
La puntata parla delle iniziative per limitare l’accesso ai siti per adulti, in particolare l’introduzione di controlli sull’età avanzati come in Texas e la proposta italiana di AGCOM, che utilizzerebbe identità digitali anonime. Si esaminano i limiti di questi blocchi nazionali, evidenziando come non possano coprire l’intero universo di contenuti online e come gli utenti cercheranno di aggirarli tramite VPN o proxy, esponendosi a rischi di sicurezza e privacy, soprattutto con servizi gratuiti. Il conduttore sostiene che la censura senza educazione è inefficace e sottolinea l’importanza di comprendere come i servizi “gratuiti” vengano realmente finanziati, spesso attraverso la vendita di dati o pubblicità invasive.
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Trigger warning, data la natura della notizia, nella puntata di oggi dovrò parlare di pornografia e dirò qualcosa di sessualità, se la cosa vi dovesse dare fastidio, siete avvisati. Nessun dettaglio scabroso, niente di pruriginoso, resta un podcast per tutti, in ogni caso.
Il piano editoriale di Pillole di Bit è un file con un elenco di argomenti, al fianco dei quali ci sono i link ai documenti con gli script delle puntate. Se va tutto come deve decido gli argomenti, li metto uno sotto l’altro e scrivo le puntate, a volte con qualche settimana di anticipo, per non essere sempre con l’acqua alla gola.
A volte capita che succede qualcosa che richiama la mia attenzione e così è necessario lavorare di taglia e incolla per far stare la nuova puntata al posto di quella che sarebbe dovuta uscire.
È successo con questa, non per spiegare alle persone come si aggira un controllo sull’età per accedere ai siti pornografici, ma per spostare l’attenzione su un’altra cosa, alla quale nessuno pensa che è secondo me ben più pericolosa del guardare un video pornografico.
Un po’ come quando si dice ai ragazzini che fare sesso è peccato, ma non si spiega loro a cosa serve il preservativo, poi tornano in 3 o con le malattie veneree.
Cercare di bypassare un controllo senza stare attenti, seguendo banner e offerte sconvolgenti in giro, si rischia che si torni a casa con il telefono infetto e magari con soldi in meno o dati rubati.
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Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, se preferite i social, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 sull’istanza mastodon.social o pilloledibit sull’istanza hackyderm.io. Non ho altri social.
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Il metodo migliore è iscriversi e usare il gruppo Slack attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, lo trovate a pilloledib.it/slack, mi raccomando, all’ingresso vi sarà chiesto di compilare un rapido modulo per presentarvi e per confermare di aver letto il regolamento, non spaventatevi.
Partiamo da cosa sta succedendo.
In molti posti si sta cercando di limitare l’accesso ai siti pornografici anteponendo loro un controllo sull’età, ma un controllo vero, non una domanda del tipo “sei maggiorenne?”, se si risponde in modo affermativo allora si entra.
Questa cosa è operativa da tempo in Texas, hanno fatto una sperimentazione in Francia, a causa della quale uno dei maggiori network di pornografia ha smesso di funzionare per alcune settimane in quel Paese, c’è una proposta di AGCOM, l’ente che gestisce il Piracy Shield, anche in Italia.
Questo tipo di filtro è tecnologicamente avanzato, diciamo così, e verifica l’età di chi vuole un certo tipo di contenuto in un modo molto stringente, al punto che si può arrivare a pensare che si venga controllati in base a quante volte si accede a siti di questo tipo, quanto si sta, cosa si guarda. Cosa che di solito si vuole che resti nel massimo anonimato, più anonimo di chi scrive insulti alle persone famose sui social.
In Italia la proposta, non ancora attuata, dovrebbe essere di questo tipo.
Si apre un sito di un ente validatore
Si accede con una delle nostre identità digitali, come SPID o CIE
Questo ente rilascia un token anonimo che dice solo “la persona in possesso di questo token è maggiorenne”.
Si apre il sito di contenuti pornografici
Si fa accesso e si valida la maggiore età con questo token. Il token scade e non ha altre informazioni oltre al fatto che valida la maggiore età, non ha nome o altro modo di identificare la persona.
Io lo so che dopo che ho detto SPID e CIE non avete ascoltato più niente e avete pensato una cosa del genere “ma voi siete pazzi”.
Questo è il motivo di tutti i problemi che stanno nascendo per il controllo degli accessi ai siti pornografici.
Si aggiunge, con una notizia di questi giorni, che la Corte Suprema ha validato questo tipo di controllo che ha imposto lo stato del Texas degli Stati Uniti.
Vuol dire che altri Stati potrebbero implementarlo senza problemi.
Si potrebbe discutere molto su tutti questi filtri, limiti e blocchi sulla pornografia, ma qui siamo in un podcast tecnico e parliamo di tecnologia e non di ideologia.
Questo tipo di controllo, al momento, ha due limiti.
Il primo è che è nazionale, ogni Paese ha studiato o sta studiando il suo, non tutti i Paesi ce l’hanno o hanno in mente di applicarlo.
Il secondo è che applicarlo a tutti i contenuti per adulti che ci sono su Internet sarà oltremodo complicato.
Ho chiesto a Gemini che mi ha detto che si stima che i siti per adulti siano diversi milioni e che il traffico generato da questo tipo di contenuti è circa il 25% del traffico globale su Internet.
Non esistono solo i portali più famosi, esistono moltissimi altri siti ed esistono i contenuti per adulti nei risultati dei motori di ricerca e in ogni social Network.
