#173 – La P.A. e il digitale

Pillole di Bit
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#173 - La P.A. e il digitale
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Che non ce la fanno troppo è ormai chiaro. Quel che no è che chiaro è se lo fanno apposta o se proprio non ci riescono. Ho fatto una carrellata dei disastri del 2020, così, per non dimenticare.

  • Snapdrop, per passarsi file all’interno della rete

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Ciao a tutti e bentornati all’ascolto di Pillole di Bit, questa è la puntata 173 e io sono, come sempre, Francesco.

Il 2020 è stato un anno molto particolare per tutti, il virus, lo stare a casa, il Governo che ha emesso una quantità di Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri per cercare di arginare la pandemia e per mettere le pezze a tutto il danno economico che i fermi hanno provocato.
Siamo negli anni 2000, anzi, 20 anni dopo il 2000, la tecnologia corre e ormai abbiamo tutti uno o più smartphone in tasca, abbiamo tutti uno o più account social, caselle di posta e connessioni ad Internet.
La tecnologia è pervasiva e indispensabile, per fare quasi ogni cosa.
Quindi, visto che siamo stati tutti bloccati a casa, perché non usare la tecnologia anche a livello Statale per fare un po’ di cose che altrimenti sarebbero dovute essere fatte in presenza e quindi con del pericolo?
Così hanno deciso e così hanno fatto, l’Italia ha iniziato davvero a usare la tecnologia digitale nell’affrontare questa pandemia senza precedenti.
La scorsa è stata 100 anni fa dove non c’era Internet e c’era a malapena il telefono e la radio.

Qual è stato il risultato?

Lo abbiamo visto tutti: un disastro dopo l’altro, pare quasi che non ne hanno imbroccata una. Come se per loro la tecnologia fosse qualcosa di altamente sconosciuto. Più o meno come se avessero chiesto a me di gestire la pandemia con l’uncinetto e io mi fossi fatto aiutare da tutti i miei amici che di uncinetto non sanno proprio niente.

Giusto per girare il coltello nella piaga, nella puntata di oggi ho intenzione di fare un rapido excursus delle figure epocali che questa Pubblica Amministrazione ha fatto in ambito digitale o tecnologico intorno alla pandemia del COVID19

Partiamo dagli sportelli delle Poste Italiane, che, dopo anni di code assurde, avevano finalmente vissuto un’evoluzione con il numeratore per tipologia di servizio, così se devi spedire una raccomandata non fai la fila con chi deve pagare il bollettino o fare un’operazione lunghissima sul libretto postale.
Il servizio si è involuto, adesso c’è un solo numeratore per ogni tipo di operazione e l’unica è mettersi fuori con pazienza a fare la coda aumentando il tempo di attesa in media di 5 volte, in alcuni uffici postali si può ancora prenotare con l’app, ma uno ogni 15 minuti e a volte le prenotazioni sono disponibili solo dopo 3-4 giorni.

Passiamo all’INPS, che ha inaugurato i gioiosi click day, con l’erogazione dei bonus per le partite IVA.
Chi gestiva i sistemi informativi, evidentemente non ha mai fatto i conti di quante persone avessero diritto ai 600€ messi letteralmente in palio quella mattina, così quando si è visto sommerso di richieste, ha iniziato ad accampare scuse per nascondere l’inettitudine che ha portato al crash completo del sito INPS, anche dopo che lo hanno messo di fretta e furia dietro a una CDN, sbagliando completamente la configurazione delle cache e permettendo a moltissime persone di vedere i dati fiscali e contributivi di altre persone, causando uno dei più grandi data breach che la storia della Pubblica Amministrazione ricordi. A un certo punto, con estremo ritardo, hanno deciso di chiudere completamente il sito.
Quando il ministro ha riferito in Parlamento ha parlato di un fantomatico attacco DDOS e di altre cose completamente inconsulte e irreali, quando il vero problema è stato che la quantità di accessi era tale che il sistema non era preparato ed è caduto malamente.
Pochi giorni dopo, non contenti, all’INPS sono caduti nella stessa trappola con il bonus baby sitter, hanno fatto un altro click day ed è crashato di nuovo tutto.
Pare che comunque nessuno abbia imparato e capito che l’unico sistema attualmente in grado di reggere a un click day nel mondo è l’e-commerce di Amazon al Black Friday. Ma lo vediamo più avanti.

