piccolo?
Serve qualcosa che oscilli, essendo così piccolo non sarà sicuramente un’oscillazione al secondo, ma deve generare un movimento simile al pendolo.
Prendete un oggetto circolare, piccolo, mettete dei microscopici pesetti alle sue estremità e fissate il centro a un perno che è fissato ad una piccolissima molla di quelle circolari che si arrotolano.
Abbiamo un pendolo, negli orologi piccoli è chiamato bilanciere.
Lo facciamo oscillare, la molla si tende e poi rilascia, facendolo muovere continuamente, ad una velocità data dalla posizione e dimensione dei pesetti di cui parlavo prima, che sono regolabili.
La molla è uno scappamento, come per il pendolo vero, impedisce al pendolo di fermarsi, ma si scarica, va quindi caricata a mano con una piccola ghiera che esce dal quadrante dell’orologio.
Il bilanciere, con un meccanismo del tutto simile agli orologi a pendolo da casa, ma molto più piccolo e con rapporti diversi, visto che oscilla in modo diverso, farà muovere le lancette.
Essendo meccanico la sua precisione non sarà altissima e ogni tanto andrà risincronizzato a mano.
Esistono gli orologi automatici, che hanno un piccolo peso all’interno dell’orologio che si muove con il movimento del polso e va a caricare continuamente la molla, evitando che questa si scarichi.
Anche questi sono da sincronizzare a mano ogni tanto facendo riferimento ad un orologio più preciso.
Poi è arrivata l’elettronica e i quarzi.
Il quarzo, grazie alle sue caratteristiche piezoelettriche, se ha una tensione applicata, genera una frequenza molto stabile, questa, se adeguatamente divisa, porta da avere una frequenza di 1Hz molto precisa, che applicata a un piccolo motorino, fa girare le lancette di un orologio.
Abbiamo rimosso una buona parte della meccanica, la carica, sostituita da una batteria e il pendolo, sostituito da un quarzo.
La precisione aumenta, ma non è precisissima e soprattutto l’orologio non si adatta al cambio ora solare e legale.
AI tempi moderni e attuali manca un orologio davvero preciso e un sistema per diffondere questa precisione in tutto il mondo.
Non vi parlerò dei fusi orari perché, che ci crediate o no, è roba di una complicazione assurda, ma davvero pazzesca.
Cosa abbiamo, che si possa usare, che oscilla in modo più preciso di un quarzo?
Qui andiamo oltre la mia conoscenza, per questo non sono in grado di raccontarvela facile, ma grazie agli studi degli atomi, siamo riusciti, dal 1949 in avanti, ad avere degli orologi atomici, che sono basati su particolari atomi, come ad esempio i cesio, e che sono così precisi da avere un’accuratezza di un nanosecondo al giorno. Un nanosecondo è un miliardesimo di secondo, per arrivare a perdere un secondo devono passare 2.740.000 anni circa. Direi abbastanza precisi.
Con questi orologi ci sono gli enti che definiscono il tempo standard, al quale tutto il mondo si adegua, a partire dal conosciuto UTC, il Tempo Coordinato Universale, l’acronimo sembra con le lettere invertite perché deve andare bene per l’inglese e il francese.
Ok, ne devo parlare, per sommi capi, nel mondo, a seconda dei meridiani, abbiamo orari diversi, perché il sole illumina la terra, in quanto quasi sferica, no, non è piatta, in tempi diversi, lungo l’arco della giornata.
Il punto di riferimento è il meridiano di Greenwich, in Regno unito, dove c’è il tempo zero.
Tutto quello che è a est, è indicato con un + davanti, perché il sole arriva prima, tutto quello che è a ovest con un -, perché il sole arriva dopo.
L’italia, ad esempio è a +1 con l’ora solare, +2 con l’ora legale
Ma non è finita, io vi avevo avvertiti, ci sono dei fusi orari che hanno dei nomi, indipendentemente dal cambio dell’ora.
Quando vi dicono alle 12:30 CEST, vuol dire Central European Summer Time, l’ora di Roma in estate, ora solare. Se invece vi dicono 12:30 CET, vuol dire Central European Time, l’ora di Roma, ma anche Amsterdam, Berlino e le altre capitali sullo stesso fuso, in inverno, con l’ora legale.
Negli Stati Uniti hanno EST, PST, CST. MST, PST
Vi serviranno? Solo quando lavorate con gente sparsa per il globo o andrete a sviluppare software e dovrete gestire i fusi orari, con tanti auguri.
Torniamo a noi.
Abbiamo finalmente degli orologi precisissimi, che segnano il tempo in un modo più preciso di quello che fa il sole girando intorno alla terra, per questo ogni tanto dobbiamo aggiungere il leap second, come facciamo a diffondere questa precisione in tutto il mondo?
