#378 – Cos’e il cloud 4 – I servizi

Pillole di Bit
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#378 - Cos'e il cloud 4 - I servizi
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In questo episodio si affronta il concetto di cloud, spiegando come dietro la sua definizione apparentemente leggera si nascondano infrastrutture fisiche massicce e dispendiose in termini energetici. SI calssificano i servizi cloud in tre categorie principali: servizi inconsapevoli (come i backup di sistemi operativi e piattaforme governative), servizi a pacchetto con limiti fissi (come lo storage di Google e Apple) e i veri servizi “pay-per-use” per le aziende, oltre a discutere l’impatto dell’intelligenza artificiale sui consumi dei data center. Infine, si annuncia una puntata speciale “Ask Me Anything” per il decimo anniversario e viene introdotta una nuova programmazione di episodi extra mensili per i sostenitori.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Questa è la quarta puntata della miniserie dedicata al cloud, una definizione soffice, ma che all’interno nasconde molte cose poco soffici come enormi stabilimenti in cemento armato, cancelli in metallo, armadi metallici e server fatti anch’essi di metallo e silicio.
In questa puntata affrontiamo la cosa realmente morbida, quella che vediamo da fuori, colorata, imbellettata, a volte gratis, a volte a pagamento.
Vediamo insieme quali sono i servizi che sono offerti da queste nuvole che non sono altro che enormi datacenter energivori che generano un sacco di calore, che generano anche un sacco di lavoro per moltissime persone, anche di livello molto alto.

Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori, la lista è lunga, in quanto recupero tutte le donazioni arrivate durante le vacanze, quelle del podcast e le mie, durante le quali il podcast è uscito preregistrato.
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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.
Grazie di cuore a tutti!

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, se preferite i social, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 sull’istanza mastodon.social o pilloledibit sull’istanza hackyderm.io. Non ho altri social.
Se preferite la mail potete scrivere a [email protected]. Trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre, se siete educati.
Il metodo migliore è iscriversi e usare il gruppo Slack attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, lo trovate a pilloledib.it/slack, mi raccomando, all’ingresso vi sarà chiesto di compilare un rapido modulo per presentarvi e per confermare di aver letto il regolamento, non spaventatevi.

Se nel mondo abbiamo costruito decine e decine di data center con milioni di server al loro interno, lo scopo principale è per fare in modo che possano essere erogati servizi che senza tutti questi server, compresa la rete, la connettività, il software e la gestione che ci gira intorno, non potrebbero esistere.
Ci sono molti, moltissimi servizi erogati da altrettanti fornitori, fare una cernita sarebbe impossibile e inutile, ma credo che si possano dividere in 3 grandi insiemi più uno, così da capire almeno in che ambito ci stiamo muovendo.
Ci sono i servizi di cui non ci accorgiamo, che usiamo in modo quasi inconsapevole, a quali diamo dati e su cui ci basiamo tutti i giorni
Ci sono servizi con limiti fissi e abbonamenti mensili certi, a volte gratuiti, poi approfondiamo
Ci sono i veri servizi cloud, quelli che usano in genere le grandi aziende, che sono pay per use, usi poco, paghi poco, ti serve usarli di più, sono disponibili, ti danno di più e paghi di conseguenza
Infine c’è l’Intelligenza Artificiale.
Ci saranno sicuramente servizi che state usando che non rientrano o sono un mix tra questi, ma vorrei rimanere in una durata accettabile.

