#379 – Cos’è il cloud 5 – Possiamo farne a meno?

Pillole di Bit
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#379 - Cos'è il cloud 5 - Possiamo farne a meno?
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L’episodio, ultimo (forse) di una serie di 5, si concentra sulla scelta informata di come e se utilizzare i servizi cloud, analizzando le difficoltà nel rinunciarvi completamente data la loro onnipresenza in servizi essenziali e social media. Vengono discussi in dettaglio i problemi legati al costo, alla privacy e alla disponibilità dei dati, contrapponendo i servizi cloud all’opzione di self-hosting casalingo e alle relative sfide tecniche. Infine, Francesco condivide il suo schema personale di gestione dei dati tra servizi cloud e sistemi NAS, e include un aneddoto umoristico, ma neanche troppo, sulla gestione dei diritti digitali nel calcio italiano.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Siamo arrivati alla quinta ed ultima puntata di questa serie monotematica dedicata al cloud, in effetti, dopo una notizia abbastanza esilarante, sto pensando alla sesta, ma arriverà tra un po’.
E forse anche una settima, seguendo una discussione interessante nata sul gruppo Slack.
Per fortuna, mia e vostra, questo podcast non si chiama “pillole di cloud” e vorrei differenziare un po’ gli argomenti, per questo usciranno scaglionate nel tempo.
In ogni caso, cancellare i vostri vecchi dati dai servizi cloud non abbatte i consumi dei datacenter e fornire un servizio simil cloud a casa vostra per amici e parenti non è una grande idea, per la vostra salute, soprattutto.
Dopo aver imparato come è fatto e come funziona da ogni punto di vista, è giunto il fatidico momento delle domande difficili.
Possiamo evitare di usarlo?
Conviene starci alla larga?
Quali alternative ci sono in questo mondo fatto solo di servizi cloud?
In questa puntata cercherò di dipanare un po’ di dubbi per permettervi di fare la scelta migliore, ma sicuramente non vi dirò io qual è la strada da percorrere.
La vita è fatta di bivi e la decisione su dove andare la dovete prendere voi, spero, un po’ più informati.

Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori
Gli abbonati
Giorgio
Ivan

Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, se preferite i social, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 sull’istanza mastodon.social o pilloledibit sull’istanza hackyderm.io. Non ho altri social.
Se preferite la mail potete scrivere a [email protected]. Trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre, se siete educati.
Il metodo migliore è iscriversi e usare il gruppo Slack attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, lo trovate a pilloledib.it/slack, mi raccomando, all’ingresso vi sarà chiesto di compilare un rapido modulo per presentarvi e per confermare di aver letto il regolamento, non spaventatevi.

Nella scorsa puntata abbiamo visto quali sono le grandi categorie di servizi che sono offerte dal cloud, si potrebbe scendere ancora più nel dettaglio, ma per la vita di persone normali, direi che va bene così

Inutile dire che scegliere di non avere a che fare con sistemi cloud che sono usati da aziende che li sfruttano per fornirci i loro servizi è abbastanza facile e netto. Basta non usare i servizi di quelle aziende.
Niente conto in banca.
Niente giochi su Steam, Playstation Store, Xbox store.
Niente Servizi della Pubblica amministrazione.
Niente account sui cellulari, a meno che non usiate ROM particolari di Android.
E ho dato solo alcuni esempi
Direi che è abbastanza chiaro che fare a meno di questi servizi è praticamente impossibile, a meno che non si voglia pensare a un trasferimento in un eremo senza connettività.
Ma con la Pubblica Amministrazione, prima o poi, ci si dovrà avere a che fare.

Una via di mezzo, che usa sempre sistemi sul cloud, sono tutti i social. Quelli mainstream come X, l’universo Meta e altri, hanno tutti i loro sistemi nel cloud, loro o altrui, e, usandoli, mettete i vostri dati al loro interno.
Per decidere di non usarli, dovreste smettere di usare i loro social.
Date loro i dati anche se li usate in sola lettura, con le statistiche di cosa/come/quanto/quando guardate.
Vale anche per tutto quello che è fediverso, a meno che non vi facciate voi la vostra istanza.
State pensando che sarebbe figo, ma che è un po’ difficile.
Questo è il punto, ma ci arriviamo.

Passiamo ai servizi con abbonamento fisso o con fascia gratuita.
In generale esistono molte, moltissime alternative ai servizi a pacchetto, come Dropbox, iCloud, Google One, Box e tutti gli altri. Ce ne sono di mille fornitori, che siano in Europa o al di fuori, con servizi crittografati o con più o meno privacy. Ci sono anche tutte le soluzioni di selfhosting.
Questi sono i pacchetti che le persone comuni usano di più, gratis o a pagamento.
Ed essenzialmente i problemi che le persone lamentano sono il costo e la privacy.
Di questo ne abbiamo parlato anche in alcune vecchie puntate, ma un ripasso non fa male.
Io aggiungo un problema al quale la gente pensa poco: la disponibilità e l’accessibilità dei vostri dati.
Sul costo, fare i paragoni è facile: un servizio ha un costo mensile e basta. A casa si deve comprare dell’hardware, lo si deve tenere acceso e si deve spendere del tempo, ho detto spendere non a caso, il tempo ha un valore, anche se lo si usa per imparare cose nuove, per studiare, installare, configurare, aggiornare e riparare il sistema che abbiamo deciso di tenerci a casa.
Sulla privacy il discorso è serio e importante.
I nostri dati sono nostri e non vogliamo che nessuno, tranne le persone che noi abbiamo deciso, possa avere accesso.
Tenerli a casa, sotto questo punto di vista, pare la mossa più saggia, fino a quando non ci bucano la rete e ci portano via tutto o si svaligiano casa e ci portano via il NAS o il computer.
Metterli sui dischi di un fornitore, sembra che siano a disposizione in modo che il fornitore possa leggerli e farci cose, cosa non del tutto sbagliata, ma un po’ complottista, esagerando.
In entrambi i casi la crittografia aiuta, complicando un po’ l’utilizzo, ma non sempre è applicabile.
Aggiungo che forse il vero problema non è che l’azienda a cui affidate i vostri dati li vuole leggere, ma che i Governi, per i soliti motivi di sicurezza o di protezione dei bambini, motivazioni farlocche, ovviamente, vorrebbero avere accesso ad ogni cosa per poterla leggere, scandagliare, registrare.
Per questo motivo sono anni che in Europa ci si batte per non dare i dati alle aziende americane, non tanto perché non ci si fida di loro, ma perché la legge americana permette alle agenzie di sicurezza un accesso molto semplice ai dati memorizzati nel cloud delle aziende di diritto americano.
Cercate delle battaglie che sta facendo Schrems negli ultimi anni, per avere più dettagli.
A questo si aggiunge che l’Europa vuole fare la stessa identica cosa, in modo sistematico per ogni dato messo nel cloud, per ogni mail, per ogni messaggio che ci scambiamo, in ogni fornitore, anche quelli europei.
In UK hanno iniziato e Apple ha disattivato la crittografia su iCloud, per evitare di dare accesso al governo ai file crittografati tramite una chiave unica che scardinasse la crittografia di chiunque.
Hanno ritrattato da poco, ma le motivazioni non sono chiare e io non mi fido.
A questo punto chi sono quelli brutti e cattivi?
Se vi viene voglia di tenere tutto a casa, pensate però che ad ogni guasto dovete intervenire, se manca corrente, siete senza dati, se si rompe Internet a casa senza senza accesso, se avete fatto male una configurazione, per scarsa attenzione o per mancata conoscenza, rischiate di perdere tutto in un attimo.
Dovete mettere sul piatto della bilancia tutto, anche queste cose.
Infine, aggiungo, che ormai, per usare i sistemi operativi più comuni, iOS, Android, Windows e MacOs, serve avere un account cloud del relativo fornitore, senza è impossibile usarli, non si fa proprio accesso.
Ridurre è possibile, servono competenze e tempo, rinunciare del tutto è quasi impossibile.

Per quanto riguarda il cloud, nel senso stretto del termine, i servizi pay per use, per l’utilizzo del normale cittadino sono quelli che interessano meno. Nella mia cerchia di conoscenze, anche quella allargata, le persone che usano object storage, servizi gestiti, sistemi serverless, sono davvero pochi.
L’accesso a questi servizi, se ben configurati, solitamente è impossibile anche da parte dei fornitori, per via delle crittografia che i clienti usano per memorizzarli nei vari datacenter.
Le aziende potrebbero farne a meno?
Certo.
Dovrebbero riportarsi in casa una serie di competenze che sono di livello molto elevato, pagarle tutte molto bene, avere team grandi, che possano coprire h24 e dovrebbero avere hardware e infrastrutture ridondate anche sul territorio per sostenere eventuali problemi fisici.
E vi ho detto solo una piccola goccia.
Ho fatto oltre 10 anni di consulenza in aziende piccole, medie e grandi, dove l’IT è una bega, il personale è poco, sottopagato, molto stressato e i budget vengono sistematicamente tagliati.
Ben venga far fare questo lavoro a chi lo fa di mestiere.

Adesso avete tutte le informazioni per decidere se mantenere le vostre cose nel cloud, se metterne di più, se toglierle del tutto e farvi un sistema completo di self hosting a casa vostra, i dati sono vostri, siete liberi di farne tutto quello che volete, il mio scopo era informarvi su come funziona il tutto e spero di avervi reso le idee un po’ più chiare.
Se avete dubbi, non esitate, c’è la mail, ma mi raccomando, non per consulenze, nel senso, se vi servono ci accordiamo, ma se pensate che abbia scordato qualcosa ditemelo e posso anche pensare a puntate aggiuntive. Vale anche chiedere nel gruppo Slack, per parlarne insieme.

Cosa faccio io, in breve?
Tutti i miei documenti sono su Google Workspace, su un piano a pagamento da 2TB, che avevo aperto prima di iniziare a lavorare per Google, comprese le mail e le foto.
Di questi ne ho un backup sul mio NAS
Le mie foto sono su Google Foto e su Synology Foto
Tutto il resto dei dati di famiglia sta sul mio NAS, che ha un backup su un secondo nas accanto, dopo che il disco USB si è scassato, e un secondo backup su un NAS a casa di un amico, in VPN a circa 30km in linea d’aria da casa.

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Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
E se avete bisogno di un servizio di Hosting, andate da ThridEye, che ospita da anni il sito del podcast, ho fatto la mia scelta e anche qui il livello è altissimo, i contatti sono sul sito.

A novembre 2025 Pillole di Bit compie 10 anni.
La puntata del compleanno sarà una puntata speciale e la mia intenzione è prepararla insieme a voi.
Sarà una puntata del tipo Ask Me Anything, per gli amici AMA, potete chiedermi tutto quello che volete e io risponderò in puntata. Come si fa?
Fino al 13 ottobre 2025 potete mandarmi una mail a [email protected] con la vostra domanda.
La casella di posta sarà in evidenza nelle note degli episodi.
Accetto solo domande che arrivano a quella casella di posta in forma scritta, firmate con nome e cognome.
Alle prime 10 domande che arrivano e che contengono anche un indirizzo postale spedisco un piccolo regalo di ringraziamento.
Nella puntata del 17 novembre risponderò a quante più domande possibili.
Attendo tutte le vostre domande!
Grazie!

Nella lontana puntata 260, una delle innumerevoli dedicate al cloud, vi ho parlato di rclone, un software da riga di comando che permette di copiare e sincronizzare file da locale verso servizi cloud di ogni tipo, oppure dai servizi cloud a locale o tra servizi cloud diversi o uguali tra di loro. Insomma, davvero un coltellino svizzero per spostare dati tra servizi cloud.
Dove lavoravo prima l’avevo usato per sincronizzare una cartella sul file server da oltre 10.000 file e cartelle con Google drive, cosa che nessun client riusciva a fare.
Ma il tip non è per Rclone, di cui vi lascio comunque il link, è per un addon che ci potete mettere sopra, una GUI, un’interfaccia grafica per usarlo in modo più agevole, è disponibile per tutti i sistemi operativi e promette di fare le cose davvero per bene. C’è una versione gratuita e una con ancora più funzioni a pagamento, dateci un’occhio

Per stare dietro alle notizie di cui vorrei parlare, a volte dovrei pensare di uscire 4 o 5 volte a settimana, ma la cosa è assolutamente impossibile. Per questo le notizie di attualità, ogni tanto arrivano in ritardo e non sono proprio attuali.
Questa sezione del podcast è nata per seguire e commentare i disastri creati, gestiti e perpetrati da AGCOM e dalla Lega Calcio con l’ottica di bloccare la pirateria, il tutto raccolto sotto il nome di Piracy Shield.
Ho già detto molte volte in questo podcast che chi ha pensato questo prodotto non ha ben chiaro come funziona la rete, visto che a fronte di danni operativi non da poco non sta mettendo in difficoltà la pirateria neanche di uno zerovirgola.
Bene, la stessa Lega Calcio, nel fine settimana del 13 e 14 settembre 2025 ha annunciato sui suoi social che le partite della serie A sarebbero state visibili gratuitamente su youtube in alcuni Paesi asiatici.
Per poi dover interrompere tutto a fine primo tempo perché, cosa assolutamente inaspettata, stavano guardando a scrocco un sacco di persone dall’Italia usando le VPN, la stessa tecnologia che si usa per bypassare i blocchi del Piracy Shield.
A parte la comicità di tutta la faccenda, questo evento dimostra ancora in modo più plateale che questa gente cerca di gestire un mezzo che non conosce, ma neanche le basi, e con il quale riesce solo a rimediare brutte figure e danni.
Dovrebbero smetterla.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

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