
Si discute dei blackout elettrici che si verificano in Italia, in particolare a Torino, durante i periodi di caldo intenso. SI sottolinea come, nonostante l’aumento delle temperature e l’incremento nell’uso di dispositivi elettronici energivori, i fornitori di rete non abbiano adeguato le infrastrutture, causando interruzioni di corrente con gravi conseguenze economiche per aziende e privati. SI critica la mancanza di responsabilità da parte dei gestori di rete e propone soluzioni a livello individuale e aziendale, come l’uso di UPS e gruppi elettrogeni, pur ribadendo che la responsabilità principale ricade sui fornitori. Infine, vengono condivisi dati sui consumi energetici attuali e futuri, legati a condizionatori, veicoli elettrici e data center, evidenziando che il problema non risiede nell’efficienza dei dispositivi ma nell’inadeguatezza della rete.
I conti semplificati, facili da leggere (ho fatto molte ricerche, non ho segnato le fonti, perdonatemi)
- Con un condizionatore inverter con un motore e 3 split, in un giorno torrido consumo circa 15kWh per stare bene a casa (27°C)
- In Italia ci sono 35 milioni di unità abitative, di cui 26 milioni sono occupate
- Circa la metà di queste unità ha un condizionatore
- Se tutte consumassero come casa mia, avremmo un consumo giornaliero di 195 milioni di kWh
- Un’auto elettrica con 15kWh percorre in media 100km
- In Italia lavorano 24 milioni di persone, di cui 17 milioni usano l’auto per andare al lavoro
- Il viaggio casa-lavoro-casa in media è di 20km
- Al momento le auto elettriche sono lo 0,77% del totale
- (facendo le cose semplici) 130.000 persone vanno al lavoro con l’auto elettrica, per un totale di 2.600.000km
- A 15kWh ogni 100km, servirebbero 0,4 milioni di kWh
- In Italia abbiamo 550MW di datacenter installati
- Ogni datacenter consuma la sua potenza nominale, più i servizi, che porta il consumo a 1,4 della potenza nominale installata
- Ogni giorno, a pieno carico, i datacenter consumerebbero 18 milioni di kWh
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Succede tutti gli anni un po’ ovunque.
Arriva il caldo e si presentano puntualissimi i blackout, la corrente se ne va, la gente si arrabbia, il cibo si butta, quelli che dicono che ha sempre fatto caldo, quelli che danno la colpa ai condizionatori e i gestori delle reti che, facendo spallucce, intervengono in best effort, per i non tecnici vuol dire che non hanno tempi certi di risoluzione, quando e come riescono.
A Torino, se ne sono accorti anche i giornali, prendete tutto quello che ho appena descritto, disservizi e danni, e lo moltiplicate per 10, circa.
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Non scendo nei meandri dell’elettrotecnica, ma due cose di base.
Per far funzionare i dispositivi serve energia.
Questa energia la prendiamo dall’impianto elettrico.
L’impianto elettrico ha una tensione fissa, a casa 220V in alternata nominale.
Più energia ci serve, più aumenta l’assorbimento in corrente, che si misura in Ampere.
La corrente scorre nei cavi, tecnici scusate il banale paragone, un po’ come l’acqua scorre nei tubi.
Il problema è che più corrente passa, più i cavi e i dispositivi dove passa si scaldano.
Se aggiungete che la temperatura esterna è alta, i dispositivi elettrici vanno in sofferenza.
Tutti i dispositivi, al caldo, quando è troppo, patiscono, anche le rotaie del treno, per fare un esempio facile.
Se lasciate il cellulare in auto sotto il sole si spegne per troppo caldo e la batteria soffre, ad esempio, non fatelo.
Su questo pianeta, checché ne dica la gente sui social, le temperature stanno salendo e in estate abbiamo picchi sempre più alti, per tempi sempre più lunghi e per periodi sempre più lunghi.
Lo dicono gli studiosi del clima.
In più nelle nostre case usiamo sempre più dispositivi elettrici o elettronici.
Dal 2003, l’anno in cui il mondo ci ha fatto vedere e sentire il trailer del futuro e noi ce ne siamo fregati allegramente, nelle case forse c’era un solo computer, il frigo era piccolo, non c’era la casa domotica, in pochi avevano il condizionatore, nessuno aveva la pompa di calore, pochissimi avevano la cucina a induzione, la lavastoviglie, l’asciugatrice.
Adesso siamo pieni di elettrodomestici e dispositivi elettrici, anzi, abbiamo l’incentivo a cambiarli o a installarli.
Vero, in oltre 20 anni i consumi del singolo elettrodomestico si sono abbassati, ma una casa che è passata da un computer con monitor CRT e un frigo a 2-3 computer moderni, un frigo, l’induzione, l’asciugatrice, la lavastoviglie, un router e uno switch sempre accesi, consuma certamente di più.
Poi ci sono i condizionatori.
Mentre sto scrivendo ci sono 32 gradi fuori, 27 dentro, i condizionatori accesi che consumano 1200W.
Li ho installati 4 anni fa e ho avuto un incentivo dallo Stato.