E anche nei gruppi di messaggistica.
Si potrà mettere un filtro sull’accesso ai portali maggiori, quelli che fanno la maggioranza del traffico, ma non si potrà filtrare tutto.
Direi per fortuna, visto che Internet è una rete libera e capillare.
Il problema è che resteranno fuori sicuramente i siti meno controllati, che avranno più traffico di prima, se i portali maggiori sono filtrati.
Meno controllati a livello di sfruttamento delle attrici e degli attori, con tutto quello che ne consegue e meno controllati sulle schifezze che possono arrivare al dispositivo che li apre, che sia mobile o desktop.
Non lo so quanti legislatori hanno pensato a questo problema.
E andare a identificarli e bloccarli tutti, mi pare un’impresa più complessa del Piracy Shield.
Tutto questo contando che un certo tipo di contenuto non sarà di fatto bloccabile, come account per adulti sparsi nei social network, condivisione di materiale in gruppi di chat o ricerche puntuali sui motori di ricerca.
Passiamo al secondo problema.
Se il blocco è nazionale, ormai lo sanno anche i sassi, per aggirarlo basta una VPN o un servizio proxy.
Si esce con un indirizzo IP che non è del Paese che blocca gli accessi ed ecco che abbiamo aggirato lo scoglio.
Qui nascono altre difficoltà.
Il mondo delle VPN è vario, variegato e composto anche da gente pessima.
Le VPN serie hanno un costo annuo e sono poche.
Grazie al Piracy Shield, quella di cui mi fidavo non vende più servizi in Italia.
Ma se io voglio andare su un sito gratuito per 10 minuti, non voglio pagare un abbonamento a un servizio di VPN.
Cercherò una VPN gratuita.
E qui cadiamo male, ancora.
Ho evitato facili allusioni, visto che bravo?
Usare una VPN, come ho detto nelle decine di puntate durante le quali ne ho parlato, prevede che ci si fidi ciecamente del gestore.
Lui vede tutto il traffico che facciamo, magari ha un’app installata sul nostro dispositivo alla quale, quando ha chiesto gli accessi, abbiamo detto sì incondizionatamente, può fare molte cose, come inserire pubblicità, leggere, loggare e rivedere informazioni sul traffico, spiare il dispositivo.
È gratis, abbiamo detto sì ai termini e chissà cosa c’è scritto dentro, nessuno li legge mai.
Questo potrebbe capitare soprattutto sui telefoni dei ragazzini, che si vedono il blocco davanti al sito che volevano aprire e che cercheranno in ogni modo di passare per altre vie.
Lo faranno, ovviamente, senza chiedere e senza informarsi, perché hanno fretta.
Ma vale anche per i meno ragazzini.
Tutto questo, ovviamente non è per insegnarvi ad aggirare un blocco, ma per farvi capire alcuni dettagli che, da quello che ho notato, non sono così chiari.
Il primo è che bloccare senza educare non funziona. Vi ho fatto l’esempio del preservativo a inizio puntata, ma vale per molte altre cose. La gente cercherà di aggirare il blocco nel modo più rapido possibile, rischiando di farsi male.
Il secondo dettaglio è che certi tipi di blocchi, anche se molto onerosi da parte di molti attori, sulla rete Internet, non portano a risultati reali, ci si può spesso girare Intorno, come ad esempio abbiamo visto con il Piracy Shield.
Per avere un risultato efficace dovremmo mettere un firewall di stato come fa la Cina.
Ai Governi piacerebbe, senza dubbio, ma si dovrebbe passare a Stato Autoritario e ancora non ci siamo, almeno per adesso.
Poi si potrebbe dire che in Italia potrebbero farlo e nessuno si lamenterebbe, ma è un discorso che esula da questo podcast.
Il terzo, questo riguarda tutti noi, è sull’utilizzo dei servizi. Quando ci serve un servizio dobbiamo sempre leggere bene cosa fa, cosa stiamo dando loro e, soprattutto se gratis, come lo stiamo realmente pagando.
Alcuni sono gratis davvero, come questo podcast, altri sono sostenuti da sponsor o gentili donatori, ancora come questo podcast, altri usano i dati che forniamo per rivenderli, altri usano la pubblicità, più o meno invasiva, ultimamente, anche a fronte di un abbonamento a pagamento, non è questo podcast.
I peggiori sono quelli che attivano abbonamenti ad insaputa con la disdetta nascosta o che accedono a dati molto personali senza un’effettiva necessità.
Questi ultimi, di solito, puntano sul fatto che sono servizi cercati in fretta, con attivazione rapida, si fa sì su tutto e via, eccoci nella trappola.
Lo slogan “proteggiamo i nostri bambini” porta tutt’altri problemi, più grandi, pervasivi e seri, spesso, senza di fatto proteggere i nostri bambini, che sono svegli e le vie per fare quello che non dovrebbero le trovano lo stesso.
E, spesso, se non adeguatamente educati, si fanno male.
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Di video in video. Dal 2000 ad oggi sono usciti migliaia di film. Il New York Times, con molto impegno immagino, si è messo lì e ha stilato una classifica dei migliori 100 film usciti negli ultimi 25 anni.
Ci sono film favolosi, chicche assolute e una presenza pervasiva di Nolan.
Fateci un giro che magari ci scappa una lista per fare un cineforum estivo seduti comodi sul divano, se sono tra i servizi di streaming ai quali siete abbonati
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