#372 – WiFi Direct – Equo compenso

Pillole di Bit
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#372 - WiFi Direct - Equo compenso
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Oggi una puntata dedicata a Wi-Fi Direct. Viene illustrato come questa tecnologia permetta la connessione diretta tra dispositivi senza router, offrendo velocità superiori al Bluetooth per il trasferimento di grandi quantità di dati. Vengono forniti esempi pratici del suo utilizzo, come il mirroring dello schermo e la stampa wireless, evidenziandone la presenza “silenziosa” nelle funzionalità quotidiane. Infine, si toccano argomenti di attualità come la scelta tra Amazon Fire Stick e Apple TV e una aspre critica sulle tasse aggiuntive per la copia privata sui dispositivi di archiviazione e servizi cloud.

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Da quando conosciamo il wifi siamo abituati a pensarlo in un modo solo.
C’è un dispositivo, il router o l’access point, che emette il segnale wireless, con il nome della rete, il nostro computer o il telefono lo vedono , ci si collegano, si autenticano e, passando attraverso le sue antenne vedono tutti gli altri dispositivi della rete.
Senza access point, nessuna connessione WiFi.
Ebbene, non è proprio così.

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Partiamo con uno scenario che, scommetto, avete vissuto tutti. Siete a casa di amici, avete appena scattato una foto di gruppo con il vostro smartphone e volete mandarla subito ai vostri amici. Se non avete tutti iPhone e non siete parte di un gruppo Telegram o Whatsapp le cose si fanno difficili.
Forse non c’è campo. Io uso Telegram, ma no, io la voglio su Whatsapp! Via mail, ma non ho mica le mail di tutti
“Qual è la password del WiFi?”. Il padrone di casa non se la ricorda. La cerca. L’ospite la digita sbagliata. Poi finalmente ci si collega. L’app di messaggistica non va.
Ah, non date mai la password della WiFi di casa, solo quella della rete per gli ospiti, se ce l’avete.
Proviamo col Bluetooth! Inizia l’accoppiamento, i codici da confermare… “visibile a tutti i dispositivi”… e dopo due minuti di tentativi, il trasferimento è di una lentezza esasperante.
E se vi dicessi che i vostri telefoni, molto probabilmente, potrebbero parlarsi direttamente, in modo super veloce e senza bisogno di nient’altro? Né router, né password del WiFi, né la lentezza del Bluetooth.
Questa magia esiste, è potentissima e si chiama WiFi Direct. E la cosa bella è che probabilmente l’avete già usata senza nemmeno esservene resi conto.
In questa puntata vi racconto un po’ di cose, cos’è, come funziona e perché è una di quelle tecnologie geniali che ci semplificano la vita, ma senza farsi vedere troppo.

Allora, cos’è questo WiFi Direct? Il nome un po’ ci aiuta: è un sistema che permette a due o più dispositivi di creare una connessione WiFi direttamente tra di loro, senza intermediari
Pensate al WiFi normale, quello di casa. Come funziona? Avete un coordinatore al centro di tutto: il router o l’access point. Tutti i vostri dispositivi – il telefono, il computer, la smart TV, la console – per parlarsi tra loro, devono passare da lui. È come essere in un ufficio dove, per parlare con il collega della scrivania accanto, devi prima mandare un’email al capo, che poi la inoltra al collega. Funziona, ma è un po’ macchinoso e serve per forza il capo. Se il router o l’access point si spegne, la rete scompare e nessuno parla più con nessuno.
Il WiFi Direct ribalta completamente questa logica. Immaginate che due dispositivi (diciamo due smartphone) si incontrino e decidano di creare al volo un loro club privato, una mini-rete WiFi solo per loro due. Uno dei due si comporta momentaneamente come un “finto router” e l’altro si collega. Fine.
Non c’è bisogno del router di casa, non serve una connessione a Internet. È una bolla di WiFi privata e temporanea che nasce e muore solo per far comunicare quei due dispositivi.
In pratica, è come se i due colleghi dell’esempio di prima si girassero e si parlassero direttamente, senza passare dal capo. Molto più semplice, no?