Partiamo dai servizi che possiamo definire come inconsapevoli.
Tutte le volte che attivate un cellulare, fate accesso con delle credenziali e il sistema inizia a salvare i dati da qualche parte, in modo che se il telefono si rompe, fate accesso di nuovo e avete i vostri dati come se non fosse successo niente è grazie a un servizio cloud.
La stessa cosa vale per i salvataggi dei videogiochi su Steam.
O tutto quello che riguarda la Pubblica Amministrazione, come le fatture presso l’Agenzia delle Entrate, la posizione INPS, il 730 precompilato e via dicendo.
Tutti i servizi ai quali accedete tramite un computer che sono sempre disponibili, ovunque voi accediate, sono servizi erogati da qualche azienda o ente che ha da qualche parte uno o più datacenter con dei server, un software ed eroga un servizio.
Oppure sono aziende che comprano servizi cloud e, sfruttandoli, erogano a voi un servizio.
Anche questo è cloud, anche se non avete scelto di usarlo, anche se non potete decidere di non volerlo usare più.
Se ci pensate un attimo sono ovunque, tutti intorno a voi, come diceva una nota pubblicità di un operatore di telefonia mobile.
E se fate un pensiero ancora più profondo, se spegnessimo tutti questi datacenter dalla sera alla mattina, i servizi scomparirebbero e torneremmo tutti a 40 anni fa.
Vi lascio un compito, non troppo banale, nel cercare di elencare tutte le cose che fate ogni giorno che dipendono da un servizio cloud, metterle in una lista e come potrebbero essere sostituite se dovessero essere spente. Se ne avete voglia mi mandate una mail a [email protected] e ci faccio una puntata.
Inizio io: dovremmo tornare a pagare le bollette facendo la coda a uno sportello.

Poi ci sono i servizi che possiamo definire a pacchetto.
Paghiamo una cifra fissa al mese o all’anno per avere dei servizi e soprattutto una quantità di spazio cloud con un limite massimo. Paghiamo quella cifra che noi lo usiamo o no e non lo possiamo superare.
Alcuni di questi servizi hanno un livello gratuito con un po’ di spazio per iniziare a usarli.
Vi faccio alcuni esempi facili con i quali credo abbiate avuto a che fare tutti.
Google vi dà 15GB gratis tra Gmail, Drive e Foto, se volete con 2€ al mese diventano 100GB
Apple vi dà 5GB gratis per iCloud, se volete, con 1€ al mese diventano 50GB.
Dropbox ha 2GB gratis, che con 10€ al mese diventano 2TB
Di questi servizi ce ne sono decine e decine con prezzi e tagli diversi, ma tutti con la stessa regola: paghi per avere una certa quantità di spazio, che la usi o no.
Un’altra cosa importante è che, in generale, non potete decidere dove risiedono i vostri dati, sono all’interno dell’infrastruttura del vendor, vi garantisce una percentuale molto elevata di livello di servizio, ma mai del 100%, dopo ne parliamo, ma non vi dice dove li mette, dovete fidarvi.

Poi ci sono i servizi cloud, passatemi il termine, veri. Quelli con il quale il cloud è nato e prospera, fa i grandi soldi e permette a molte aziende di liberare le sale server locali e sposta tutto nei datacenter dei grandi vendor.
Questi servizi sono fatturati in base a quanto vengono usati, nel dettaglio al bit o alla singola richiesta sulla CPU.
Facciamo un esempio facile.
Una grande multinazionale deve trovare un posto dove memorizzare i suoi dati, tenerli al sicuro, farne replica e backup.
Deve comprare dei server, dei dischi, fare stime di quanto cresceranno questi dati, sperare che siano giuste e trovare il modo di averli disponibili per le sue sedi in Europa e negli Stati Uniti con una latenza accettabile.
Lo studio è impegnativo e ogni 3 o 5 anni va rifatto, comprando server e dischi nuovi prevedendo una migrazione dei dati.
Potrebbe andare da un vendor cloud dove può gestire i suoi dati in un modo completamente diverso.
Decide in che città mettere i suoi dati principali, per esempio Francoforte, poi vuole la replica, ad esempio Houston e un backup, ad esempio a Tokio.
Non deve comprare nessun hardware.
Il vendor fatturerà in modo molto preciso l’occupazione dello spazio nei tre datacenter e il traffico generato per la sincronizzazione, il backup e l’utilizzo.
Se occupa poco spazio e fa poco traffico pagherà poco, se ha un picco, vuol dire che lavora di più, pagherà di più. Senza dover pensare a stanze, connessioni, sincronizzazione, rinnovo dell’hardware.
Il cloud non è solo spazio disco, sono centinaia di servizi diversi che coprono una enorme quantità di servizi che possono servire alle aziende, dalle macchine virtuali ai singoli servizi gestiti, tutti che comunicano tra di loro.
Un altro classico esempio è uno shop online che a Natale, come tutti, ha un picco.
Sarebbe inutile comprare server da tenere in casa per reggere il picco natalizio che resterebbero inutilizzati tutto il resto dell’anno.
E, al contrario, sarebbe dannoso averne pochi per reggere il carico medio dell’anno che muoiono a Natale e non permettono allo shop di funzionare.
Con i servizi cloud si paga in base a quanto si usa, se le richieste aumentano, il servizio aumenta le risorse assegnate, con determinate regole e limiti, lo shop non crasha, a fine mese ci sarà più fatturato e la fattura dei servizi cloud sarà più alta.
I vendor sono attrezzati per queste cose, le aziende sono attrezzate per il loro business, è proprio il caso di dire che ognuno faccia bene la parte in cui lavora meglio.

