wef
Glossario: POST
- Post mortem Google Giugno 2025
- Post mortem AWS Ottobre 2025
- Perché Signal usa AWS
- Open Printer (chissà se vedrà mai la luce)
Per leggere lo script fai click su questo testo
A Giugno 2025 buona parte dei servizi su Internet ha avuto pesanti disservizi per un problema importante a Google Cloud.
A ottobre 2025 abbiamo visto di nuovo problemi nell’erogazione di servizi su Internet a causa di un problema importante ad AWS, acronimo che sta per Amazon Web Services.
Qualche giorno dopo è caduta di nuovo mezza Internet per un altro problema, questa volta a causa di un fermo sui servizi cloud di Azure, di Microsoft.
Il 18 ottobre 2025 buona parte di Internet ha smesso di funzionare per un guasto di CloudFlare durato circa 6 ore.
In tutti i casi sono andato a leggere cosa scriveva la stampa generalista e gli esperti di settore e mi si è accapponata la pelle.
Ho scritto questa puntata con un po’ di anticipo e l’ho dovuta correggere almeno due volte, perché da quando l’ho scritta i guasti rilevanti sono passati da 2 a 4.
Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori
Gli abbonati
Ivan
Giorgio
Flavio
E le donazioni spot
Giovanni
Marco
Per sapere come far parte di questo elenco e tutti i vantaggi che ne potete avere, c’è la sezione dedicata prima del tip.
La parola della puntata di oggi è POST, tutto maiuscolo, e non faccio riferimento all’articolo di un blog.
L’acronimo POST viene usato nei server e, esteso, vuol dire Power On Self Test, in italiano, il test che la macchina fa appena accesa.
Prima di avviare il sistema operativo, la macchina fa dei controlli per capire se va tutto bene, se sono connessi tutti i dispositivi necessari all’avvio, ad esempio se manca la RAM non può partire, se uno o più di dispositivi connessi hanno errori e se ci sono stati cambiamenti nella configurazione hardware dall’ultimo avvio.
Se ci sono problemi il sistema si ferma.
Se il test passa, viene avviata la fase successiva, il boot del sistema operativo.
Su alcuni server molto complessi il POST può durare anche alcuni minuti.
Se avete una parola o un acronimo difficile o sconosciuto, scrivetemi, così che lo possa mettere in questa rubrica.
Oltre ad ascoltare il podcast ogni settimana potete interagire con me e con la community usando vari canali.
Trovate tutti i link nelle note di ogni episodio, il gruppo Slack, gli account Bluesky e Mastodon e la mail, potete scegliere il canale che preferite per dirmi quello che volete.
Leggo tutti e se siete educati rispondo.
Prima di parlare di tecnologia, ampliamo un attimo lo sguardo.
Ogni sistema mediamente complesso non funziona per sempre.
Il nostro corpo si ammala.
La nostra automobile si rompe.
La caldaia va in blocco.
Una lampadina prima o poi si brucia.
La lavatrice si guasta.
Il cellulare smette di funzionare.
Potrei continuare all’infinito.
Non esistono sistemi immuni dai guasti o dagli incidenti.
Alcuni quando si guastano fanno più rumore di altri.
Pensate ai trasporti.
Treni e aerei sono i mezzi di trasporto più sicuri.
Nel 2024 ci sono stati 7 incidenti mortali in volo nel mondo per 244 morti, un incidente ogni 880.000 voli.
In Italia, in media, sulle strade ci sono 8 decessi e 640 feriti al giorno. Fanno 2900 morti e 233.600 feriti all’anno.
Ma ci spaventiamo solo per gli incidenti aerei, saliamo senza difficoltà sulla nostra auto una o più volte al giorno.
Quando i gestori di servizi cloud si sono fermati, hanno avuto impatto su molti dei loro clienti, facendo molto clamore.
Nessuno sa quante aziende si fermano ogni giorno per incidenti piccoli.
Tutte aziende che durante gli eventi dei grandi fornitori cloud potrebbero aver detto “noi oggi funzioniamo, servizi cloud brutti e cattivi, meglio avere i server a casa”
Aerei e automobili, ricordatevi.
Ho lavorato per anni a fare consulenze IT in giro per il nord Italia.
Voi vi ricordate i grandi fermi mondiali? quanti sono stati? forse si contano sulle dita di una mano.
Io, circa 3 volte al mese, ero alle prese con un’azienda ferma a causa di un blackout, un server su cui c’era un servizio importantissimo che era morto, una rete completamente bloccata per un cavo mangiato da un topo o per qualche buontempone che ha fatto un loop con un cavo su due porte, produttività bloccata per un guasto alla connettività per la quale nessuno ha pensato a un backup.
L’ultimo cliente dove sono stato in pianta quasi stabile per 7 anni, ha avuto 5 fermi grandi e altri più piccoli per cause varie, non siamo finiti sui giornali, nessuno lo ha saputo.
