#366 – Fidarsi dell’IT aziendale

Pillole di Bit
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#366 - Fidarsi dell'IT aziendale
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Questa puntata si apre con un aneddoto che evidenzia la vulnerabilità delle aziende di fronte a un errore informatico che ha causato il fallimento di un’azienda e la perdita del lavoro per tutti i dipendenti. Viene sottolineata l’importanza del Disaster Recovery, dei backup e delle relative procedure di verifica per prevenire simili catastrofi, menzionando anche esempi di negligenza e i rischi derivanti sia da attacchi esterni che da problemi interni. Infine, vengono forniti aggiornamenti sul funzionamento del gruppo Slack della community del podcast, spiegando come utilizzarlo per discutere delle puntate e di tecnologia in generale.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Qualche tempo fa ho letto una notizia che mi è arrivata da uno dei miei canali dove rimbalzano informazioni tecnologiche. Un’azienda, a seguito di un problema puramente tecnologico, ha dovuto chiudere, lasciando a casa tutti i dipendenti.
Questa cosa mi ha fatto pensare parecchio.
Le aziende chiudono per molti motivi, la chiusura porta nella disperazione molte famiglie, per questo motivo ho sempre pensato che avere due genitori o due compagni che lavorano nella stessa azienda non sia una buona idea, ma mai ho pensato che un’azienda, magari ben piazzata sul mercato, potesse chiudere per un errore informatico gestito molto male.

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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.
Ricordatevi che con ogni richiesta di gadget nella busta troverete anche un kit stampato in 3D per montare un dado, con numero di facce e colori casuali.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, se preferite i social, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 sull’istanza mastodon.social o pilloledibit sull’istanza hackyderm.io. Non ho altri social.
Se preferite la mail potete scrivere a [email protected]. Trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre, se siete educati.
Il metodo migliore è iscriversi e usare il gruppo Slack attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, lo trovate a pilloledib.it/slack, mi raccomando, all’ingresso vi sarà chiesto di compilare un rapido modulo per presentarvi e per confermare di aver letto il regolamento, non spaventatevi.

Immaginate di lavorare in un posto dove va tutto bene, lo stipendio arriva regolarmente, il fatturato è buono, cresce ogni anno, il business funziona.
Nessun problema in vista, non ci sono campanelli di allarme, magari pensate anche di organizzare qualche spesa extra, data la stabilità. Il cambio dell’auto, un lavoro di ristrutturazione, il pensiero di un monolocale al mare o in montagna, la vacanza dei sogni.
Qualsiasi cosa che costa più di quello che di solito avreste speso.
Ma una mattina arrivate in ufficio e il gestionale dell’azienda non funziona.
Non si apre niente.
Cercate di accedere ai dati con i quali stavate lavorando e non ci sono più.
Chiamate il supporto e nessuno risponde.
Vi rendete conto che negli uffici inizia a serpeggiare il panico, le voci corrono e qualcuno dice che sono stati persi tutti i dati aziendali.
Un attacco informatico? Ce ne sono molti in giro, no è il se, ma il quando, prima o poi capiterà a tutti, dicono.
No, nessun attacco.
È stato un problema interno, mentre si stava lavorando su un sistema è successo qualcosa e tutti i dati sono spariti, come per magia.
Certo, magia nera.
I dati non spariscono da soli. Nessun file si cancella da solo, figuriamoci i dati di un’intera azienda.
È vero, ma basta la mossa sbagliata per fare un danno enorme e perdere tutti i dati di un’azienda.
Per questo esiste il Disaster Recovery, esistono i backup ed esistono le procedure per controllarli e verificarli.
Tutto questo non esclude gli attacchi, ovviamente.
I danni di questo tipo, che sono gravissimi, possono arrivare dall’esterno e anche dall’interno.
Per attacchi, per errori, per incompetenza, per problemi non previsti, non so se vi ricordate Libero mail.
Se le aziende sono ben strutturate, un problema di questo genere crea panico e sicuramente danni, perché ferma la produzione.
Peró poi si parte con le procedure di recupero, magari ci si mette giorni e si torna a lavorare.
La legge prevede le esercitazioni per gli incendi, le sirene, le vie di fuga, le giacche ad alta visibilità, i punti di raccolta e gli appelli.
Sono noiose, si perde tempo, magari sono delle pause forzate, ma, quando capita, qualcosa sarà rimasto in testa e si rischia meno di fare la fine dei topi abbrustoliti.
La legge non prevede esercitazioni per il recupero dei dati.
Indoviniamo quante aziende lo fanno?
Il danno è calcolato in quanto tempo si sta fermi.
In media, la maggior parte delle aziende riesce a sopportare alcuni giorni di fermo per poi tornare a pieno regime, qualunque sia il loro business.
Il problema sorge quando il disaster recovery non c’è perché quando è stato portato a budget lo hanno tagliato perché troppo costoso.
Oppure quando ci si accorge che nessuno ha mai controllato i backup e nel momento del bisogno ci si rende conto che sono fermi a 3 anni fa.
Eh, ma controllare e fare i test di ripristino prendeva troppo tempo e c’erano troppi ticket da chiudere.
Negli anni ho vissuto molte esperienze.
La mia prima è stata la rottura di due dischi su un RAID5 in un ospedale. Dischi che contenevano un DB con tutti i dati del gestionale dell’intera ASL, molti anni fa. Era il mio primo lavoro nell’IT.
Avevano pensato ad avere due nodi attivo-passivo per il failover, ma non il disco di spare per il RAID.
Sono andato a lavorare in un’azienda dove la sala server ha preso fuoco, sapete il “ma figurati se capita”?
È andata in corto la batteria dell’UPS.
Hanno spento tutto con gli estintori a polvere, hanno pulito tutto con i pennelli, non hanno perso un bit.
Solo dopo si sono accorti che il backup era fermo da 3 anni.
Nella stessa azienda, dove si lamentavano che perdevo tempo per controllare i backup tutti i giorni e facevo restore di test una volta al mese e non mi hanno mai permesso di portare le cassette in banca per delocalizzare i backup, quando hanno visto il preventivo per un datacenter, piccolo, di disaster recovery, hanno detto “ma va, mica capita niente”.
Sempre gli stessi a cui è andata a fuoco la sala server.
Torniamo all’azienda della notizia.
Per un intervento tecnico hanno perso tutto.
Non avevano un backup funzionante.
Non sono riusciti a recuperare dal poco cartaceo che avevano.
L’azienda è fallita.
Tutti i dipendenti sono rimasti a casa.
Nota: questo non vuol dire che avere il cartaceo ti salva, che sia chiaro.
Era un’azienda che era già morta, aspettava solo lo sgambetto per rovinare a terra.
Adesso la domanda che tutti dovremmo porre a noi stessi e, in effetti alla direzione e all’IT dell’azienda dove lavoriamo è una.
Dovesse mai succedere una catastrofe sull’infrastruttura informatica, l’azienda si rialzerà o sarà il primo inevitabile passo verso il fallimento?
Come ha detto Francesco Costa in una puntata di Wilson, il suo nuovo podcast, è bene chiedere all’azienda un aumento, se si pensa di meritarlo, secondo me è anche bene chiedere se, in caso di un problema informatico grave, l’azienda è in grado di rimettersi in piedi. Se glissano, date una spolverata al CV.