Se li installate adesso avete ancora un incentivo.
Nelle case nuove li avete per legge, perché il riscaldamento deve essere fatto con pompa di calore che è la stessa tecnologia dei condizionatori e funziona a corrente.
Bene, una lunga introduzione per dire che sono oltre 20 anni che la terra si sta scaldando, che i consumi elettrici stanno aumentando, soprattutto in estate e che i dispositivi elettrici al caldo patiscono, soprattutto se sottoposti a grande passaggio di corrente.
Come lo so io lo sanno le aziende che gestiscono la rete di distribuzione elettrica, hanno i termometri, hanno i misuratori di corrente, faranno analisi sui consumi delle bollette, insomma, hanno da molto tempo tutti i numeri.
Solo che ogni anno fa più caldo, inizia a fare caldo prima, i consumi aumentano, la corrente salta e loro dicono “è colpa del caldo e dei condizionatori e la rete non ce la fa”.
Un po’ come se io cercassi di guardare un film in 4k HDR su netflix con un modem commutato a 56k e mi lamentassi che il film è troppo pesante.
Se non evolvi, scoppi.
Se la rete non evolve, salta.
A Torino, dove c’è IREN, la rete salta troppo.
Abbiamo avuto quartieri con fermi di 10 ore.
Ho avuto notti con 6 rapidi blackout uno di fila all’altro.
E poi leggo sui giornali che hanno raddoppiato il callcenter e previsto la disponibilità rapida di alcuni grandi gruppi elettrogeni.
Si vive mettendo le pezze, ma non mettendo a posto la rete.
Non ho letto di un manager licenziato o di ripercussioni economiche nelle loro buste paga.
La gente comune, invece, ha avuto ripercussioni economiche.
Chi ha esercizi commerciali senza corrente non può emettere scontrini, di conseguenza non può aprire. Questo è un danno economico diretto.
Chi ha un’attività che prevede l’uso di frigoriferi rischia di dover gettare via centinaia di chili di cibo.
Gli uffici pagano i dipendenti che non possono lavorare.
I contratti della rete elettrica prevedono indennizzi solo dopo 8h di mancanza di corrente.
Non avete idea dei danni che fanno 8 ore senza corrente.
E no, essere tutti attrezzati per dover sopperire a proprie spese, in tempo di pace, perché il gestore della rete non si è adeguato, non è accettabile.
Che il guasto capiti è accettabile, vivere in estate in balia dei blackout, pensando ogni volta che si sale in ascensore “se mi scappa la pipì è più ragionevole fare 5 piani a piedi col caldo torrido, perché se salta la corrente rischio che devo stare in ascensore delle ore e non me la posso tenere”, è fuori da ogni logica.
Sono andato per le lunghe, adesso tre riflessioni.
Cosa farei io con il management di IREN, se potessi.
Cosa si dovrebbe fare a casa propria a proprie spese, che dovrebbero essere rimborsate da IREN, secondo me.
Come dovrebbero attrezzarsi le attività per non morire e poi, di nuovo, farsi rimborsare da IREN.
Io prenderei tutto il management e lo manderei a casa, oggi.
Poi metterei persone nuove e direi loro che a fine anno, con un solo blackout per caldo, salta il premio produzione a tutti.
Per ogni blackout superiore alle 2h viene tolta una parte considerevole dello stipendio, in modo che siano incentivati a far qualcosa.
A casa ci si deve proteggere in qualche modo.
È necessario dotarsi di UPS, ne ho parlato nella puntata 316, per proteggere i dispositivi più sensibili, come router, NAS, computer desktop. Io ne ho uno per tutta la parte di rete. Da quando ho portato il NAS in cantina, ecco, devo metterne uno anche lì.
Per i dispositivi che invece non serve che siano accesi, ma che potrebbero patire i continui vai e vieni, ho messo delle prese smart che quando va via la corrente ovviamente si spengono e quando la corrente torna non si riaccendono, così se la corrente balla, al massimo devo cambiare la presa e non la lavatrice, l’asciugatrice o la TV.
Potrebbe capitare che al ritorno della corrente il differenziale salti, in questo caso torna utile un differenziale a riarmo automatico, chiedete al vostro elettricista.
Il conto non è basso. Secondo me è giusto che paghi chi non ha mai lavorato per adeguare la rete.
Ma non sempre quello che è giusto poi si avvera, nessuno vi rimborserà mai.
E per le attività?
Il problema è più impegnativo, perché mantenere attivo un esercizio con gli UPS è impossibile, serve un gruppo elettrogeno, che mantenga alimentati i frigoriferi, i freezer, la rete, i computer, l’aria condizionata e tutto quello che serve per far funzionare un’attività.
L’investimento non è piccolo e soprattutto è necessario farlo perchè, almeno a Torino, i blackout sono sistematici a causa del solito spallucce con aggiunta del classico “è colpa dei condizionatori”.
L’investimento avrebbero dovuto farlo loro sulla rete.
Poi, che ognuno, se ha un’attività, deve fare in modo di proteggersi da problemi, è vero e lo sostengo da sempre, ma un servizio deve essere fornito con una certa garanzia, si interrompe in caso di problemi, non in caso di eventi climatici diventati ormai normali.
