
In questa puntata si smonta l’idea che il cloud sia un’entità eterea, spiegando che in realtà si basa su componenti hardware robusti come server, switch e router. Viene tracciato un contrasto tra i computer domestici e i server, evidenziando le differenze in termini di forma, potenza, gestione dei guasti e ridondanza dei componenti. L’episodio sottolinea come i servizi cloud siano progettati per resistere ai guasti e offrire continuità, grazie a sistemi complessi e al lavoro di centinaia di persone.
Se vuoi inviare la tua domanda per la puntata AMA del 17/11/2025: pdbama10 @ tucci.boo
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Vi parlano di cloud.
Si sente parlare solo e sempre di cloud.
Le icone sono delle nuvolette belle e soffici.
Ed è tutta una grande bugia, perché alla fine, tutto risiede sempre su dei grandi pezzi di ferro, i server, collegati ad altri pezzi di ferro, switch e router, tramite cavi in rame o in fibra ottica.
Di soffice non c’è niente e di silenzioso neanche, ma forse va bene così, come con le auto, voi le vedete belle lucide e silenziose e dentro ci sono motori che fanno migliaia di esplosioni e sono piene di liquidi che non volete proprio toccare, perchè hanno temperature inavvicinabili e vi sporcherebbero fino nel midollo.
Nella puntata di oggi parliamo dei server, della rete e di tutta la gestione che li differenzia in modo sostanziale dal computer di casa vostra.
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Ho già smontato tempo fa la tesi del cloud come computer di qualcun altro, oggi approfondiamo.
A casa vostra, se volete tenere qualche servizio con i vostri dati, avete un computer, di solito piccolo perché non deve fare rumore, poco potente, perché deve consumare poco e poi deve tenere su solo le vostre cose, con una sola alimentazione, magari un piccolo gruppo di continuità e una connessione di rete.
Se qualcosa si rompe o si ferma il vostro servizio non funziona più e dovete intervenire.
Per esperienza, di solito capita quando avete gente a cena, siete in ferie, siete impegnatissimi al lavoro e qualcun altro o altra, che dipende da quel servizio, perché glielo avete descritto come il migliore del mondo, se ne lamenta con l’unica persona che può fare assitenza: voi.
La base dei servizi cloud è un oggetto che si chiama server.
Rispetto al computer medio di casa ha caratteristiche molto interessanti.
Partiamo dalla forma.
È fatto in modo che possa essere installato all’interno degli armadi rack, che si trovano in ogni sala server e hanno dimensioni standard.
In questo modo si può infilare come un cassetto in una cassettiera e può essere estratto per fare manutenzione, senza fare come noi a casa che dobbiamo rotolarci nella polvere sotto la scrivania.
I componenti sono progettati in modo che possano essere sostituiti in modo agevole, alcuni anche senza spegnere il server, come i dischi o gli alimentatori, se sono più di uno.
Se sono server HP il cambio delle parti non è agevole.
Le caratteristiche hardware sono solitamente progettate in modo da avere molta più potenza rispetto al miniPC a casa, perché su un server si possono far girare i servizi di decine o centinaia di utenti contemporaneamente.
Per questo motivo i server sono anche progettati in modo da poter sostenere per lungo tempo carichi di lavoro molto pesanti e hanno una buona gestione dello smaltimento del calore che generano. Poi la sala fa il resto, ne parliamo nella prossima puntata.
Il server ha anche la possibilità di avere molti dischi connessi, per poter gestire molto storage, di solito con controller RAID molto veloci con BUS di tipo SAS, che è più performante del SATA.
I server hanno anche la possibilità di avere schede di rete molto veloci anche fino a 200 o più Gbps, e non solo una porta ma anche 2 o 4, per avere più velocità o ridondanza.
Esistono schede che permettono connessioni non solo con protocollo ethernet, ma con altri protocolli dedicati a tipi di trasferimento dati diversi e orientati all’ottimizzazione di caratteristiche diverse a seconda del tipo di pacchetti che devono essere trasmessi.
Solitamente sono alimentati con due PSU, Power Supply o alimentatori, in modo che se uno si rompe c’è l’altro e il server non si spegne. Quelli più grandi possono averne anche 4 e possono resistere accesi con 1 o 2 guasti a seconda delle configurazioni e del carico.
Ultima cosa, ma non meno importante, i server hanno a bordo una scheda di management, completamente indipendente dal sistema operativo, che ne permette il controllo da remoto anche a server spento, basta che sia alimentato. Ha un suo sistema interno che verifica tutti i componenti hardware ed è in grado di avvisare se qualcosa non va, magari prima che il server vada in crash, come errori sullo SMART dei dischi, errori ECC della RAM o un packet loss eccessivo sulla scheda di rete.
Come avrete ben intuito un server è una cosa diversa dal PC che avete a casa vostra.
Anche i server si guastano, ovviamente, un’altra cosa importante è che il produttore garantisce la reperibilità dei pezzi di ricambio per molti anni.
Provate a ricomprare la scheda madre del MiniPC che avete comprato 6 mesi fa. Non so se la trovate.
Il server non è niente se non è connesso a una infrastruttura che ne permette la gestione e il passaggio veloce dei dati.
Per questo ci sono cavi organizzati in rame o fibra, che vanno a switch gestiti che fanno andare i pacchetti dove devono andare.
E di solito tutto questo è ridondato.
Cade una porta, uno switch o un cavo e c’è sempre un percorso alternativo che i dati possono percorrere per arrivare a destinazione.
Il server da solo non ha senso di esistere.
I servizi che sono installati su un server, di solito sono replicati, uguali su molti altri.
La realtà è molto complessa e la sto semplificando, mi raccomando.
In questo modo, se un server ha un problema e va offline c’è il tempo di intervenire senza dover dare disservizio al cliente o alle decine e decine di clienti che stanno usando quel servizio.
A casa vostra e, in generale in molte aziende, se un server si spegne, qualcosa va giù e si deve correre per ripristinarlo.
I servizi cloud sono progettati in modo che un singolo guasto possa essere gestito in modo che i clienti non se ne accorgano.
Per fare questo ci sono centinaia di persone che lavorano, a tutti i livelli, intorno a questi server e ai dispositivi di rete, in modo che siano sempre operativi, siano riparati e siano gestiti da dei software che si accorgano dei guasti, spostino i carichi, siano flessibili in caso di aumento della domanda e in caso di imprevisti, che, come tutti sappiamo, con l’informatica, arrivano quasi sempre inaspettati.
Se i sistemi sono progettati bene, si riescono ad anticipare o a gestire.
Poi il danno grave capita e li abbiamo visti in ogni provider.
Ma se il danno succede a casa vostra dovete correre.
Se succede al grande provider, dovete solo aspettare che venga risolto, senza ansia e stress.
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A novembre 2025 Pillole di Bit compie 10 anni.
La puntata del compleanno sarà una puntata speciale e la mia intenzione è prepararla insieme a voi.
Sarà una puntata del tipo Ask Me Anything, per gli amici AMA, potete chiedermi tutto quello che volete e io risponderò in puntata. Come si fa?
Fino al 13 ottobre 2025 potete mandarmi una mail a [email protected] con la vostra domanda.
La casella di posta sarà in evidenza nelle note degli episodi.
Accetto solo domande che arrivano a quella casella di posta in forma scritta, firmate con nome e cognome.
Alle prime 10 domande che arrivano e che contengono anche un indirizzo postale spedisco un piccolo regalo di ringraziamento.
Nella puntata del 17 novembre risponderò a quante più domande possibili.
Attendo tutte le vostre domande!
Grazie!
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Magari non adesso, ma da tenere nei preferiti
Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
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Grazie per avermi ascoltato
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