E poi c’è l’Intelligenza Artificiale.
Che non è intelligente, ricordatelo sempre.
Ma senza datacenter enormi, energivori e che generano un sacco di calore, non potrebbe esistere.
Il suo avvento ha cambiato le carte in tavola, ha stravolto il tipo di macchine che servono per farla funzionare, ha alzato i consumi, ha richiesto la creazione di nuovi, enormi datacenter.
Negli Stati Uniti stanno progettando datacenter da 5GW o più, consumano di potenza, una cosa mai vista.
L’AI consuma più corrente di ogni altro servizio, sia in addestramento che in interrogazione e ha sparigliato le carte negli ultimi anni, portando grandi investimenti ed aumenti esponenziali nei consumi energetici.

Chiudo con l’annosa questione della sicurezza dei dati, per la questione del chi ci mette il naso dentro ne parliamo nella prossima puntata.
Tutti i vendor, grandi e piccoli, fanno in modo di minimizzare i rischi per la perdita di dati e vi assicuro che un vostro file messo in un qualunque servizio cloud almeno decente, e più al sicuro dello stesso file a casa vostra o nella sala server della vostra azienda dove entra chiunque non c’è il sistema anti incendio e nessuno controlla il backup, di diversi ordini di grandezza.
Ho visto molte sala server e una discreta quantità di datacenter, parlo con cognizione di causa.
Ma capita a tutti di perdere dati, è successo anche a fornitori di servizi cloud, a occhio direi quasi tutti.
Per questo, in ogni caso, è bene avere i dati sempre in più posti diversi, se non potete scegliere la region del datacenter, usate servizi di fornitori diversi o una copia in cloud e un backup offline.
Chi ha dati di grandi aziende sa già come fare e non segue certamente me, ovviamente.

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A novembre 2025 Pillole di Bit compie 10 anni.
La puntata del compleanno sarà una puntata speciale e la mia intenzione è prepararla insieme a voi.
Sarà una puntata del tipo Ask Me Anything, per gli amici AMA, potete chiedermi tutto quello che volete e io risponderò in puntata. Come si fa?
Fino al 13 ottobre 2025 potete mandarmi una mail a [email protected] con la vostra domanda.
La casella di posta sarà in evidenza nelle note degli episodi.
Accetto solo domande che arrivano a quella casella di posta in forma scritta, firmate con nome e cognome.
Alle prime 10 domande che arrivano e che contengono anche un indirizzo postale spedisco un piccolo regalo di ringraziamento.
Nella puntata del 17 novembre risponderò a quante più domande possibili.
Attendo tutte le vostre domande!
Grazie!

