
Il primo di una serie di episodi dedicati al cloud computing. Si spiega come il cloud sia diventato pervasivo nella vita quotidiana, spesso senza che gli utenti ne siano consapevoli. Viene tracciata un’evoluzione storica della gestione dei dati, partendo dai computer isolati e dalle reti locali fino all’avvento di Internet e alla nascita dei primi servizi cloud, come Amazon S3 nel 2006. L’episodio sottolinea l’importanza della connettività e le problematiche legate alla gestione hardware che hanno portato le aziende a esternalizzare i propri server.
Se vuoi inviare la tua domanda per la puntata AMA del 17/11/2025: pdbama10 @ tucci.boo
- Axialis Icon Vectors
- Wilson, podcast del Post
- Puntata 371
- Amazons S3
Per leggere lo script fai click su questo testo
Innanzitutto bentornati dopo la pausa estiva. Grazie per essere ancora qui.
Questa intro sarà particolare, perché dà il via a una serie di puntate consecutive a tema e deve fare alcune premesse.
Anzi, meglio parlare in prima persona, devo fare alcune premesse, mettetevi comodi.
Da molti anni parliamo e sentiamo parlare di Cloud.
C’è chi lo ama, chi lo odia, chi non sa bene di cosa si tratta, ma soprattutto, volenti o nolenti, tutti noi abbiamo parte dei nostri dati lì dentro.
Ci sono molte persone che non sanno neanche che lo stanno usando nella loro vita quotidiana.
Questo vale anche per alcuni di voi che state ascoltando. Non è un male, ma potreste scoprire cose interessanti.
Ho deciso di fare questa serie di puntate per partire dalle basi e scavare un po’ dentro a queste nuvole, arrivando fino al ferro che c’è dentro, ovvero il famoso computer di qualcun altro, un’espressione che avrete sicuramente sentito dire.
Ovviamente se sperate di sentire qualche segreto nascosto di Google resterete a bocca asciutta.
Mi è venuta questa idea a giugno, stavo tornando da Genova e stavo ascoltando Wilson, il nuovo podcast di Costa, in quella puntata si parlava di scuola, di pausa estiva e mancanza di formazione agli studenti.
Ho distintamente pensato che in effetti i ragazzi usano costantemente il cloud, senza accorgersene, senza sapere cosa sia e senza porsi domande. Sarebbe interessante andare a raccontare loro quanto lavoro e tecnologia c’è dietro a un video postato su TikTok, magari interessa loro.
Ma io lavoro e non potrò mai tenere delle ore in aula, dovessero mai fare dei corsi estivi.
Così ho pensato di usare qualche puntata del podcast, vale per tutti, magari scoprite cose nuove, mi auguro, magari un insegnante lo ascolta e può usarlo come spunto per qualche lezione. Lo script è nelle note, come sempre.
Archiviamo questa lunga intro e iniziamo a parlare di Cloud, partendo da quando il Cloud non c’era.
Questa puntata è stata registrata con largo anticipo, non c’è la lista delle donazioni che arriverà cumulativa nelle prossime puntate. Se avete donato vi ringrazio come sempre tantissimo e non preoccupatevi, verrete ringraziati come promesso.
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Un tempo erano tutti prati.
No, ho sbagliato podcast.
Ma vi accorgerete che l’introduzione non è così sbagliata.
L’evoluzione della tecnologia che ruota intorno alla gestione dei dati e della connettività è stata tutto sommato veloce.
Senza Internet a velocità decenti non esisterebbe il cloud.
Molte persone, ancora oggi, hanno difficoltà ad usarlo, a causa del digital divide.
Senza cloud non esisterebbero gli smartphone e una parte consistente delle app che ci girano dentro.
Prima dell’avvento pervasivo di Internet i nostri computer, che consumavano molta corrente e avevano performance ridicole, erano isolati, per avere nuovo software dovevamo spostare fisicamente dei supporti da una casa all’altra o da un’azienda all’altra o dall’edicola a casa.
Nelle aziende esistevano le reti locali essenzialmente per poter raggiungere il mega calcolatore centrale dai terminali.
Le connessioni tra le varie sedi erano lente e molto costose, molto più di quello che vi possiate immaginare.
Io a quel tempo credo giocassi ancora con i LEGO.
Non si parlava di rete distribuita, ma ci si poteva collegare a server specifici che avevano un loro numero telefonico per scaricare software o parlare con altri.
In inglese la parola clouds aveva il solo significato di nuvole.
Poi è arrivata Internet.
La grande differenza era che ti collegavi a un POP, Point of Presence, il server al quale ci si collega per avere accesso ad Internet, e avevi accesso a tutto quello che era collegato ad Internet, anche dall’altra parte del mondo.
I siti stavano sui loro server, c’erano i server di posta elettronica.
Le aziende normalmente avevano il loro server di posta elettronica gestito da queste strane persone che parlavano una lingua strana, i sistemisti, e, in rari casi, era possibile collegarsi all’azienda tramite Internet o via modem e non era più necessario essere per forza in sede per fare tutto il lavoro.
Ma le persone con la connessione a casa erano poche, la velocità basse.
Le aziende avevano il CED, Centro Elaborazione Dati o la sala server, dove erano stipati dei rack, che sono degli armadi metallici dentro cui si installano ordinati, molti server, in una stanzetta piccola e rumorosa. Vero, è una cosa che succede ancora adesso.
I datacenter non erano così pervasivi e, in genere, contenevano gli apparati di rete per far funzionare la connettività. Nessuno avrebbe mai pensato di prendere i propri server o i dati e darli a qualcun altro.
Poi sono successe alcune cose.
Le aziende hanno iniziato a rendersi conto che avere una sala server in sede poteva essere un problema, hanno chiesto a grandi provider di pensarci loro. Spostando le macchine in un posto dove era garantita alimentazione, climatizzazione e controllo accessi si erano tolte un gran peso.
Ma rimaneva un problema: la gestione dell’hardware.
Primo tra tutti, il problema dell’aumento dello spazio.
Compri un server, fai calcoli per dimensionarlo e lo compri con lo spazio necessario per i prossimi 5 anni.
Ma non lo usi tutto adesso, lo userai nell’arco di 5 anni.
Lo hai pagato in anticipo per non usarlo, magari tra tre anni il prezzo si sarebbe abbassato, ma espanderlo sarebbe stato problematico.
Qui la svolta.
All’inizio degli anni 2000 i grandi player mondiali del web, primo tra tutti Amazon, iniziavano ad avere molti datacenter sparsi per il mondo per rendere accessibili i loro servizi ed è nata l’idea che ha cambiato il mondo.
Perché non rendere disponibile un servizio di storage per i clienti, completamente flessibile?
Noi gestiamo datacenter, server, dischi, connettività, tutto lo strato di software e gestione che serve.
Al cliente facciamo pagare solo lo spazio che usa, al mese, per singolo giga occupato e per il traffico che genera.
Ed ecco che il 14 marzo 2006 nasce amazon s3 object storage, il primo servizio cloud della storia. Questo servizio ha dato il via a un mondo di alternative. Di alcune non possiamo più fare a meno, di altre non ci accorgiamo nemmeno. E molte le chiamiamo ‘cloud’ in modo errato.
Ma abbiamo tempo di parlarne.
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Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
E se avete bisogno di un servizio di Hosting, andate da ThridEye, che ospita da anni il sito del podcast, ho fatto la mia scelta e anche qui il livello è altissimo, i contatti sono sul sito.
A novembre 2025 Pillole di Bit compie 10 anni.
La puntata del compleanno sarà una puntata speciale e la mia intenzione è prepararla insieme a voi.
Sarà una puntata del tipo Ask Me Anything, per gli amici AMA, potete chiedermi tutto quello che volete e io risponderò in puntata. Come si fa?
Fino al 13 ottobre 2025 potete mandarmi una mail a [email protected] con la vostra domanda.
La casella di posta sarà in evidenza nelle note degli episodi.
Accetto solo domande che arrivano a quella casella di posta in forma scritta, firmate con nome e cognome.
Alle prime 10 domande che arrivano e che contengono anche un indirizzo postale spedisco un piccolo regalo di ringraziamento.
Nella puntata del 17 novembre risponderò a quante più domande possibili.
Attendo tutte le vostre domande!
Grazie!
Nella puntata 371 vi ho parlato di icone, free e a pagamento e vi ho anche detto che da molti anni, quando devo sviluppare applicazioni, per le icone, uso un programma di Axialis, molto facile, persino per me che non sono un grafico, per la composizione e la creazione, che mi permette di ottenere ottimi risultati.
Il programma ha oltre 10 anni ed è solo per Windows.
Ebbene, neanche a farlo apposta, poco dopo quella puntata, Axialis ha lanciato un nuovo prodotto per fare le icone vettoriali ed è disponibile sia per Windows che per Mac, vi lascio il link al prodotto che mi pare davvero interessante, se è semplice come il predecessore, tutti possono fare icone senza troppi problemi.
Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni si riempie, realizzerò la puntata speciale.
Grazie per avermi ascoltato
Ciao!
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