A questo punto, la domanda sorge spontanea, come diceva Lubrano, per chi se lo ricorda: “Ma scusa, per far parlare due dispositivi vicini non usavamo il Bluetooth?”. Giustissimo. Ma ci sono delle differenze enormi, e qui capiamo perché il WiFi Direct è così potente.
Pensiamo a questi due standard come a due modi di trasportare cose tra due paesi vicini.
Il Bluetooth è come un pony express. È fantastico per pacchi piccoli e leggeri (cuffiette audio, dati di un sensore, un contatto della rubrica). Consuma pochissima energia, è affidabile, ma se gli chiedi di trasportare un divano (un video in 4K, una galleria di foto ad alta risoluzione), ci mette una vita. La sua velocità è limitata. Inoltre, la sua portata è abbastanza corta, di solito una decina di metri e soffre molto i muri.
Il WiFi Direct è come avere un camion da traslochi sempre pronto. Usa la stessa tecnologia e le stesse frequenze del WiFi classico, quindi ha due vantaggi schiaccianti:
Velocità: È incredibilmente più veloce del Bluetooth. Parliamo di velocità centinaia di volte superiori. Trasferire un album di 200 foto non richiede minuti, ma pochi secondi.
Portata: Ha un raggio d’azione molto più ampio, simile a quello di un router WiFi, arrivando tranquillamente a decine di metri, anche con qualche ostacolo in mezzo.
Quindi, non sono nemici, ma strumenti diversi per scopi diversi. Il Bluetooth è perfetto per connessioni costanti a basso consumo (smartwatch, auricolari), il WiFi Direct è il campione dei trasferimenti veloci di grandi quantità di dati tra due dispositivi.

Vi ho detto che probabilmente lo usate già senza saperlo. Com’è possibile? Perché molte delle funzioni “smart” che conosciamo e usiamo sono basate proprio sul WiFi Direct, anche se le aziende gli danno nomi commerciali diversi per renderle più facili.

Ecco qualche esempio pratico:

Trasferimento file tra telefoni: Funzioni come “Quick Share” di Samsung/Google o “AirDrop” di Apple (che usa una combinazione di Bluetooth e WiFi Direct) si basano su questo principio. Quando inviate una foto a un amico, i telefoni si presentano col Bluetooth per trovarsi, ma poi stabiliscono una connessione WiFi Direct per inviarsi i file a velocità molto più elevata. Voi vedete solo un’icona carina, ma sotto il cofano c’è il nostro camion da traslochi in azione.

Screen Mirroring (Miracast): Avete mai proiettato lo schermo del vostro telefono o del vostro portatile sulla Smart TV senza usare cavi? Quella tecnologia si chiama Miracast, ed è uno standard che usao il WiFi Direct! Il telefono e la TV creano la loro rete privata per trasmettere in tempo reale tutto il flusso video dello schermo. Ecco perché riuscite a vedere un film in alta definizione senza scatti!

Stampa Wireless: Molte stampanti moderne hanno la funzione di stampa “diretta” dal cellulare. Non dovete collegare la stampante al router di casa. Vi basta collegare il telefono direttamente alla stampante tramite la sua rete WiFi dedicata. Ancora una volta, è WiFi Direct.

Giocare in Multiplayer Locale: Alcune console, come la Nintendo Switch, usano connessioni dirette tipo WiFi Direct per permettere a più giocatori di sfidarsi nella stessa stanza, ognuno sulla propria console, senza bisogno di una connessione a Internet.

Senza diventare troppo tecnici, il processo è geniale nella sua semplicità e si chiama discovery.

I dispositivi compatibili con WiFi Direct si cercano a vicenda, un po’ come fa il Bluetooth, mandando dei segnali a bassa energia per dire “Ehi, ci sono e sono pronto a parlare!”.
Quando voi selezionate “invia a questo dispositivo”, i due apparecchi negoziano. Decidono chi dei due farà da “capo” temporaneo (il Group Owner, che agisce come un finto router) e chi farà da client.
A questo punto, stabiliscono la connessione usando un sistema di sicurezza chiamato WPA2 o WPA3, lo stesso del vostro router di casa.
A questo punto la connessione è attiva, privata e veloce. I dati vengono scambiati.
Finito il trasferimento, la connessione si chiude e la rete temporanea scompare nel nulla.
Tutto questo avviene in una manciata di secondi, in modo quasi completamente automatico.

Il WiFi Direct è un eroe silenzioso del nostro mondo connesso. Non ha la fama del Bluetooth né l’onnipresenza del WiFi classico, ma lavora nell’ombra per darci quelle esperienze veloci e senza fili che ormai diamo per scontate. È la tecnologia che toglie di mezzo l’intermediario, permettendo ai nostri dispositivi di collaborare in modo diretto, efficiente e sicuro.

La prossima volta che condividerete al volo una foto o proietterete un video sulla TV, saprete che non c’è nessuna magia, ma un piccolo, geniale “club privato” che i vostri dispositivi hanno creato solo per voi.

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A novembre 2025 Pillole di Bit compie 10 anni.
La puntata del compleanno sarà una puntata speciale e la mia intenzione è prepararla insieme a voi.
Sarà una puntata del tipo Ask Me Anything, per gli amici AMA, potete chiedermi tutto quello che volete e io risponderò in puntata. Come si fa?
Fino al 13 ottobre 2025 potete mandarmi una mail a [email protected] con la vostra domanda.
La casella di posta sarà in evidenza nelle note degli episodi.
Accetto solo domande che arrivano a quella casella di posta in forma scritta, firmate con nome e cognome.
Alle prime 10 domande che arrivano e che contengono anche un indirizzo postale spedisco un piccolo regalo di ringraziamento, dopo la puntata di novembre.
Nella puntata del 17 novembre risponderò a quante più domande possibili.
Attendo tutte le vostre domande!
Grazie!