Adesso tocca a Immuni. Sviluppata, da quel che ho letto, in modo davvero eccellente da una azienda che sviluppa app per smartphone da anni, con criteri che rispettano in modo rigidissimo la privacy del cittadino, non ha mai funzionato perché le ASL non hanno mai usato nel modo corretto tutto quello che ci sta dietro, il sistema di segnalazione e di registrazione dei positivi. Di fatto l’app è completamente inutile perché la gestione non è mai stata fatta come si deve.

Passiamo adesso all’ennesimo click day, quello del bonus ambientale.

Apro una parentesi, io mi sto focalizzando sulla questione tecnologica, che è l’ambiente che conosco ed è l’ambito di questo podcast, non mi focalizzo sull’efficacia medica, politica o economica delle varie azioni, non sono un esperto di questi settori e non sono nelle condizioni di metterci il becco.

Per evitare di fare la figuraccia dell’INPS hanno deciso di affidare il sistema di richiesta del bonus a un servizio che gestisce le code. Questo tipo di servizi prende in carico le richieste di accesso a un determinato sito, le tiene lì in sospeso e le passa al sito un po’ per volta, in modo che questo non scoppi, come è successo per il sito dell’INPS.
In questo caso molta gente ha dovuto fare la coda più volte perché i sistemi che sono andati in palla sono stati quelli per l’autenticazione dello SPID, il sistema che ti identifica per certo come cittadino a livello digitale. Facevi la coda, arrivavi, ti autenticavi, il sistema non ti riconosceva e, passati i tuoi 20 minuti in tentativi di accesso, questi scadevano, facendoti ricominciare la coda.
Questo sistema ha innescato anche un problema etico.
E chi quel giorno infrasettimanale alle 10 del mattino era al lavoro e non poteva disporre di un PC davanti al quale stare ad aspettare il suo turno per avere il rimborso della bicicletta o del monopattino comprato proprio perché sapeva che c’era il rimborso?

Arriviamo al cashback di stato. Quello che dovrebbe invogliarti a pagare con il bancomat e non con i contanti.
In teoria sarebbe stato tutto facile: scarichi l’app IO, registri la tua carta di credito o bancomat, la usi per pagare e in base alle spese fatte, una percentuale di quelle spese ti sarebbe stata restituita come bonifico a febbraio 2021, anzi, marzo,
La campagna partiva l’8 dicembre.
La possibilità di registrare i bancomat è stata data il 7 dicembre
A questo punto milioni di persone hanno cercato di registrare le carte, tipo un click day e indovinate cosa è successo?
Esatto! Si è scassato di nuovo tutto e c’è gente che è riuscita a inserire la propria carta il 21 dicembre. Tipo me. Meno male che c’è Satispay e altri circuiti elettronici che hanno permesso di inserire i sistemi a latere dell’app. Non contenti di questa cosa non tutte le carte erano accettate dal sistema la lancio, discriminando di fatto chi aveva una banca al posto di un’altra, per non parlare della questione, che si sono ben guardati dal raccontare, che le carte con il pagamento contactless, spesso hanno due circuiti e quindi andavano registrate due volte.

La lotteria degli scontrini, per evitare ulteriori problemi è stata rimandata di un mese, i negozi e soprattutto i fornitori dei sistemi di cassa non erano pronti, a causa del poco preavviso che è stato dato loro per aggiornare tutti i software e quello di tutti i dispositivi di tutti i negozi in Italia. Non è una cosa semplice come mangiare un’arachide, forse ancora nessuno lo ha imparato, lassù, nella stanza dei bottoni.

Chiudo la carrellata con il nuovo sfavillante sito che ci informa su quante vaccinazioni sono state fatte in tempo reale in Italia. Il sito iniziale è sui servizi Power BI di Microsoft, non è su un dominio ufficiale del governo, non ha neanche la favicon del Governo e in più, anche se è stato richiesto a gran voce da tempo, non ha la disponibilità dei dati da scaricare in modo disaggregato e machine readable.
Da quando ho scritto la puntata il sito è stato spostato e finalmente ci sono i dati delle vaccinazioni in formato open e machine readable su GitHub.
Ma se le regioni, come la Lombardia, li compilano male, ovviamente, vengono prese le decisioni sbagliate, perché il dato può essere open e accessibile a chiunque, ma se è sbagliato alla fonte, è impossibile capirlo.