Questo podcast vive perché io lo produco, lo registro e lo pubblico settimana dopo settimana o quasi. Ma continua ad andare avanti perché la soddisfazione di vedere le notifiche delle donazioni mi spinge a fare sempre nuove puntate, come ringraziamento e impegno nei vostri confronti. Se esce ogni settimana è grazie a voi.
E se donate, compilate il form, vi spedisco anche i gadget, così siamo tutti contenti.
Potete farlo con Satispay, SumUp o Paypal.
Potete partecipare anche usando i link sponsorizzati di Amazon o acquistare la connettività o uno degli altri servizi di Ehiweb, che sponsorizzo con molto piacere da tempo, un gestore di connettività come loro non lo trovate in giro.
Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
E se avete bisogno di un servizio di Hosting, andate da ThridEye, che ospita da anni il sito del podcast, ho fatto la mia scelta e anche qui il livello è altissimo, i contatti sono sul sito.

Circa 2 anni fa ho cambiato i dischi del mio NAS a casa, ho preso su ebay 4 dischi meccanici SATA da 3 pollici e mezzo usati poco da 16TB ciascuno e ho speso poco più di 700€ in totale.
Qualche giorno fa, girovagavo per Amazon alla ricerca di offerte da proporre ai miei followers e mi sono reso conto che i dischi fissi hanno registrato un incremento di prezzo allucinante. Con la stessa cifra, oggi, se trovo 3 dischi da 8TB sono fortunato.
A questo punto mi è venuto in soccorso l’amico Gabriele che non mi ha regalato nessun disco, ma mi ha dato un link, che giro volentieri a voi, con un riassunto di tutti i dischi che potete trovare in vendita su Amazon, in ordine per costo al TB o costo complessivo, nuovi o usati, in Italia o all’estero, in tutto in una comoda tabella e il relativo link diretto per l’acquisto.
Mettetelo nei preferiti che può sempre tornarvi comodo.

Dopo due settimane di nuovo sistema per la community credo sia necessario dare qualche informazione su come si usa Slack, perché se Telegram è usato da molte persone, Slack è più usato dalle aziende e a volte l’utilizzo è meno intuitivo.
Se sapete già come usarlo, andate tranquillamente ai saluti.
Le motivazioni del cambio ve le ho già espresse la puntata scorsa, ripetersi è inutile. Vi confermo che non torno indietro e, forse risulto antipatico, ma non ho chiesto il parere prima di farlo, non torno indietro, non mi è utile il parere altrui adesso. Mi spiace per chi non passerà al nuovo sistema, non ho comunque intenzione di tenerne due attivi.
Slack, nella versione gratis, permette l’accesso ai messaggi degli ultimi 90 giorni, se vi interessa salvare qualcosa, anche i messaggi salvati nella piattaforma, salvateli all’esterno di Slack, se non li volete perdere.
C’è chi lo vede come un problema, per me è una cosa buona, così non si vanno a rivangare cose vecchie o link magari ormai morti, come già successo.
Come funziona, in breve?
Ci si iscrive con il link pilloledib.it/slack, basta la mail e per l’accesso viene fornito un codice di 6 caratteri, niente password, a meno che non vogliate attivare l’autenticazione a due fattori.
Si può usare con app da ogni piattaforma desktop, mobile e web.
Una volta dentro siete automaticamente inseriti in due canali, prima di usare il gruppo, per cortesia andate a guardare il messaggio in “puntine” nel canale benvenuti dove c’è il link a un rapido form da compilare, ma di solito vi scrivo io con un messaggio di benvenuto e il link al form.
Nella barra laterale c’è la voce “aggiungi canali”, lì trovate tutti i canali tematici dove potete iscrivervi o no e, una volta dentro, potete decidere se ricevere notifiche, di che tipo e dove.
C’è un canale riservato ai sostenitori. Se avete fatto una donazione da almeno 60€ vi dà accesso a questo canale per un anno, se siete donatori mensili da almeno 5€ al mese vi dà accesso fino a quando non date disdetta. All’interno di questo canale, come ringraziamento, ci sono contenuti aggiuntivi e una mia presenza più attiva. Se volete farne parte mi mandate un messaggio diretto e vi inserisco.
In ogni canale potete scrivere un messaggio con link e citando delle persone, questo sarà visto da tutti i partecipanti al canale. Al messaggio si potrà reagire con una emoji e si potrà rispondere con l’icona della vignetta. A partire dalla prima risposta si aprirà un thread, che tutti potranno vedere, ma solo le persone che stanno partecipando o solo quelle che avranno attivato le notifiche saranno informati quando il thread verrà aggiornato, solitamente con un pallino sulla campanella. Ci si può iscrivere o disiscrivere dal thread quando si vuole dai 3 puntini verticali in alto a destra.
Con l’icona del segnalibro si possono salvare messaggi che non si vogliono perdere nel marasma di Slack, ma anche questi, dopo 90 giorni non saranno più visibili.
I messaggi sono modificabili entro 24 ore dalla loro scrittura.
C’è un sistema di messaggistica privata, non è crittografata come può essere whatsapp o Signal, usatela con cautela.
Vi lascio nelle note la guida ufficiale di Slack in Italiano