Nella puntata 367 vi ho parlato del dispositivo KVM di GL-Inet, il Comet, tra le cose che non mi sono piaciute vi avevo detto che c’era il fatto di non poter impostare un IP statico e di non poterlo raggiungere da remoto in modo agevole, se non con Tailscale o una loro VPN installata sul computer dal quale lo volevate raggiungere, con parametri sconosciuti.
Qualche giorno fa è uscita la versione firmware 1.5 e, con tutti gli aggiornamenti compresi anche quelli nelle versioni precedenti, è diventato un prodotto interessante davvero.
Vi elenco tutte le funzioni ora disponibili, per il resto della recensione vi rimando alla puntata 367.
È possibile configurare un IP statico all’interno della vostra rete, senza bisogno che ci sia un DHCP server attivo. Utile in VLAN specifiche di management in azienda o se lo usate in posti dove non volete o potete mettere un DHCP server.
Potete cambiare i dati degli HID dei device tastiera, mouse, monitor che sono connessi al PC remoto, in modo che non si veda che è connesso a un KVM
Se lo usate con Tailscale, può fare da Exit Node nella rete dove è installato
Per raggiungerlo da remoto, oltre a Tailscale o una VPN creata verso la vostra rete di casa o aziendale, adesso basta passare da un sito specifico di GL-iNet, solo su https, se non vi piace passare dai loro server c’è una pagine github con il sito da hostare dove volete voi. Non l’ho provato.
Alla fine resta solo lo spazio a bordo un po’ poco per le installazioni dei sistemi operativi più grandi, vedremo con il prossimo dispositivo.
Vi lascio tutte le informazioni nelle note, come al solito.

Con il ritorno alle registrazioni in tempo reale, nel senso che registro il fine settimana prima dell’uscita della puntata, torna la sezione dedicata all’attualità.
Ci sarebbero mille cose da dire, di cui discutere e per le quali arrabbiarsi, ma in questa puntata rubo la sezione dell’attualità per parlare del podcast.
Innanzitutto, dai, non fate i timidi, non mangio nessuno.
Ci saranno domande o curiosità alle quali vorreste avere risposta, avete una puntata dedicata interamente a voi, mandatemi le domande, quelle che vi pare, per la domanda Ask Me Anything, avete ancora un po’ di tempo e ne vorrei tantissime.
Poi, vi sarete accorti che è uscita una puntata infrasettimanale in un modo un po’ diverso dal solito.
Un trailer nel feed e un link su Youtube con la puntata intera.
In effetti la puntata nel feed era quella di youtube perché sono distratto, ma non succederà più.
Sono mesi che mi scervello per cercare di fare qualcosa di più per chi ha deciso di sostenere il podcast.
Fare la puntata extra se le donazioni superano una certa soglia non funziona, il lavoro di squadra distribuita, chiamiamolo così, non ha dato i suoi frutti.
Allora ho pensato di chiudere questa sperimentazione e di aprirne un’altra.
Ogni mese, il secondo martedì, uscirà una puntata extra, oltre alla solita programmazione, dedicata a chi sostiene economicamente il podcast.
Nel feed troverete il trailer.
I sostenitori avranno un link con la puntata non pubblica su youtube.
Per riceverla sarà sufficiente aver donato nel mese corrente almeno 3€ su una piattaforma qualsiasi, anche dopo l’uscita della puntata.
Se avete usato Paypal, abbonamento o donazione singola, ho la mail a cui mandare il link, se avete usato altri canali scrivetemi e vi giro il link.
Se non vi piace fare un abbonamento, ma volete ascoltare più di una puntata, fate una donazione di un multiplo di 3 e io mi segno che vi invio più di una puntata, in base alla donazione.
Ovviamente con la preghiera di tenere il link per voi.
Ho scelto Youtube perché è una piattaforma facile da fruire e il link è accessibile senza credenziali.
Non volevo chiedervi di spostare le donazioni su una piattaforma diversa.
Vediamo come va.
Faccio tutto a mano, per adesso.
Se avete dubbi, domande, rimostranze, la mail è sempre la stessa.
Qualunque cosa scegliate di fare, grazie per ascoltare il podcast e grazie a chi decide di sostenerlo economicamente.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

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