Perché tutto questo sfacelo? Secondo me il problema non è tecnico, anche se, vendendo tutti i problemi, pare che sia tutto dovuto a incapacità.
Il problema è sempre lo stesso, se si pensa bene: le decisioni arrivano sempre con un preavviso ridicolo, rispetto alle necessità di tempo per la realizzazione tecnica. Puoi avere il team più bravo del mondo, con gli stipendi più alti del mondo, ma se ti servono delle tempistiche specifiche per aumentare le capacità di un determinato servizio e tu non le vuoi rispettare, quello a cui andrai incontro sarà certamente un flop.

Sapete perché al primo lockdown non c’era lievito nei supermercati e non c’è stata disponibilità per parecchie settimane? Perché il lievito è una coltura batterica, che va fatta crescere e la crescita dei batteri non può essere accelerata, se loro ci mettono, invento, 6 settimane per essere a sufficienza per creare un quintale di lievito, ci metteranno sempre 6 settimane, anche se il direttore generale del produttore di lievito minaccia di frustare a morte tutti i dipendenti in produzione. Sempre sei settimane.

Se un servizio di qualunque tipo è dimensionato per ricevere una media, anche qui invento, di una chiamata al secondo e a un certo punto arriva la notizia che dovrà gestirne centomila, aumentare le risorse hardware, comprarle, noleggiarle o andare a stipulare i contratti con i grandi datacenter, sviluppare il sistema che le dovrà gestire, implementarlo sui sistemi attualmente produttivi, fare i test e renderlo produttivo, ha un certo costo in soldi e soprattutto in tempo, non si può fare in 2 giorni.

Continuare in questo modo, pensando che il digitale sia così facile che dico una cosa e questa viene fatta così, senza alcun problema, vuol dire che non si sa cosa vuol dire avere a che fare con i sistemi informatici attuali, che sono potenti, permettono di far davvero ogni cosa, ma sono complessi e vanno gestiti in maniera seria, da gente seria, che non può essere alla mercé di chi decide senza saperne nulla.

In ogni caso ci aspetta un altro anno difficile e molto molto lungo, è necessario che ci rimbocchiamo tutti le maniche e ognuno ci metta un po’ del suo.
In bocca al lupo a tutti voi, o, meglio, noi.
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E’ tutto indicato sul sito www.pilloledib.it col punto prima dell’it, hostato da Thirdeye, se volete mettere anche voi il vostro sito, scrivete a [email protected].
Sul sito ci sono sempre tutti i link di cui parlo in puntata, quindi potete stare tranquilli che li recuperate tutti.
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Se non ve ne siete ancora accorti faccio un nuovo podcast, con uscita irregolare e parla di videogiochi, se vi interessa lo trovate su https://pilloledib.it/pdv  

Se potete ascoltare questi podcast senza che io sia andato al manicomio dovete ringraziare Alex Raccuglia che con il suo fantastico PODucer per MacOS mi risparmia ore e ore di lavoro di montaggio.  


Il tip
Nel nuovo forum c’è una sezione dedicata alle proposte dei Tip della settimana, perché a volte capita che io non abbia niente in mente e magari posso attingere. Questa è una di quelle volte. Marco ha proposto un sistema basato sul web che si chiama Snapdrop, il link lo trovate sempre sul sito, ma so che non serve ricordarvelo ed è è una valida alternativa ad airdrop di Apple.
Lo aprite su due dispositivi di qualunque sistema operativo nella stessa LAN e tramite questo sito, che fa solo il discovery dei dispositivi connessi, il file verrà trasmesso in modalità crittografata e peer to peer da un dispositivo all’altro, quindi sicuro e senza occupare la banda internet alla quale siete connessi, gira tutto il traffico in LAN.
Io, fossi in voi lo proverei e me lo metterei tra i preferiti.
Grazie Marco! 


Bene è proprio tutto, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima puntata, come di consueto, il lunedì mattina

Ciao!