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo Slack e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

#365 – Tecnologia in vacanza 2025

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#365 - Tecnologia in vacanza 2025
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Questo episodio offre una guida aggiornata su come preparare un kit tecnologico da viaggio, coprendo tutto dalla ricarica dei dispositivi ai consigli su accessori utili. Vengono suggeriti articoli come sacchetti per cavibatterie portatilicaricatori multiporta e adattatori per le prese elettriche internazionali, oltre a soluzioni per la connettività all’estero come le eSIM e l’uso delle VPN. Arriva anche un cambiamento nella gestione della community, passando da Telegram a Slack per migliorare l’organizzazione delle discussioni.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Tre anni fa ho fatto una puntata con un elenco delle cose da portarsi in vacanza per non avere difficoltà dal lato tecnologico, che poi finisce che per una batteria scarica o un furto ci si rovina una bella giornata.
In tre anni le cose sono cambiate, ripropongo il kit, ma aggiornato con i tempi che evolvono, magari è di spunto per farvi il vostro zaino prima di partire.
Quest’anno l’ho pianificata presto, spero prima delle vostre vacanze, in modo che possiate organizzarvi.
Come tutte le puntate con una lista di oggetti, potete comprarli tramite i link sponsorizzarli o potete prendere spunto e comprarli dove volete voi. Se li comprate con i link sponsorizzati a me arriva una piccola percentuale e vi ringrazio.

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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 su mastodon.social o pillole dibit su hackyderm.io o via mail a [email protected], trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre. Il metodo migliore però è il gruppo attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, visto che cambiano un po’ di cose, il link lo trovate a fine puntata.