Però i server a casa di molte aziende a giugno 2025 e a Ottobre 2025 non si sono fermati, facciamone un vanto, forse non è il caso.
Ho letto anche quelli che “eh dipendiamo dalle aziende americane, che detengono il 60% del cloud mondiale, dovremmo fare il cloud europeo”.
Per questi eventi specifici l’affermazione è errata.
Vi ricordo alcuni avvenimenti degli ultimi anni.
INPS, che offre i suoi servizi da dei data center del tutto assimilabili a quelli che offrono servizi cloud, è caduta rovinosamente per un picco di richieste irrisorio, hanno detto 10 al secondo.
Sogei, che fornisce servizi cloud alla Pubblica Amministrazione, ha provocato un disservizio a tutti gli enti della durata di una giornata di lavoro per uno sbalzo di tensione nelle linee di alimentazione. Non un blackout, un semplice sbalzo, quello che capita a casa vostra quando vedete con la coda dell’occhio che la lampadina cambia un attimo intensità luminosa. Esagero, sarà stato sicuramente più grande, ma era uno sbalzo.
OVH ha perso due interi data center, che molti utenti credevano fossero distinti, e avevano produzione su uno e backup sull’altro, in un incendio che li ha mandati in fumo entrambi.
Aruba ha generato un disservizio di giorni a causa di un incendio agli UPS, mancando completamente di comunicazioni al pubblico.
Libero Mail ha smesso di funzionare per giorni a causa della migrazione problematica del loro storage che conteneva i dati di tutte le caselle di posta.
Ultimo, non per importanza e sicuramente non in numerica, me ne sarò dimenticati alcuni, il nostro adorato Piracy shield ha bloccato alcuni endpoint di Google in Italia per alcune ore bloccando Drive e per alcuni la ricerca e ancora ha bloccato CloudFlare e con lui decine di migliaia di siti, grandi e piccoli, ci facciamo lo sgambetto da soli.
Spostare i dati da un fornitore a un altro, credendo che uno sia immune e l’altro terribile non risolve.
Tenersi i dati a casa non risolve, anzi, forse aumenta la probabilità di rischio e i tempi di ritorno alla produzione, in base a come si è strutturati, alle capacità interne e al tipo di guasto.
Aggiungo un altro dettaglio non da poco.
Ogni volta che un fornitore serio ha un fermo, dopo averlo risolto, lo analizza e in tempi ragionevoli pubblica un documento, chiamato post mortem, che descrive con precisione cosa è successo, cosa è stato fatto per rimediare e cosa verrà fatto per evitare che accada di nuovo.
Vi lascio nelle note i due documenti di Google e AWS.
Quando succede qualcosa locale nelle aziende che tengono tutto religiosamente a casa, difficilmente questo viene fatto, durante il fermo si sono accumulati i ticket, le richieste, la produzione, non c’è tempo per redigere un documento ritenuto inutile.
Poi il problema, presumibilmente, si ripresenterà, paragonabile, dopo qualche tempo.
Un risultato molto simile si otterrà chiedendo il report al fornitore di un certo servizio che va in crash.
Sto ancora aspettando il report dello stimato fornitore che gestiva il router che si è impallato e ha bloccato completamente l’azienda per 6 ore qualche anno fa, mentre ero in ferie.
Vi lascio un thread interessante di Meredith Whittaker, la Presidente di Signal, un sistema di messaggistica sicura che potreste valutare al posto di Whatsapp e Telegram, dove spiega perché loro hanno scelto i servizi di AWS per far funzionare il loro prodotto.
É un thread interessante ed istruttivo.
E fa comprendere perché non esistono alternative a hyperscaler come AWS se si vuole fornire un servizio in tutto il mondo che fornisce le prestazioni necessarie dove serve e quando serve senza collassare in caso di picchi di richieste.
Certi servizi a casa propria non si possono fare, ormai.
Detto tutto questo, come si sopravvive in questo mondo tecnologico da quale non possiamo più tornare indietro, per fortuna?
Come prima cosa dobbiamo prendere atto che ogni servizio al quale ci appoggiamo non è per sempre.
Nessuno garantisce un uptime del servizi al 100% del tempo
Potrà avere dei problemi, più o meno lunghi, durante i quali l’unica cosa che possiamo fare è aspettarne la soluzione con pazienza.
Se è un servizio vitale, per la nostra vita o il nostro business, dobbiamo avere l’alternativa, esattamente come la ruota di scorta dell’auto quando buchiamo.
Essere attrezzati a sopportare un fault dei nostri fornitori è l’unica via per uscire vittoriosi.
Usare servizi cloud in zone diverse, lontane anche migliaia di km.
Avere alternative provate e verificate in caso di fermo.
Sapere come comportarsi quando succede qualcosa.
Smettere di pensare “tanto a noi non succede”.