Prima della diffusione di Internet sono state create delle antenne che trasmettevano il segnale dell’ora esatta a grandissime distanze, questo segnale veniva recepito dagli orologi radio controllati, tipicamente una volta al giorno, che si sincronizzavano ed erano sempre sull’ora esatta. Quando comprai il primo, aspettai con ansia il cambio dell’ora per vedere se davvero cambiava l’ora automaticamente, invece di dover passare tutti gli orologi di casa a mano. Ed effettivamente funzionava.
Il trasmettitore più famoso in Europa, il DCF77 è in Germania, vicino Francoforte sul Meno trasmette il segnale orario su una frequenza di 75 kHz e ha una potenza di 50 kW, il segnale, riflesso dalla ionosfera, arriva fino a oltre 1000 km di distanza. Altro che Radio Maria. Ha iniziato a trasmettere data e ora nel 1973.
Tutti sappiamo che le onde radio hanno un loro tempo di propagazione, nella trasmissione c’è la posizione dell’antenna, in modo che l’orologio possa calcolare il tempo di scarto per la propagazione e impostare l’ora giusta. Se volete sapere nel dettaglio come viene trasmessa l’ora, vi lascio nelle note un documento con il dettaglio del protocollo.
In Italia, oltre all’ora esatta del Televideo, su cui potrei fare una puntata, abbiamo avuto per molto tempo il segnale orario della rai, trasmesso via radio dal 1942 e dalla TV, dal 1977. Quello in radio era codificato in modo da essere usato da riceventi per una sincronia automatica, quello in TV credo che i più anziani se lo ricordino

Quando siamo passati alla tv digitale il segnale orario in TV ha perso il suo senso, in quanto il ritardo della trasmissione non prevedibile lo ha reso di fatto inutile.
Adesso siamo nell’era digitale, quella dove c’è Internet per ogni dove, ci sarà qualcosa su Internet, no?
Nel mondo abbiamo molti orologi atomici, questi sono collegati a dei server che diffondono, tramite nomi e IP pubblici un protocollo, NTP, Network Time Protocol, sulla porta UDP 123.
È nato nel 1985 ed è usato attualmente in tutto il mondo per tenere in sincrono gli orologi di tutti i computer del mondo.
Se a noi dà fastidio avere due orologi vicini sfasati, tipo in cucina l’orologio del forno e quello del microonde, avere due server con l’orario sballato può avere effetti catastrofici in moltissimi ambiti, quelli finanziari, i certificati di sicurezza, le chiavi di autenticazione a due fattori con i codici che cambiano del tempo e moltissimi altri settori. Provate a navigare su Internet con un computer con l’ora sfasata anche di poco, non funziona niente.
Il protocollo NTP, con il suo sistema a strati e ridondanza fa sì che quando viene interrogato, possa fornire il timestamp esatto dei secondi e nanosecondi in un pacchetto di 64 bit, partendo dal primo gennaio 1900. Il 7 febbraio 2036 si resetterà.
Ricevuto il timestamp, la macchina sa su che fuso orario è configurata e imposta l’ora esatta.
il protocollo NTP, in una rete locale permette una precisione nell’ordine dei millisecondi, ma su larga scala, complica la velocità in best effort delle reti, mantenere una sincronia precisa, diventa difficile.
È però necessario che, in determinati settori, server e computer abbiano lo stesso orario, ma molto preciso anche se ai meridiani opposti del mondo, come fare?
Lo sapete che i satelliti dei sistemi di posizionamento come GPS o Galileo hanno degli orologi atomici a bordo?
Se si ha un’antenna è possibile ricevere l’ora esatta, ma molto esatta, a questo punto si collega l’antenna a un server NTP locale ed ecco che tutti i server della rete locale avranno l’ora molto più precisa rispetto a quella che avrebbero se fossero collegati a un normale NTP su Internet.
Piccola curiosità finale: gli orologi dei satelliti di posizionamento devono tenere conto della relatività, semplificando moltissimo, prenderò bastonate dai fisici, teoria per la quale lo scorrere del tempo cambia a seconda della velocità alla quale si viaggia.
Questi orologi installati sui satelliti che sono a 20.000km dalla terra e viaggiano a 3,8 km/s devono essere regolati in modo che il loro secondo sia diverso dal secondo a terra, se non fossero regolati in questo modo la precisione del GPS passerebbe da 30cm a 22km.
Vi lascio un PDF con delle slide fatte molto bene.
Da ora in poi, quando guarderete l’ora, la guarderete in modo diverso.

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