Da anni ormai ho un kit pronto e finito di cavetteria e accessori, lo tengo aggiornato ogni volta che cambio qualche dispositivo e so che quando lo prendo, ho tutto con me, senza andare a cercare tutti i cavetti in giro per casa, che tanto poi lo so che me ne scordo qualcuno.
La ricarica dei dispositivi che ci portiamo in vacanza è importante, per questo è la prima cosa di cui parlo.
Il primo oggetto di questa lista è un sacchettino porta cavi con qualche taschina interna dove potete mettere tutti i vostri cavetti, adattatori e il o i carica batterie. Lo tenete lì, quando partite, che sia un fine settimana, una trasferta, le vacanze lunghe, lo prendete e siete sicuri che c’è tutto e che potete caricare tutto quello che vi serve.
Per tenerli ordinati c’è un solo modo: usare delle fascette di velcro, se no si annodano e non ne venite più fuori. Potete comprare un rotolone di velcro e tagliare secondo necessità, ma io preferisco quelli già tagliati con l’asola, arrotolate e fissate un lato sul cavo, così quando lo slegate la fascetta non vaga per la stanza e non la perdete.
Vi ho parlato di cavi e cavetti in almeno una decina di altre puntate.
Ormai, a tendere, avrete tutti dispositivi che si caricano con l’onnipresente USB-C da ambo i lati, la cosa comoda è che non è più necessario avere mille cavetti diversi, basta prenderne un po’ tutti uguali, tranne i dispositivi con i caricatori particolari, tipo gli smartwatch.
Contate di avere un cavo per ogni dispositivo che avete appresso, più due di scorta.
Uno o due cavetti prendeteli lunghi 2m, che vi tornano comodi se dovete usare il telefono a letto la sera e il caricatore è lontano.
Se avete dispositivi energivori, mi raccomando, controllate che il cavo regga la potenza che vi serve.
Io consiglio di avere comunque un cavo multistandard da avere nel kit e uno piccolo sempre multistandard da tenere nel portachiavi, li fa Rolling Square.
Adesso vi serve un alimentatore Power Delivery.
Il mio consiglio è prendere al massimo un 50W con 4 porte, così che non sia troppo grande, il PC portatile lo caricate con un alimentatore dedicato.
Ne ho provati di un po’ tutte le marche e con Anker, Baseuses e Ugreen andate tranquilli, vi lascio nelle note un link per marca. Cercatene uno che possa caricare tutti i dispositivi importanti in un colpo solo.
Anker è uscita con un carica batterie da meno di 70g per 65W di potenza, perfetto da tenere nel marsupio e da portarsi in giro, vi lascio il link di tutto, non ci preoccupate.
Negli alberghi, ma anche nelle case, manca il punto luce notturno, quello che vi serve di notte per orientarvi quando vi svegliate e siete in un posto sconosciuto.
Io lo preferisco a tenere accesa la luce del comodino, che illumina tutta la stanza.
Esistono dei punti luce perfetti per entrare nelle porte USB, sia ti tipo A, quelle vecchie, che ti tipo C, quelle nuove. Potete attaccarle a una porta libera del vostro caricatore multi porta, a uno dedicato di quelli che non avete buttato via o in una delle porte USB a muro che si trovano negli hotel più moderni, quelle dove tutti vi dicono di non fidarvi a mettere il telefono.
Fanno una luce discreta, non illuminano a giorno tutta la stanza e, se vi svegliate di notte, sapete dove siete.
Passiamo alle batterie, un lungo discorso.
Abbiamo mille dispositivi che funzionano a batteria.
Per ricaricare le batterie ci sono i battery pack, qui la regola è facile, se sono capienti caricano più cose, ma pesano di più. Se sono più potenti caricano le cose più in fretta o si ricaricano più in fretta.
Quali scegliere? dovete decidere voi in base al peso che volete portarvi appresso e a quanta scorta di energia volete avere. Io viaggio con uno grande, ma molto grande nello zaino e uno piccolo e versatile nel marsupio.
Attenzione ai voli aerei, i battery pack non si possono mettere in stiva, portarli in cabina si può, ma non oltre una certa capacità e alcune compagnie aeree vietano di usarli in volo, informatevi prima.
Se avete dispositivi con le batterie sostituibili, come ad esempio le macchine fotografiche o le action cam, è buona regola avere due batterie appresso, se una si scarica a mezza giornata, ecco che c’è la seconda pronta.
Se pianificate di andare in posti molto freddi, meglio tre.
Ricordatevi, al mattino, prima di partire, che siano tutte cariche.
Per caricare tutta questa roba serve una centrale nucleare e, soprattutto se siete all’esterno, servono molte prese.
Ma, ovunque voi andiate non ce ne saranno mai abbastanza.
Io ho risolto in un modo semplice.
Mi porto un solo adattatore di prese internazionali e a questo attacco una ciabatta.
Alla ciabatta collego tutti i caricatori che mi servono.
Per sapere quanto deve essere grande la ciabatta, dovete fare voi il conto di quante cose dovete mettere in carica. fate attenzione che è un oggetto pensate, in valigia incide non poco.
Chiudo l’argomento energetico con una cosa importante, se andate all’estero dovete verificare la tensione a cui opera la rete di alimentazione del posto, ad esempio gli USA non hanno 220V, ma 110. Questa cosa incide su tutti quei dispositivi che funzionano solo a 220-230V e non a 110-250V. Controllate bene cosa vi state portando, per evitare problemi una volta sul posto, soprattutto se sono dispositivi vecchi.
Gli adattatori di presa elettrica adattano solo la forma, non la tensione.
Visto che la puntata è lunga, una piccola pausa, poi continuiamo.

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Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
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Torniamo un attimo all’argomento illuminazione.
Avere un punto luce che illumini può sempre fare comodo, ovunque voi stiate andando. La torcia del telefono può fare al caso vostro, ma non è comoda da tenere in mano e, a volte, potrebbe rubarvi energia che potrebbe servirvi per altri scopi.
Io mi porto appresso sempre una torcia e, non dico sempre, ma ogni tanto mi è tornata davvero utile.
La prima torcia che vi consiglio è piccola, si carica con USB e, tenuta nel portachiavi, è pronta subito quando serve, costa circa 40€, ma se tenete d’occhio le offerte di amazon spesso arriva anche alla metà.
La seconda è più grande, ma è decisamente versatile, cambia forma e tipo di luce, si può usare in molti modi diversi ed è di Hoto.
Cambiamo argomento e parliamo di passaporto.
Innanzitutto se lo dovete rifare per quest’estate, buona fortuna.
Per portarlo in giro è bene avere una custodia che lo preservi da attacchi esterni, come agenti atmosferici e sgualciture. L’anno scorso ho preso una custodia di Spigen che è davvero comoda e protettiva, ve la consiglio moltissimo.
Andando in giro avrete mille cose da tenere sotto controllo, come le valigie, le chiavi, il portafogli e chissà quante altre. A volte, sapere dove sono può tornare molto utile, come ad esempio quando vi perdono la valigia o quando vi spostano l’auto al parcheggio dell’aeroporto e poi non la trovano più.
Se avete iPhone, gli airtag, originali o compatibili, vi salvano. Attenzione che alcune compagnie aeree li hanno vietati nel bagaglio in stiva, forse per coda di paglia.
Avere accesso ad Internet all’estero è comodo, per un sacco di motivi, se volete fare digital detox potete farlo, ma non imponetelo agli altri.
In Europa c’è il roaming, informatevi di quanti GB avete a disposizione e quando scatta il giorno del mese quando fanno reset.
Nel Regno Unito alcuni gestori hanno ancora il roaming attivo, altri no e fanno pagare ogni bit.
Fino a qualche anno fa l’alternativa era comprare una SIM del posto, metterla in una saponetta 3G e da questa condividere la connettività.
Da qualche anno ci sono i servizi di eSIM internazionali, scegliete il Paese, la quantità di dati, installate la eSIM nel telefono, se compatibile ed ecco che siete connessi ovunque voi siate.
Vi lascio il link di un sito che raggruppa molti servizi, io ho usato ultimamente Holafly che ha i piani che si pagano per giornate senza limite di traffico o quasi.
Attenzione che non tutti permettono la condivisione della connessione con altri dispositivi.
Già che parliamo di connettività, serve avere con sé una VPN?
In molti paesi non troppo democratici l’uso delle VPN è sanzionato, non è una cosa saggia usarle.
L’utilizzo di eSIM, che hanno solitamente ragioni sociali a Hong Kong, fanno già uscire da lì il traffico, bypassando di fatto alcuni blocchi che ci sono in alcuni Paesi.
Tutto il traffico che fate è https, se qualcuno si mette in mezzo ve ne accorgete, nessuno può spiarvi.
Se vedete un errore di certificato, allora c’è un problema e non si risolve con una VPN, ma andando via.
L’unica VPN che vi potrebbe servire è quella per collegarvi a casa vostra per vedere come va.
L’unico scopo reale di avere una VPN è quello di voler vedere qualcosa sui servizi di streaming disponibile solo in Italia o di accedere a qualche sito istituzionale italiano bloccato da IP esteri, mi pare che RAI lo faccia.
Se avete comprato il router Giallo, sapete che per condividere la WiFi di un hotel in modo semplice, è il dispositivo perfetto.
Parliamo di foto e video.
Ormai esistono migliaia di dispositivi per riprendere quello che succede in vacanza, talmente tanti che è difficile scegliere cosa portare e poi è un lungo lavoro mettere a posto tutte le riprese e le foto fatte.
Sugli apparecchi ci vorrebbe una puntata a parte per disquisire se il telefono basta, se serve una mirrorless full frame con un 400mm, quale sistema è meglio per fare video.
Ognuno, in base alle passioni, al peso e alle disponibilità, farà le sue scelte.
Vi consiglio due dispositivi e una modalità di gestire le foto.
Uno dei video più interessanti dei posti che si visitano, che sia natura o città è la composizione di molte foto scattate a tempo ravvicinato e poi montate come se fossero un video accelerato. A seconda di come si usa questo espediente si chiama timelapse o hyperlapse.
Se durante questi scatti la camera si muove da un punto a un altro sono ancora più belli.
Per farli c’è un modo solo: avere un gimbal.
O lo si prende integrato, con anche il sensore integrato, spendendo una cifra considerevole, o si prende un manico con 3 assi motorizzati al quale si aggancia il telefono. Si spende molto meno, ma il risultato alla fine è lo stesso.
Per me è stato il cambiamento maggiore nelle riprese fatte in vacanza. Mi metto lì con un cavalletto e mentre mi rilasso lui fa il video, il risultato è spettacolare.
Poi, fa anche video stabilizzati fantastici, ma quelli vengono dopo. Trovate i due prodotti nelle note.
Come gestire le foto, ve l’ho già detto, ma mi ripeto.
Abbiate due supporti di memorizzazione per ogni dispositivo che avete con voi.
Portatevi un PC portatile.
La sera, tutte le sere, scaricate quello che avete immortalato, usando il PC portatile, su un disco esterno, meglio se a stato solido
Se avete tempo fate già anche pulizia delle riprese certamente brutte.
Se avete banda salvate già le foto su un servizio cloud.
Perché in vacanza siete turisti e siete soggetti a furti.
Se vi portano via la macchina fotografica, con fatica, si ricompra.
Le foto fatte sono perse per sempre.
Anche se a 3 giorni dalla fine della vacanza la SD dentro la macchina foto si rompe, ovviamente.
Chiudiamo, che altrimenti qui arriviamo al record delle puntate, con le ultime cose.
Per portare le cose in modo che siano al sicuro e non alla portata di mani leste negli zaini, vi consiglio di andare a farvi un giro sulla sezione slingback, nuovo modo di chiamare i marsupi, di Alpaka. Ci sono forme e dimensioni per ogni gusto e la fattura è davvero buona.
Io distruggo un marsupio all’anno e quello che ho preso un anno fa è ancora come nuovo. In più lo sgancio magnetico è complesso da forzare.
Il cambio, la gestione della valuta e dei contanti all’estero è sempre un problema, ma i tempi sono cambiati e adesso esistono conti e carte multi valuta che permettono di risparmiare non poco e di camminare senza avere i pacchi di banconote in tasca.
Questi non sono annunci finanziari, prima di aprire un conto qualsiasi leggete bene tutte le clausole e ragionateci su.
Io ho usato due conti multi valuta: Revolut e Wise.
Entrambi hanno una carta di debito che si può mettere nei wallet dei telefoni e la relativa carta fisica.
Fate in modo di avere sempre anche la carta fisica attiva.
Potete mettere nei conti degli Euro, con un normale bonifico, con Revolut anche con una transazione direttamente con Apple Pay o Google Pay.
Poi, quando volete voi, potete comprare la valuta del Paese dove state andando avere il conto in doppia valuta. Revolut, ad esempio, ha tariffe migliori in settimana.
A questo punto, nel paese di destinazione pagate con la carta direttamente nella valuta del paese, senza ulteriori costi di cambio.
Gran cosa.
Con la stessa carta, agli ATM, potete prelevare per le spese piccole da fare in contanti.
Chiudo, davvero, con una chicca da pochi soldi per chi va in posti senza bidet, si mette al posto del tappo di una bottiglietta di plastica e una fessura permette, schiacciando la bottiglietta, di avere un getto di acqua comodo per lavarsi, come su un bidet.
Il simpatico nome ve lo faccio scoprire nelle note dell’episodio.

Avevo pensato di non mettere il tip, ma qui vi do due dritte facili e veloci.

Comprare un ebook reader e riempirlo di libri, per voi voraci della lettura costa molto meno che mettere in stiva una valigia piena di libri, ed è pure più comodo da portare in giro.

Usare il telefono come schermo per vedere video o film in condizioni di necessità, tenendolo a mano è improponibile, un cavalletto è meglio, ma lasciarlo da solo mentre vi allontanate per farvi un selfie, è un attimo che vi serve un telefono nuovo, anche un cavalletto nuovo.

Se vi piacciono le foto fatte dal drone, ecco, informatevi prima se potete farlo volare, che ormai sono più i posti dove non si può di quelli dove è possibile.

Oggi niente attualità, ma una specie di puntata nella puntata, già lunga, per annunciare un cambiamento abbastanza grande che sto progettando da un po’ per la gestione della community che chiacchiera e si confronta quotidianamente su Telegram.
Siamo diventati molti in valore assoluto, sicuramente meno se contiamo le utenze attive.
Si parla di un sacco di cose, spesso gli argomenti si mischiano e tenere tutto in una grande massa diventa davvero poco gestibile.
Inoltre non c’è modo di filtrare in modo furbo le notifiche ed è troppo facile passare dal gruppo a un contatto diretto nella vita privata delle persone, ho già litigato per questo con più di un ascoltatore.
Per questo motivo la prima notizia è che il gruppo Telegram verrà chiuso.
Ma, ovviamente, verrà aperto un nuovo spazio dove, chi vorrà, potrà spostarsi con uno sforzo davvero minimo.
La nuova piattaforma, già configurata e pronta è Slack, usata da molte aziende per la comunicazione aziendale.
Rispetto a Telegram ha innegabili vantaggi.
Ha la divisione in canali tematici, così da tenere divisi i discorsi per categoria, ma i limiti degli argomenti resteranno sempre gli stessi, si parla solo di tecnologia o comunque di discorsi afferenti al podcast.
La divisione in canali è fatta molto meglio di quella di Telegram per topic.
Ogni volta che qualcuno scrive un messaggio si può rispondere in un thread e lo si segue, in modo tale da seguire solo gli argomenti che effettivamente interessano. Si può anche decidere di non iscriversi proprio a un certo canale, evitando del tutto certi argomenti.
Ci sarà un canale dedicato agli abbonati da 5€ mensili o più, con contenuti extra e la mia partecipazione più attiva, quindi, fatevi avanti, una volta iscritti.
Le notifiche sono molto più personalizzabili, si può decidere, per ogni canale, se e come essere notificati. Si può anche definire un orario durante il quale le notifiche non arrivano proprio.
Per iscriversi serve una mail e non il proprio numero di telefono, la mail non è resa pubblica ai partecipanti del gruppo, la vedrò solo io come amministratore del gruppo e non la userò per nessuno scopo.
Slack si può usare su mobile, su web o con le app per desktop.
L’unico vero limite è che con la versione gratuita saranno accessibili solo i messaggi degli ultimi 90 giorni.
Ce ne faremo una ragione.
Il piano che ho pianificato è questo:
Il gruppo su Slack è già disponibile per la registrazione al link pilledib.it/slack, come per telegram, una volta fatto accesso è necessaria una presentazione, tramite un form, non viene chiesto nessun dato personale, ma la compilazione è obbligatoria, se non si risponde, l’utente viene bloccato.
Per chi è appena entrato nel gruppo telegram e ha appena fatto la presentazione, abbiate pazienza, sono solo pochi minuti.
Il gruppo su Telegram diventerà di sola lettura da inizio luglio 2025, provvederò a scrivere messaggi di avviso ogni settimana.
Dalla stessa data il permalink pilloledib.it/telegram punterà a Slack.
A fine 2025 il gruppo Telegram sarà cancellato.
Spero abbiate la pazienza di passare a Slack, lo sforzo è davvero minimo, se non vi va, mi spiace, ma la migrazione non è trattabile e tenerne due attivi non è sostenibile.
Ci si legge da quelle parti.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo telegram e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a tra due lunedì per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Lunedì prossimo è festa e, come sempre, se il lunedì è festivo, il podcast non esce.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

#364 – Memorie RAM ECC

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#364 - Memorie RAM ECC
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Ogni calcolatore ha bisogno della veloce memoria ad accesso casuale per il suo funzionamento. Alcuni calcolatori non si possono permettere che ci siano errori di lettura dei dati all’interno di queste memorie, per questo esistono delle memorie che controllano se ci sono errori, se ne accorgono e, con certi limiti, riescono a correggerli

Per leggere lo script fai click su questo testo

Una delle componenti fondamentali di un calcolatore, indispensabile per farlo funzionare, è la memoria RAM.
Questo tipo di memoria contiene tutti i dati necessari ai processi per essere elaborati dal processore, è molto veloce ed è volatile, quando il calcolatore viene spento, il suo contenuto viene perso.
In certi ambiti è anche importante che il suo contenuto sia privo di errori, perché, non sembra, ma confondere uno 0 con un 1 è più facile di quanto si pensi.
Nella puntata di oggi entriamo nei banchi di memoria e nello specifico nelle memorie ECC, a correzione di errore.

Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori
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E le donazioni spot
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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.
Ricordatevi che con ogni richiesta di gadget nella busta troverete anche un kit stampato in 3D per montare un dado, con numero di facce e colori casuali.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 su mastodon.social o pillole dibit su hackyderm.io o via mail a [email protected], trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre. Il metodo migliore però è il gruppo telegram attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, siamo davvero tanti, lo trovate a pilloledib.it/telegram

Prima di parlare di memorie a controllo di errore dobbiamo partire dalle basi, come funziona una memoria RAM e com’è fatta dentro.
Ci sono molti modelli di memorie RAM, oggi ci soffermiamo sulle SDRAM.
Molti acronimi oggi, ci vorrebbe una lavagna, ma nei podcast sono vietate.
RAM sta per Random Access Memory, memoria ad accesso casuale.
Voglio accedere a quell’indirizzo di memoria ed ecco che ho il dato che contiene.
DRAM sta per Dynamic RAM, memoria ad accesso casuale dinamica.
Qui ci soffermiamo un po’ di più, perché ci servirà in seguito.
La memoria deve memorizzare dei bit.
Questi sono memorizzati in parole di 64 bit ciascuna.
Ognuna di queste parole ha un indirizzo.
La dimensione della cella di memoria, come esempio, indica quanti metri quadri sono grandi gli appartamenti in una città, la dimensione degli indirizzi di memoria, quante pagine può avere l’elenco telefonico, più pagine ha, più appartamenti posso avere in quella città.
La combinazione dei due indica la memoria massima indirizzabile da un calcolatore.
Semplificando molto, il processore, con un comando, dice “a questo indirizzo memorizza questi 64 bit”.
I bit sono memorizzati all’interno di una griglia di microscopici condensatori, se memorizzo uno 0 il condensatore è scarico, se memorizzo un 1, il condensatore è carico.
Immaginateli come tanti piccolissimi bicchieri. Se c’è una goccia d’acqua è memorizzato 1, se è vuoto è memorizzato 0.
Questi piccoli bicchieri però sono soggetti a perdita, ogni tanto serve che qualcuno passi a controllare se c’era la goccia d’acqua e ne ripristina il livello.
Questo controllo si chiama refresh e viene fatto circa ogni 64ms.
Quando il processore deve leggere in una cella di memoria chiede “voglio sapere cosa c’è a quell’indirizzo”.
La cella viene letta e il dato restituito.
Qui ci sono altre due cose interessanti.
Questo sempre perché noi accendiamo il computer e cerchiamo Google su Google, ma sotto avvengono attività di una complessità inimmaginabile.
La prima cosa interessante è che l’indirizzo non viene passato per intero, ma a pezzi, ovviamente questo avviene anche in scrittura, si dice multiplexato.
Vi basti sapere che non ci sono 64 pin sul banco di RAM per l’indirizzo.
La seconda cosa interessante, questa lo è molto di più, è che ogni volta che si legge un bit valorizzato a 1, la lettura è distruttiva, il condensatore viene scaricato, è necessario ripristinare la carica subito dopo la lettura.
Un po’ come se per verificare se un boccale di birra è pieno ce lo dobbiamo bere, un volta bevuto, esclamiamo “sì, era pieno” e lo riempiamo di nuovo.
Adesso possiamo arrivare all’acronimo SDRAM la S sta per Synchronous, memoria ad accesso casuale dinamica sincrona. Questo vuol dire che tutto il funzionamento è allineato con la frequenza di clock del sistema su cui è installata.
L’acronimo DDR sta per Double Data Rate, sembra facile, ma non lo è così tanto.
Il clock di ogni sistema elettronico è un’onda quadra che passa da 0 a 1 e poi torna a 0 con una certa frequenza.
Questa frequenza sono i MHz o i GHz che sentite quando leggete le specifiche di un processore, ad esempio.
Il clock sincronizza ogni operazione in un circuito elettronico, ad ogni battito del clock qualcosa cambia di stato.
Quel DDR in una memoria ci dice che riesce a eseguire un’operazione sia quando il clock passa da 0 a 1, sia quando passa da 1 a 0.
Se la frequenza è 3GHz, la memoria fa 6 miliardi di operazioni al secondo invece di 3.
Ed eccoci alla famosa sigla ECC.
Questo acronimo sta per Error Correction Code, Codice per la correzione dell’errore.
Tutta la parte di prima per farvi capire che è molto facile che un bit passi da 1 a 0 in una cella, capita e ha anche un nome, si chiama °bit flip”
Avere un bit che cambia stato in memoria può portare a corruzione di dati che, a cascata, può portare a un glitch in qualche programma, l’arresto anomalo di un programma o un dump completo del sistema, cosa che in certi ambiti non va bene.
È necessario verificare se ci sono degli errori di lettura e, per quanto possibile, correggerli.
Le memorie ECC non funzionano su tutti i calcolatori. Il processore e la scheda madre devono essere predisposti.
Se si usano memorie di questo tipo, il calcolatore deve avere solo memorie ECC, non si possono mischiare memorie ECC con memorie non ECC.
Il banco di memoria ECC lo si riconosce subito, al posto di avere 8 chip per faccia, ne ha 9. O multipli.
C’è un chip in più per il controllo dell’errore.
Ogni parola della memoria è composta da 64bit più 8, che vengono usati, con un particolare algoritmo, per controllare se i 64 bit sono corretti. Arriviamo a 72 bit per parola
La procedura, detta in modo semplice, è questa.
Memorizzo i 64 bit
Uso l’algoritmo di controllo errore per generare gli 8 bit aggiuntivi.
Leggo i 64 bit, con l’algoritmo di controllo errore genero gli 8 bit aggiuntivi e li confronto con gli 8 memorizzati quando ho memorizzato i 64bit.
Se sono uguali è tutto a posto e vado avanti.
Se gli 8 bit di controllo sono diversi, posso usarli per identificare l’errore, che può essere di un solo bit o più di uno e può essere nei 64 bit di dati o negli 8 di controllo.
L’algoritmo di ECC riesce a identificare e correggere l’errore se il bit sbagliato è uno.
Se sono di più avremo un errore di lettura dalla memoria nel sistema, con le relative conseguenze.
Se l’errore viene corretto, questa cosa viene memorizzata in un log.
Quando la quantità degli errori correggibili supera una certa soglia la memoria viene identificata come guasta e va sostituita.
Tutto questo sistema, oltre a pesare sul costo di acquisto della RAM, aumenta i tempi di lettura e scrittura di circa il 2%.

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Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
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Il formato PDF è uno standard da molti anni e da molti anni è la croce di chi ne ha uno e ci deve mettere mano per farci qualche modifica, perché se modificare un documento Word è semplice, modificare un documento PDF è sempre maledettamente difficile.
Ma il tip di oggi vi aiuta, con un dito che vi permette di modificare i PDF in locale senza installare niente.
Aprite il sito breeze PDF, il link è, come al solito, nelle note dell’episodio, ed ecco che avrete a disposizione un edito di PDF, in locale, sui server di Breeze non viene caricato nulla, per poter fare alcune cose interessanti, come togliere pagine, spostare pagine, aggiungere un testo, aggiungere una firma e altre cose molto comode.
Non c’è pubblicità, non serve fare un account.
Aprite il sito, aprite il file PDF e ci lavorate, fine.
Utile da tenere lì a portata di bookmark per quando ne avrete bisogno.

Qualche giorno fa il Sole 24 ore ha titolato, cito “Pirateria, la scure sugli utenti finali: comminate le prime 2.266 multe”.
Poi si va a leggere e si scopre che la multa è pari a 157€.
In ogni azienda normale, in tutto il mondo, quando si fanno dei progetti, si fanno come investimento.
Si spendono dei soldi, si consumano delle energie per avere un ritorno economico.
Evidentemente, chi ha progettato il sistema anti pirateria non ha fatto un business plan.
Lo scopo era chiaro a tutti: ridurre la pirateria e far aumentare gli abbonati pagati ai servizi di streaming ufficiali.
Per fare questo sono state investite centinaia di migliaia di Euro da parte di AGCOM per il sistema di ticketing, centinaia di ore dei Parlamentari per scrivere le leggi, non è gratis, li paghiamo, una non quantificabile quantità di soldi spesi da ogni provider per adattarsi al sistema che chiede il blocco degli indirizzi in automatico entro 30 minuti dalla segnalazione.
Tralascio i danni fatti a tutte le persone, enti o aziende colpite ingiustamente da blocchi fatti in modo un po’ allegro, diciamo. Sono soldi anche quelli.
Se parlate con qualcuno che paga in modo illecito per vedere le partite, vi dirà che non si è accorto di niente, i sistemi pirata per guardare lo sport continuano a funzionare.
Le aziende che vendono il servizio legale non hanno mai detto che hanno mai avuto un incremento notevole di abbonati.
Anzi, il fatto che a un certo punto ci siano state enormi campagne con sconti molto cospicui, fa pensare che di aumenti di abbonati non ce ne siano stati affatto.
I blocchi non funzionano come dovrebbero, direi che l’unica cosa che fanno molto bene è rompere le scatole alla gente che dello sport non interessa nulla, ne abbiamo già parlato fin troppe volte qui dentro.
Allora si passa alla deterrenza, dopo aver obbligato gli operatori a fare da delatori, ecco che arrivano le temute multe.
157€ di multa.
E pare, a leggere da un altro articolo, ve li lascio entrambi nelle note, che le multe siano state comminate solo a fronte di pagamenti tracciabili fatti a determinate carte prepagate riconducibili presumibilmente a proprietari di servizi di IPTV, ma non sono state fatte indagini sui log delle connessioni, sui dispositivi a casa degli indagati, non è stato indicato quali sono le opere protette che sono state violate.
Se la pirateria è male, questa cosa delle multe è molto fumosa.
Per guardare un anno di campionato in regola servono circa 630€
Per guardarlo in modo illegale bastano 100€
Non è deterrente neanche la sanzione, se si viene beccati.
Un po’ come se la multa per divieto di sosta costasse meno della giornata di pagamento della zona blu e, tra l’altro, trovare posto in divieto è anche più facile.
Questo circo dovrebbe essere chiuso, i prezzi dovrebbero essere abbassati, da tutti, a partire dalla Lega Calcio, a prezzi decenti, ed ecco che, come successo con la musica e con i film, quando c’era un solo servizio di streaming, la pirateria crollerebbe da sola, senza guerre costose, ad altissimo tasso tecnologico.
Ma lo sappiamo che c’è un secondo fine, quando vorranno abilitare il vero firewall di stato, allora sarà tutto pronto e collaudato.
Intanto, in Spagna, va anche peggio, per colpa dei blocchi imposti dalla Liga, la settimana scorsa hanno rotto i pagamenti elettronici e bloccano sistematicamente indirizzi di varie CDN, abbattendo migliaia di siti durante le partite.
Tutto questo, sempre, in nome del calcio, sulla pelle della gente che del calcio ne farebbe volentieri a meno.
chiudo questo lungo capitolo dedicato a una delle cose tecnologicamente più buie di questi anni con alcune note pratiche.
Se un servizio ufficiale costa troppo caro, pagare un servizio illegale per usufruirne, anche se, a conti fatti, funziona meglio e costa meno, non si fa. Con i vostri soldi alimentate organizzazioni criminali, che poi li reinvestono in altre cose criminali, in un pessimo circolo virtuoso della criminalità, anche per colpa vostra.
Qualunque sia la cosa o servizio che state comprando, non accettate mai e poi mai come metodo di pagamento una ricarica su una carta ricaricabile, né dal tabaccaio, né con un bonifico. La stessa cosa vale con i servizi di invio denaro.
Se vi beccano perché avete comprato qualcosa di illegale con un sistema tracciato, beh, non si può certo dire che siete degli illuminati.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo telegram e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

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