Smettere di dire cose prive di senso ad ogni grande evento, se così fosse nessuno prenderebbe più aerei dopo i problemi dei 737max e i treni ad alta velocità dopo l’incidente in Spagna.
E soprattutto, davvero, piantatela di misurare il vostro ego in base a quanto hardware avete a casa vostra. Ognuno fa le sue scelte in base alle proprie necessità e giudicare senza conoscere è una roba molto sbagliata.
Ho letto post dove si diceva che se il cloud cade, la soluzione è un NAS nel proprio salotto.
No, non lo è. Se il tuo business può funzionare con un NAS nel tuo salotto, oltre ad essere minuscolo, non ha bisogno di un servizio cloud probabilmente.
Tu però hai bisogno di un paio di tappi per le orecchie, per non sentirne il rumore.
Se invece il tuo business per funzionare ha bisogno del cloud, non potrai mai spostarlo in un NAS, a meno che tu non voglia fallire.
Se pensi che CloudFlare sia un servizio inutile per i tuoi sistemi e che non fa altro che creare problemi e potresti usarli con meno problemi senza, forse non hai capito cosa fa CloudFlare.
E se dici che quando dice CloudFlare i servizi cloud non sono scalabili e non hanno un uptime accettabile, quindi è bene portare tutto in casa, mi spiace, ma non sai distinguere quello che fa un fornitore da un altro.
Se in azienda qualcuno, un interno o un fornitore, a seguito dei problemi di questi mesi, vi dice che è meglio tornare ai servizi in casa, fate attenzione, potreste cadere in una trappola pericolosa.
Questo podcast è una vera passione: lo produco, lo registro e lo pubblico quasi ogni settimana da oltre 10 anni. Ma sapete qual è la vera spinta a non mollare mai? La soddisfazione incredibile di vedere le vostre notifiche delle donazioni! Se sentite nuove puntate ogni settimana, è merito della vostra generosità.
Volete dare una mano al progetto? È un gesto che apprezzo tantissimo, è facile e in più vi spedisco i gadget del podcast!
Ecco come potete fare
Sostegno Economico:
Potete usare Satispay, SumUp o PayPal. Non dimenticate di compilare il modulo: è fondamentale per ricevere i vostri regali!
E con solo 3€ al mese, nella modalità che volete voi, potete avere accesso alle puntate riservata che escono il secondo mercoledì del mese.
Sponsor e Acquisti:
Fate i vostri acquisti su Amazon usando i link sponsorizzati che trovate sul sito.
Se cercate un gestore di connettività super affidabile, provate Ehiweb! Li consiglio vivamente: offrono di tutto (FTTH, FTTC, SIM, fibra aziendale, VoIP), hanno un supporto clienti eccezionale e tutti i dipendenti sono a tempo indeterminato. Non tornerete più indietro! Usate il link sponsorizzato sul sito oppure telefonate e dite che vi mando io.
Per l’Hosting del vostro sito, c’è ThirdEye, che ospita con grande professionalità il sito del podcast da anni. Una garanzia! I contatti sono sul sito.
Tutte queste informazioni le trovate anche al link pilloledib.it/sostienimi
Tutti sappiamo quanto sia poco simpatico il mercato della stampa su carta, talmente poco simpatico che l’hardware pare sempre essere prodotto dal diavolo, i drivers dai suoi adepti e la gestione dei materiali di consumo fatta da associazioni a delinquere.
Nel gruppo Slack del podcast un ascoltatore mi ha fatto conoscere un progetto di una stampante open, come hardware, software e gestione degli inchiostri.
L’idea è interessante, vi lascio il link nelle note così ci fate un giro
Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento tra due settimane per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Settimana prossima il lunedì è festivo e, come di consueto il podcast non esce
Grazie per avermi ascoltato
Ciao!
Pillole di Bit (https://www.pilloledib.it/) è un podcast indipendente realizzato da Francesco Tucci, se vuoi metterti con contatto con me puoi scegliere tra diverse piattaforme:
– Slack (se il tuo account è stato bloccato perché non hai compilato il form, compilalo e lo sblocco)
– BlueSky
– Il mio blog personale ilTucci.com
– Il mio canale telegram personale Le Cose
– Mastodon personale
– Mastodon del podcast
– la mail (se mi vuoi scrivere in modo diretto e vuoi avere più spazio per il tuo messaggio)
Rispondo sempre
Se questo podcast ti piace, puoi contribuire alla sue realizzazione!
Con una donazione diretta:
– Singola con Satispay
– Singola con SumUp
– Singola con RevTAG @cesco78 (se avete Revolut)
– Singola o ricorrente con Paypal
Usando i link sponsorizzati
– Con un acquisto su Amazon (accedi a questo link e metti le cose che vuoi nel carrello)
– Attivando uno dei servizi di Ehiweb
Se hai donato più di 6-7€ ricordati di compilare il form per ricevere i gadget!
Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia