#166 – Il Formato RAW

Pillole di Bit
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#166 - Il Formato RAW
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Perché scattare le foto in formato RAW e non in JPG? In effetti con il RAW ho davvero un sacco di spazio occupato in più e poi me le devo elaborare e convertire tutte! Sì, ne vale davvero la pena, ve lo assicuro.

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Ciao a tutti e bentornati all’ascolto di Pillole di Bit, questa è la puntata 166 e io sono, come sempre, Francesco.

Non so se ci avete fatto caso, ma da qualche puntata a questa parte, tranne la 165, dove ho fatto casino io, se avete un’app di podcast che lo supporta, potete saltellare qua e là tra le varie sezioni delle puntate del podcast, l’argomento principale, i contatti, il tip della puntata, tornare ai contatti, ricordarvi che potreste fare una donazione, insomma, il programma che uso per montare i podcast, PodUcer, sviluppata per Mac da Alex Raccuglia, va alla grande. Fa i tagli, rimuove le pause, mette i capitoli, mette gli stacchetti, esporta l’audio, fa tutto lei. Se avete un mac e fate podcast, beh, dovreste andare a scaricarla, provarla e poi comprarla, il link, come sempre nelle note dell’episodio. Grazie Alex!

Nella puntata 164 abbiamo parlato del sensore fotografico, che salva sulla scheda di memoria le immagini in un formato particolare, che non è JPG, né BMP, ma viene detto RAW, quindi crudo. In poche parole, avere il formato RAW di una fotografia è come avere il  negativo della pellicola vecchio stile, possiamo muoverci con una maggiore libertà in post produzione, ottenendo cose impensabili e irraggiungibili, rispetto ad avere un’immagine in JPG.
Tutta questa libertà ha un costo iniziale. Se un’immagine in JPG occupa pochi MB, un’immagine RAW ne occupa fino a 50 sulla scheda di memoria, questo vuol dire che quando andremo a fare una sessione di scatti, quando finalmente potremo uscire di nuovo a fare fotografie, dovremmo dotarci di memorie capienti, se no finisce che a metà vacanza o giro fotografico lo spazio sarà esaurito e non potremo più fare fotografie.
La stessa cosa vale una volta tornati a casa, i mille scatti in RAW occupano più spazio sul disco del computer sui quali dovranno essere elaborati e visto devono essere tutti elaborati, perché non sono utilizzabili per condivisioni social o invio a servizi di stampa, vanno preso in mano uno a uno per le modifiche e le conversioni. Insomma avere i RAW implica un certo lavoro. Ma ci sono ottimi motivi per averli.
L’immagine RAW esce dalla macchina fotografica senza compressione, questa cosa è molto importante. non si perde in qualità dallo scatto al salvataggio dell’immagine stessa. Se in una bella giornata di sole questo non crea grossi problemi, avere un’immagine compressa in una situazione critica potrebbe portarci a dover scartare lo scatto.
L’immagine RAW salva molti più dati di un’immagine standard. Se ogni valore di RGB è salvato, come detto nella puntata scorsa, in 14 bit invece che 8, vuol dire che abbiamo più di 16000 sfumature per ogni colore, invece che 256, combinate, vuol dire che il pixel può prendere 4 mila miliardi di sfumature di colore invece che 16 milioni. Noi non le possiamo vedere, ovviamente, ma quando si inizia a giocare con il software di camera chiara, si scopre che sotto quell’ombra della nuvola si vedono dei dettagli che non sono sono un ammasso grigio, ma sono altre forme di grigi diversi, magari con nascosto anche un volatile. Le magie di avere 6 bit in più di profondità di colore
Adesso parliamo del bilanciamento del bianco, il vero dramma dei sensori fotografici digitali.
VI è mai successo di fare una foto in casa, con le vecchie lampadine a incandescenza e ottenere una fotografia con i colori completamente sballati, magari tutti con una forte tonalità verso il blu?
Ecco, il sensore non ha azzeccato come bilanciare il bianco.
La luce che ci circonda, a seconda della fonte, ha una certa temperatura, che varia dal freddo, tipo la luce bianchissima del neon, al caldo, come la luce delle vecchie lampadine a incandescenza. Il nostro occhio si adatta a queste variazioni e percepisce tutto nello stesso modo, vede il bianco sempre bianco, il sensore della macchina fotografica non è in grado di fare questa cosa, almeno ci prova, ma non sempre ci riesce. Se sbaglia, i toni del colore della foto escono completamente errati e la foto è semplicemente da gettare via.
Ma con il RAW no. Si scatta in RAW, si passa in post produzione, si vede che il bianco è sbagliato e, semplicemente, lo si corregge, la foto torna ad essere con il bianco perfetto e potrà essere utilizzata.
La correzione del bianco fatta sul raw rende la foto perfetta come se il bianco fosse stato calcolato alla perfezione al momento dello scatto.
Non è finita ancora, c’è un ultimo motivo per cui lavorare in RAW è una gran bella idea.
Quando si elaborano le foto, ogni modifica, anche la più piccola, con il conseguente salvataggio dell’immagine, genera un degrado della qualità, perché questa viene compressa nuovamente.
Lavorare sul RAW è diverso, tutte le modifiche vengono fatte e salvate su un file di configurazione, mi spiego con un esempio.
Decido di modificare la luminosità della foto, il software scrive su un file a fianco al RAW “luminosità + 3”, quando vado a vedere la foto, il software carica il raw, legge il file di configurazione e lo applica, poi mi fa vedere il risultato. Il file di origine non viene toccato. Anche se salvo mille volte mille impostazioni diverse, questo faccio l’esportazione in JPG per mandare la fotografia al servizio di stampa l’immagine viene generata una sola volta e compressa una sola volta. La qualità resta perciò altissima.
A tutto questo si aggiunge la magia che ha inserito Apple con iPhone 12 e il sensore LiDAR.
Ho parlato di questo sensore nella puntata 53, in parole povere misura in modo molto preciso e veloce la distanza di ogni singolo punto nello spazio.
Cosa ha fatto Apple? Una roba che ha del fantascientifico. Ha detto, in poche parole “ad ogni pixel dell’immagine, oltre ad assegnare il valore di RGB, assegno il valore della distanza dal telefono.
E quindi?
Quindi posso definire in un’immagine che è solitamente bidimensionale, una profondità, so quali sono i pixel davanti e quelli dietro, in questo modo nel mondo del fotoritocco posso definire che tutti i pixel oltre un certa distanza, che potrebbero essere lo sfondo, ad esempio, li sfoco, oppure, ci metto un’immagine diversa sopra, al posto di usare il green screen. Insomma, un salto in avanti direi epocale.
E come si lavora sui RAW?
SI lavora nella cosiddetta camera chiara, che fa un po’ il verso alla camera oscura che si usava quando si lavorava sulle pellicole della fotografia analogica, ci si siede al computer e si usano software specifici adatti a gestire enormi librerie di foto e che possano lavorare direttamente sui RAW, correggere i difetti degli obiettivi, riconoscere i dati di scatto e così via. Tra i più famosi cito, non sponsorizzati Adobe Lightroom, Luminar Photo Editor e gli Open Source Dark Table, Light Zone e Raw Therapee.
Non dimenticate, un buon fotografo, una volta esportate tutte le foto in JPG, si fa un bel backup di tutte le foto in RAW e le archivia in modi consoni.
I contatti
Tutte le informazioni per contattarmi, sostenere il podcast, compresi tutti i link di cui ho parlato in puntata li trovate su www.pilloledib.it
Mi trovate su twitter come pilloledibit o cesco_78 oppure via mail scrivendo a [email protected]. Il gruppo telegram è comunque il miglior modo per partecipare.
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Grazie a chi ha contribuito!

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Se non ve ne siete ancora accorti faccio un nuovo podcast, con uscita irregolare e parla di videogiochi, se vi interessa lo trovate su https://pilloledib.it/pdv    


Da qualche tempo, se andate a cercare nel sito, nel menu Informazioni, c’è una nuova pagina, che si chiama Indice delle puntate, lì trovate tutta la lista delle puntate in ordine cronologico inverso, magari vi è più comodo se stavate cercando qualcosa di specifico oppure, se non sapete cosa ascoltare, per farvi ispirare da uno dei titoli.


Il tip
Vi avevo parlato di un tool per fare un po’ di pulizia nei file di sistema di Windows, bene, oggi vi fornisco un tool, grazie a Gioxx, che fa una pulizia molto più approfondita e che vi porta a un unico obiettivo: non dover comprare un nuovo SSD da mettere nel PC perché quello che avete adesso è troppo piccolo e Windows non ci sta più dentro. Il tool si chiama DSIM più più e trovate il link, come sempre nelle note dell’episodio.


Bene è proprio tutto, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima puntata,come al solito il lunedì mattina.

Ciao!