Pensate quando sarà colpa delle auto elettriche.
Che la mettete in carica la sera, contate di andare al lavoro o di partire per un viaggio e la batteria non si è caricata quanto speravate.
Ricordate sempre, se d’estate la corrente salta e dicono che è colpa del caldo, il caldo torrido in estate c’è da oltre 20 anni, il tempo per adeguarsi c’è stato.
Non lo hanno fatto per mettersi in tasca i soldi e lasciare i problemi agli utenti finali.
Intanto IREN ha messo una toppa commerciale, ha chiesto scusa. Cosa che non mi sarei mai aspettato.
Prossimo passo pagare i danni, cambiare il management e rifare la rete.
Ho fatto due conti facili con qualche ricerca, per mettere qualche numero a terra.
Nel 2003 il contratto per la corrente di casa era da 3kW, oggi, anche.
Nel 2003 avere il condizionatore a casa era un’eccezione, oggi ce ne sono molti di più
Nel 2003 non c’erano datacenter, oggi ce ne sono decine e decine.
Nel 2003 non c’erano auto elettriche, oggi se ne vedono.
Ho misurato quanto consuma un giorno torrido di condizionatori a 27°C per una casa di 100 metri quadri, sono circa 15 kWh.
Con 15 kWh un’auto elettrica percorre in media 100km
In Italia abbiamo 35 milioni di unità abitative, delle quali 26 milioni sono occupate
Se tutte avessero il climatizzatore, per raffreddarle, in un giorno servirebbero 390 milioni di kWh
In italia lavorano 24 milioni di persone, di queste circa 17 milioni vanno al lavoro in auto facendo in media 20km di viaggio casa-lavoro, abbiamo 340 milioni di km per andare e tornare dal lavoro.
Se tutti avessero un’auto elettrica servirebbero 51 milioni di kWh.
Il tutto su base giornaliera.
I climatizzatori sarebbero un consumo costante in tutto il giorno, le auto, visto che hanno la batteria, sarebbero un consumo probabilmente concentrato di notte, ma non tutti la stessa notte.
Parliamo di datacenter, altra spina nel fianco di cui si parla sempre.
Un datacenter piccolo, in media, consuma fino a 4MW, facciamo una media, 2. In un giorno servono 48.000 kWh, che, compresi di servizi, come per esempio il raffreddamento, va moltiplicato per circa 1.4, il cosiddetto PUE, arriviamo a 67200 kWh
Un datacenter medio da 20MW, ovviamente, consuma 10 volte di più, 672000 kWh, sempre in un giorno.
Si stima che attualmente in Italia abbiamo 550MW di potenza impegnata in datacenter, per un consumo massimo giornaliero di 18 milioni e mezzo di kWh
Riassumo, che per un podcast ho detto troppi numeri.
Vi ricordo che sono conti molto semplificati
Se tutte le case avessero un condizionatore, in un giorno torrido, servirebbero 390 milioni di kWh, secondo ISTAT, le cose con condizionate sono 13 milioni, quindi ad oggi in un giorno caldo servono circa 195 milioni di kWh. 15 anni fa le case con il condizionatore erano 5 milioni, ma una stima con i consumi di oggi non sarebbe coerente, visto che in 15 anni i climatizzatori sono migliorati moltissimo in fatto di efficienza energetica. Conta che in 15 anni siamo passati da 5 milioni di unità condizionate a 13 milioni.
Se tutte le persone che vanno al lavoro in auto andassero al lavoro con auto elettriche, servirebbero 51 milioni di kWh, ma le auto elettriche sono lo 0,77% del totale, ad oggi servirebbero 0,4 milioni di kWh
Per tenere accesi tutti i Datacenter attuali in Italia per un giorno, servono circa 18 milioni di kWh, si stima un raddoppio nei prossimi pochi anni, meno di 5.
E sì, i condizionatori delle case private, in un giorno caldo, oggi, consumano 10 volte più di tutti i datacenter che abbiamo in Italia. Le auto elettriche, al momento incidono molto poco.
Tutta questa energia 20 anni fa non serviva.
E non ho contato fabbriche e uffici.
E 20 anni fa non faceva così caldo.
La corrente non va solo prodotta, ma va anche consegnata.
Se non si lavora sulla consegna ce ne facciamo poco dell’aumento di produzione.
La colpa non è di chi usa dispositivi che negli ultimi 20 anni sono migliorati moltissimo in fatto di efficienza energetica e che sono stati ampiamente incentivati a livello fiscale, ma di chi ha visto i numeri che ho trovato io in qualche ora di ricerche dalla mia scrivania e non ha pensato che la rete di distribuzione sarebbe andata in sofferenza.
Hanno sicuramente fatto le reti nuove per le colonnine e i datacenter, ci mancherebbe, ma in città si consuma molto di più, ancora.
Incentivarti a comprare una cosa per poi dirti che eticamente non puoi usarla se no sei colpevole dei blackout è un pessimo modo di fare politica.
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