Vi ho detto più di una volta che raramente uso la parte smart della TV, a parte il protocollo HBBTV, per la cui descrizione potete tornare alla puntata 272.
La evito perché le app sono sempre lente, macchinose e soprattutto la TV smette di essere aggiornata in meno di un anno se la si compra appena uscita, se la si compra dell’anno prima, in pratica non riceverà mai aggiornamenti.
Per ovviare a questo uso da molto tempo il Firestick di Amazon.
Ho iniziato con quello normale HD, ho poi preso il 4k, che è molto più reattivo e supporta la risoluzione più alta.
Ultimamente Amazon ha un problema di pubblicità.
Compri il dispositivo e paghi un abbonamento, ma hai pubblicità sia nel dispositivo che nei film.
E io odio la pubblicità.
Il firestick 40 con l’adattatore per collegarlo al cavo ethernet, a prezzo pieno fa poco meno di 90€, quando ci sono gli sconti arriva a poco più di 50.
Ho sostituito da poco il fiestick con una AppleTV con la porta Ethernet, l’ho pagata, con un po’ di sconto, 170€.
Una bella differenza.
Ma, ci sono molti ma.
Il telecomando è di tutt’altro livello, non ha le stilo da cambiare e si ricarica via USB-C.
Il pairing con il telefono per usare l’app del telecomando è istantaneo.
La home del sistema operativo è pulita, semplice, non ha trailer e non ha pubblicità.
Ho trovato tutte le app che usavo sul Firestick, ma non avevo dubbi.
Il collegamento delle airpods è istantaneo, con il firestick collegare delle cuffie è molto più lungo, in più si possono collegare due coppie di airpods contemporaneamente
Devo dire che l’esperienza d’uso è nettamente meglio sotto ogni punto di vista e vale tutti i soldi spesi in più.

Oggi vi tocca anche il pezzo di attualità, compreso di corposa arrabbiatura. Mentre vi parlo di questo lieto evento che di letizia non ha proprio niente, immaginate un sottofondo di turpiloquio, costante, fino a fine di questa sezione.
In Italia, soprattutto nelle istituzioni, alcune parole hanno un significato diverso da quello che si studia normalmente a scuola.
Un esempio palese è la parola “sicurezza”, che ormai ha più valore di controllo, stando alle ultime leggi.
Oggi parliamo di un’altra parola abusata: “equo”.
Il concetto di equità nella testa di Franceschini e della SIAE, perché si devono fare i nomi, è diverso da quello che conosciamo noi.
Per loro, equo vuol dire che se compro un dispositivo che ha dello spazio su cui posso memorizzare dei dati digitali, allora possono rubare dei soldi dalle mie tasche mettendo un balzello in base a quanto è capiente questo dispositivo.
Il motivo apparente è che io in quel dispositivo potrei mettere dei dati protetti da diritto d’autore che ho già comprato, per i quali ho già pagato SIAE, facendone una copia, ma solo se non aggiro i sistemi anticopia.
Se sente sempre il sottofondo di turpiloquio, sì?
Poi i tempi sono cambiati e immagino che il 90% delle persone non compri più musica da copiare sul lettore MP3 o sull’iPod, uscito anche di scena. Al massimo si comprano i vinili e la musica resta lì sul disco.
Ma soprattutto chi ascolta musica paga un abbonamento e la ascolta in streaming.
La stessa cosa vale per i film.
Alcuni produttori hanno smesso di vendere lettori DVD, ormai la fruizione dei film è sui servizi di streaming o al cinema, almeno per la gran parte.
Ecco, questo non equo compenso, questo furto, che grava anche dove la musica non ce la mettereste mai, come ad esempio le SD delle macchine fotografiche, non è mai stato abolito, ma è sempre stato adeguato.
Viene sempre adeguato tutto, mai gli stipendi.
Leggo su DDAY che stanno pensando di rivedere le tariffe di questa immane porcata.
Al rialzo.
Alcune voci a due punti percentuali
E stanno pensando di aggiungere un furto aggiuntivo allo storage cloud.
Hai uno storage gratis maggiore di un GB da qualche parte, che siano i 15GB di gmail, Dropbox, un Amazon Glacier dove metti i backup? ecco, qualche decimo di centesimo al GB al mese, per ogni servizio.
Anche se sei un’azienda.
Anche se li usi per lavoro.
Anche se della musica non te ne frega niente.
Se questa cosa dovesse passare non esisteranno più servizi cloud con un livello gratuito.
Io adesso vorrei sapere, se questa cosa passa, ed è in attesa di autorizzazione dell’attuale ministro della cultura, come si fa a fermare questo sistema che ci arriva nelle tasche in modo indiscriminato da ogni parte?

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia